Salute a tavola: Svanire

Non si mangia più come una volta

Panino
di R. B.

Ritmi di vita tecnologia e marketing cambiano la nostra alimentazione e la nostra tradizione culinaria, fino alla scomparsa di alcuni ingredienti e alimenti tipici. A rischio soprattutto i piatti e prodotti più semplici, come pane e olio Evo. Con effetti negativi anche sulla salute, come sottolinea Concetta Montagnese dell’Istituto di scienze dell’alimentazione del Cnr

 

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Il modo di alimentarsi è molto cambiato rispetto al passato. La frenesia dei ritmi di vita, la tecnologia che ci viene incontro, la maggior attenzione alla sicurezza sono solo alcuni fattori che hanno determinato trasformazioni nella nutrizione, ma anche, più in generale, nel settore dell’alimentazione. “Le profonde modifiche nello stile di vita hanno prodotto sicuramente un miglioramento dei processi di conservazione e del packaging. Dal momento che si acquistano sempre di più alimenti confezionati, è stato necessario ricorrere a tecniche quali il congelamento o altre tecnologie innovative, che rendano disponibili alimenti pronti all’uso per coloro che non riescono a fare la spesa quotidianamente”, spiega Concetta Montagnese dell’Istituto di scienze dell’alimentazione del Cnr. “Diffuso è poi l’utilizzo di piattaforme di food delivery e il servizio di consegne di cibo a domicilio basate sull’uso di app”.

Tutto ciò favorisce la contaminazione con stili culinari diversi, ad esempio con le cucine giapponese e asiatica. Ma questa tendenza può mettere a rischio o addirittura determinare la scomparsa di tradizioni alimentari nostrane? In realtà, più che la voglia di provare ricette e sapori nuovi specie da parte dei più giovani, a incidere nei cambiamenti delle abitudini alimentari è semplicemente la ricerca di soluzioni rapide per comodità. “I pasti più diffusi sono tramezzini, panini, insalate ricchissime di ingredienti diversi e salse, hamburger e hot-dog o pizza con vari condimenti e farciture. Tra i prodotti scelti per preparare i panini troviamo spesso il pane all’olio o al latte, che apporta più calorie e grassi rispetto al pane bianco o integrale, salumi e formaggi, qualche foglia di lattuga o fette di pomodoro per dare colore e maionese per legare il tutto”, continua la ricercatrice. “I più salutisti acquistano le insalatone, proposte come scelte ‘healthy’, ma in realtà particolarmente insidiose perché preparate con ingredienti calorici e ricchi di grassi saturi e sale. Andrebbero preferite quelle con pochi ingredienti, semplici quali verdure e una sola fonte di proteine, e evitate quelle che mescolano tanti gusti: dal wurstel al formaggio, dal prosciutto alle uova, dal tonno al condimento utilizzato per preparare i piatti preconfezionati che generalmente non è extra vergine d’oliva, bensì olio di scarsa qualità”.

Ingredienti per la pasta fatta in casa

Scompaiono, insomma, gli ingredienti e alimenti più semplici. Sostituiti dai prodotti che vengono acquistati e consumati, più spesso da chi non ha voglia o tempo di cucinare. “Le verdure fresche sono state largamente sostituite da contorni precotti o da verdure congelate, già pulite e pronte all’uso. Anche i legumi sono solitamente assunti precotti in barattolo o come zuppe surgelate”, chiarisce Montagnese. “Lo stesso pane viene sostituito da piadine, crostini o gallette di riso. Il latte vaccino fresco è sostituito da quello a lunga conservazione, microfiltrato o UHT (Ultra High Temperature); sempre più si consumano poi alternative a base vegetale, tipo bevande di avena, nocciole o cocco. Alla frutta fresca, da lavare e sbucciare, si preferiscono mousse di frutta o succhi e centrifugati. La carne fresca viene sostituita da insaccati e salumi, pronti all’uso, venduti già porzionati. I dolci e le pizze preparati in casa sono anch’essi rari”.

È il trionfo della cosiddetta "quarta gamma". Queste abitudini alimentari, oltre a causare la scomparsa della nostra tradizione culinaria, paradossalmente così apprezzata in tutto il mondo, hanno anche effetti negativi sul nostro benessere fisico, come sottolinea l’esperta del Cnr: “Esiste un’associazione diretta tra consumo elevato di cibi di scarsa qualità nutrizionale e rischio di obesità, di malattie cardiovascolari e croniche. Non vogliamo demonizzare totalmente il cibo trasformato, ma bisogna considerare la sua composizione nutrizionale e la quantità che se ne assume. Quindi, una dieta caratterizzata principalmente da un consumo di alimenti ultraprocessati non è sana, mentre nell’ambito di un’alimentazione corretta ed equilibrata, basata sulla Dieta mediterranea, l’assunzione occasionale di alimenti trasformati può costituire un’alternativa pratica e utile”.

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