Salute a tavola: Piano piano

Lo slow food fa bene all’uomo e al Pianeta

Fast food
di R. B.

Questo modello nutritivo, fondato da Carlo Petrini nel 1986, si contrappone al fast food e promuove stili di vita adeguati ai ritmi naturali, ma anche scelte alimentari che favoriscono il nostro benessere, incoraggiando il consumo di verdura, frutta, cereali integrali e proteine vegetali, riducendo quello di carne e di snack confezionati, come spiega Concetta Montagnese dell’Istituto di scienze dell’alimentazione del Cnr

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La velocità richiesta dalla vita moderna, in cui il tempo a disposizione per attività che non siano di lavoro è minimo, ha apportato numerosi cambiamenti nella società, con ripercussioni anche nel campo alimentare, portandoci a consumare sempre più spesso il cosiddetto “fast food”, letteralmente “cibo veloce”. Si tratta di un modello alimentare nato negli Stati Uniti negli anni ’50 e diffusosi poi in tutto il mondo perché in linea con i ritmi frenetici della società moderna. Il fast food è costituito da pasti veloci, già pronti, serviti in confezioni da asporto, che per essere mangiati non richiedono lunghe preparazioni: basta, nella maggior parte dei casi, semplicemente scaldarli.

Con il passare degli anni, però, a questo modello alimentare si è contrapposto quello “slow food”, proposto dal movimento culturale fondato da Carlo Petrini nel 1986, in seguito all’apertura del primo McDonald’s a Roma. L’anno seguente il gruppo di attivisti di slow food sottoscrive il “Manifesto di slow food”, pubblicato sulla rivista “Gambero Rosso” e presentato due anni dopo a Parigi.

“II concetto di slow food consiste in una filosofia di pensiero che difende il piacere di uno stile di vita che si adegua ai ritmi naturali - quindi lento e non frenetico -, e si pone come obiettivo la promozione del diritto a vivere il pasto innanzitutto come un piacere, del mangiare sano e della cucina tradizionale”, spiega Concetta Montagnese dell’Istituto di scienze dell’alimentazione (Isa) del Cnr. “La sua missione è prendersi cura della biodiversità, dei diritti dei popoli alla sovranità alimentare e della salute dei viventi attraverso il cibo. Il suo motto - buono, pulito e giusto - definisce le caratteristiche che deve avere il cibo: buono richiama le caratteristiche organolettiche del cibo, la salubrità e l’identità degli alimenti; pulito si riferisce alle tecniche di produzione che devono essere sostenibili per l'ambiente; giusto riguarda invece il prezzo, che deve tutelare sia i produttori che i consumatori, includendo anche i diritti dei lavoratori”.

Partendo dall’Italia, questo movimento, che ha come simbolo una lumaca, animale con un’andatura lenta ma allo stesso tempo sostenuta, si è diffuso in tutto il mondo e ha nei vari continenti circa 700 presidi che favoriscono l'incontro tra consumatori e produttori e che sono costituiti da realtà che hanno deciso di coltivare o allevare specie a rischio di estinzione, rappresentando l’identità di un territorio e la sua tradizione attraverso le tecniche di produzioni locali. “Mentre il modello fast food ha come unico valore il profitto e considera il cibo come semplice merce che non ha legami con la cultura e il territorio, slow food propone una cultura gastronomica e il ritorno a un'alimentazione tradizionale e a uno stile di vita calmo, riconsegnando alla tavola il gusto e il piacere del cibo buono, pulito e giusto. La proposta dello slow food è di riscoprire la dimensione del piacere legato al consumo del cibo, alla convivialità, e di diffondere un legame con le tradizioni e, quindi, anche tra produttori e consumatori, opponendosi agli acquisti proposti dalla grande distribuzione”, continua la ricercatrice.

Legumi

Uno dei pilastri del modello slow food è la biodiversità. “Slow food promuove modelli di allevamento e agricoltura, produzione e consumo in armonia con l’ambiente. Le scelte alimentari quotidiane hanno infatti sicuramente un impatto sulla nostra salute, ma lo hanno anche sulla salute del Pianeta”, sottolinea Montagnese.

Cosa fare allora per compiere scelte alimentari che ci permettano di aderire al modello slow food? “Il pensiero slow food è un modello di vita alternativo alla fast life e propone una rivoluzione che parte dal cibo per allargarsi poi a tutti gli aspetti della vita. Per abbracciarlo, dobbiamo preferire cibi locali, prodotti nel rispetto dell'ambiente, quali ad esempio i prodotti a km zero (che supportano i piccoli produttori portatori della cultura e dell'identità di un territorio). Quando si fa la spesa, si dovrebbe inoltre acquistare solo il cibo che serve realmente e preferire i prodotti sfusi o con packaging riciclabili per ridurre i rifiuti e lo spreco alimentare”, chiarisce l’esperta del Cnr-Isa.

Il modello slow food è consigliato anche per il nostro benessere, seguire un’alimentazione buona, pulita e giusta ci permette infatti di introdurre tutti i principi nutritivi di cui necessitiamo per mantenere un buono stato di salute, come spiega Montagnese: “Il modello slow food promuove il consumo giornaliero di verdura, frutta e di cereali integrali (fonte di carboidrati) e la riduzione di carne, preferendo fonti proteiche alternative, quali legumi, pesce, uova e formaggi. È importante seguire la varietà e la stagionalità nella scelta di frutta e verdura, prediligendo i prodotti locali per ridurre l'impatto ambientale e salvaguardare i piccoli produttori. Occorre poi limitare il consumo di carne (a 500g alla settimana), essendo questa una scelta salutare sia per l’uomo che per l’ambiente. Inoltre, sono da preferire le carni fresche provenienti da razze locali e da allevatori che praticano un allevamento sostenibile e rispettoso del benessere animale. Allo stesso modo, va evitato il pesce proveniente da allevamenti intensivi e vanno privilegiate le specie che non sono a rischio di estinzione. Quando si consuma il formaggio, va scelto quello ottenuto da latte crudo e quello artigianale, quando possibile acquistato direttamente dai produttori, per sostenere l'economia locale. È consigliato anche il consumo di uova di galline di razze locali, allevate all'aperto e biologiche. Mangiare slow vuol dire anche ridurre il consumo di snack confezionati, di zucchero e di sale. Tra i condimenti, è da preferire invece l’olio extravergine di oliva ottenuto da estrazione a freddo e da coltivazioni sostenibili. Infine, è importante mantenersi bene idratati bevendo 1,5-2 litri di acqua al giorno e limitando il consumo di succhi di frutta e bevande zuccherate. L'acqua da preferire è quella del rubinetto - salvo controindicazioni specifiche - e proveniente da erogatori pubblici o, in alternativa, imbottigliata in vetro, meglio se a rendere”.

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