La leucemia linfatica cronica – o dell’anziano - è la più frequente nelle popolazioni adulte occidentali: si stima che in Italia colpisca cinque individui ogni 100.000, con un’incidenza del 33% sul totale delle leucemie diagnosticate. Mentre negli stadi avanzati diventa particolarmente aggressiva e incurabile, ha una fase di 'latenza’ che può essere molto lunga e in alcuni casi durare anni. Proprio su questa interviene lo studio che Gian Luigi Russo, dell’Istituto di scienze dell’alimentazione (Isa) del Cnr di Avellino, sta conducendo in collaborazione con un team di immunologi della Stony Brooks University di New York, volto a individuare nuove terapie farmacologiche per la lotta al tumore basate sull’utilizzo di molecole naturali.
Il programma di ricerca è condotto nell’ambito di una 'Fulbright Research Scholarship’ che ha offerto al ricercatore Cnr la possibilità di lavorare per alcuni mesi a fianco dei colleghi americani del Laboratorio di immunologia diretto da Nicholas Carpino. “Una vecchia conoscenza, dal momento che siamo in contatto dall’epoca del mio post-dottorato di ricerca, per poi ritrovarci quando ho svolto, sempre qui a New York, una borsa Cnr di mobilità breve”, ricorda Russo.
Lo studio è orientato a capire il possibile utilizzo della quercetina, un antiossidante naturale presente in una grande varietà di frutta, come agente terapeutico coadiuvante della chemioterapia nella cura di questo tipo di leucemia. “Le proprietà antitumorali di alcune molecole naturali, come la catechina o la genisteina, sono note”, prosegue il ricercatore dell’Isa-Cnr. “Il nostro studio è orientato in particolare alla quercetina, che è in grado di 'entrare’ nelle cellule leucemiche provocandone la morte, senza danneggiare le cellule normali. Questo ci ha suggerito l’idea di provare a utilizzarla in associazione a farmaci di nuova generazione, in grado di colpire selettivamente il 'bersaglio molecolare’ delle cellule leucemiche”.
Per ora, la ricerca si è concentrata sulla molecola Zap-70, associata alle forme più gravi di leucemia cronica e da tempo oggetto di studi da parte del team di Carpino. “L’unione delle competenze tra le due sponde dell’Oceano sta generando nuovo know-how: in questo risiede il senso più profondo del programma Fulbright. È un’opportunità straordinaria sotto il profilo professionale e umano, spesso poco conosciuta e sfruttata”, aggiunge Russo, che terminerà il suo periodo all’estero a settembre; al suo rientro è previsto l’avvio di una prima sperimentazione su pazienti dell’Ospedale Moscati di Avellino.
“L’obiettivo finale è arrivare alla realizzazione di un farmaco che possa essere somministrato già nelle prime fasi della malattia - per le quali in genere non è prevista terapia - e permettere così di aumentare significativamente il tempo di latenza, il che si traduce nell’aumento dell’aspettativa di vita per i malati”, conclude il ricercatore.
Fonte: Gian Luigi Russo, Istituto di scienza dell'alimentazione, Avellino , email glrusso@isa.cnr.it