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Paesaggi: cosa c'è sotto

di Marco Ferrazzoli
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Martin Pollack descrive nei suoi 'Paesaggi contaminati' un panorama angosciante. In amene località nelle quali il fascino della natura si sposa con l'apparente ordine ideale impartitole dagli uomini, si nascondono le tracce dei peggiori crimini commessi nella storia dell'umanità. Il saggio disegna una sorta di geografia delle fosse comuni, con particolare attenzione all'Europa centro-orientale e al XX secolo: “Luoghi di uccisioni di massa, eseguite però di nascosto”. Il contrasto tra ciò che appare allo sguardo e quanto rimane nascosto sotto di esso, letteralmente e metaforicamente, è terribilmente significativo: “agli occhi dei pianificatori nazisti”, ricorda l'autore, “modellare il paesaggio” e “mettere in ordine le cose” era considerato un “nobile compito dei tedeschi”. Il reportage però, accanto agli stermini operati dai nazisti nei campi di Treblinka e Belzec o in località meno famigerate, ricorda quelli commessi dai sovietici, a partire da Katyn dove, su comando di Stalin, furono massacrate migliaia di militari ma anche intellettuali, insegnanti e poliziotti polacchi.

“Non voglio in nessun modo equiparare i colpevoli”, assicura Pollack, “ogni evento deve essere osservato singolarmente. L'Olocausto è stato un evento a sé” e i crimini commessi da tedeschi e austriaci “non diventano meno orribili, meno mostruosi, se parliamo anche dei massacri a opera dei partigiani comunisti”. L'esperienza diretta, del resto, ha impresso sullo scrittore le stimmate di entrambi gli orrori del secolo breve: da bambino fu evacuato con la famiglia, in quanto figlio e nipote di due nazisti convinti, il padre ricercato e poi ucciso nel 1947 e l'amorevole nonno che lo crebbe. “Se però oggi ripenso a quel periodo, vedo avanti a me soltanto immagini belle e piacevoli” e “sentimenti positivi”, legati proprio al rapporto diretto e immediato con un paesaggio naturale rigoglioso. L'ammonimento che il saggio impartisce a partire da questa dolorosa biografia, pertanto, è particolarmente opportuno: “I paesaggi della natura che ci vengono in mente, quelli apparentemente allo stato originale, non sono altro che chimere, prodotti della nostra immaginazione”, soprattutto per quelli “dei nostri primissimi anni”.

L'elenco, stilato con crudezza da grand guignol, inanella toponimi macabri probabilmente sconosciuti agli italiani come Chwatiw e Lis Na Jewrejach, il bosco “sugli ebrei” (e non degli ebrei). Oppure Kocevski Rog, nell'allora Jugoslavia comunista, dove giacerebbero migliaia di soldati nazionalisti sloveni e ustascia fascisti croati uccisi su istruzione di Tito, che richiamano alla mente le foibe triestine. Si stima che il numero delle fosse comuni superi le 600 nella sola Slovenia e una loro apertura non è prevista, anzi: quando nel 2008 fu rinvenuta nella miniera Huda Jama una montagna di cadaveri, facendo pensare che alcune vittime fossero state murate vive, le esumazioni furono sospese malgrado le proteste. Persino il “bel Danubio blu” è stato usato come fossa comune di bambini ebrei gettati “vivi, alcuni ancora neonati, dalle rocce alte della sponda nel fiume”, e poi paludi e peschiere dove “si seppellivano i cadaveri nel fango” in quantità tali che “i gas che si formavano durante il processo di putrefazione […] facevano sì che gli stagni non gelassero per uno o due anni”.

Pollack scrive animato dal dovere di “sottrarre all'oblio le vittime sconosciute”: obiettivo che, avverte, contrasta con il desiderio di oblio delle popolazioni locali che, ne abbiamo certezza, spesso erano a conoscenza dei fatti. Onestà storica e morale vuole che anche ai morti “sotterrati frettolosamente” in luoghi che oggi paiono bucolici, senza una tomba né un segno, si riservino memoria e rispetto pari a quelli che perirono in località rimaste nella storia, cimiteri e luoghi commemorativi dell'eroismo bellico. Pollack cita Lipsia e i quasi 100.000 caduti della Battaglia delle nazioni del 1813, oggi ricordati da un'opera alta oltre 90 metri e del peso di 300.000 tonnellate, noi potremmo citare il sacrario di Redipuglia.

“Può sembrare morboso ma qualche volta quando guardo il mio frutteto e il bosco subito dietro, penso a che cosa potrebbero nascondere”, conclude.

 

 

titolo: Paesaggi contaminati
categoria: Saggi
autore/i: Pollack Martin 
editore: Keller
pagine: 138
prezzo: € 14.00

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