Cinema

Se andare a scuola è un’avventura Condividi

Una scena del film Vado a scuola
di Rita Bugliosi

Jackson è keniota, Zahira vive nella Imil Valley In Marocco, Samuel è del sud Madurai, in India, e Carlito, argentino, risiede nel cuore della Cordigliera delle Ande. I quattro studenti sono i giovani protagonisti di 'Vado a scuola’, del francese Pascal Plisson

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Jackson è keniota, Zahira vive nella Imil Valley In Marocco, Samuel è del sud Madurai, in India, e Carlito, argentino, risiede nel cuore della Cordigliera delle Ande. I quattro studenti sono i giovani protagonisti di 'Vado a scuola’, del francese Pascal Plisson; ognuno di loro ha la sua storia, la sua famiglia e la sua vita, ma un elemento li accumuna: tutti devono percorrere un tragitto lungo e accidentato per raggiungere la propria classe.

Jackson, che porta con sé la sorellina Laila, si avventura nelle foreste e attraversa le distese della savana con il rischio di imbattersi in animali feroci; Zahira percorre ogni lunedì, con due amiche, tre ore di cammino superando montagne e fiumi; Samuel, colpito dalla poliomelite, è spinto su un’improvvisata sedia a rotelle dai fratelli minori Gabriel ed Emmanuel, che lo trascinano faticosamente per più di un’ora; Carlito compie il tragitto a cavallo con la sorella Micaela e ogni giorno è un’avventura.

Le loro origini sono umili, i loro genitori non hanno studiato, ma i quattro eroi-bambini sono consapevoli che il loro futuro dipende dall’istruzione scolastica e per acquisirla affrontano pericolo, fatica e tanti chilometri con serenità e fiducia. E hanno le idee chiare: Jackson vuole vincere una borsa di studio e fare il pilota; Zahira desidera diventare una donna poliziotto; Samuel aspira a fare il medico per curare chi come lui ha problemi di salute; Carlito si vede veterinario, attivo nella sua terra, tra la sua gente.

Una scena del film Vado a scuola

Le condizioni in cui si spostano i quattro studenti nella pellicola sono impensabili per i loro coetanei che vivono in Italia, dove il percorso per raggiungere la scuola non è, nella maggior parte dei casi, affatto arduo e, in più, ad accompagnare gli scolari sono spesso i genitori. A rivelarlo è l’indagine 'Children’s Independent Mobility in Italy – La mobilità autonoma come aspetto critico dello sviluppo dei bambini e della qualità della vita’, promossa dal Policy Studies Institute di Londra, alla quale ha partecipato per l’Italia l’Istituto di scienze e tecnologie della cognizione (Istc) del Cnr di Roma.

“La mobilità autonoma dei bambini è uno degli aspetti che ha risentito maggiormente della grande trasformazione dell’ambiente urbano, mentre ha una importanza enorme per il loro sviluppo e benessere. L’autonomia di spostamento dei bambini italiani, già molto limitata, si è ulteriormente ridotta negli ultimi anni: dall’11% nel 2002 al 7% nel 2010”, spiega Daniela Renzi dell’Istc-Cnr, tra gli autori della ricerca.

I dati sulla presenza di adulti che accompagnano i bambini a scuola evidenziano differenze eclatanti non solo tra l’Italia e i paesi d’origine dei piccoli raccontati nel documentario di Plisson, ma anche con altri stati europei, quali Gran Bretagna e Germania. “I bambini inglesi e tedeschi vanno a scuola da soli molto di più di quelli italiani, che sono autonomi solo per il 5%, gli inglesi per il 12% e i tedeschi per il 28%; questo dato si ridimensiona per i ragazzi della secondaria: vanno a scuola da soli il 18% dei ragazzi italiani, il 24% dei tedeschi e il 29% degli inglesi”, prosegue Renzi.

E se i protagonisti del film si muovono a piedi o al massimo dispongono di un cavallo, i bambini italiani svolgono il percorso casa–scuola–casa in prevalenza in automobile e in percentuale maggiore rispetto ai loro coetanei inglesi e tedeschi. “Dalle risposte emerge nel nostro Paese un uso dell’auto doppio rispetto agli altri due stati: vanno in automobile il 68% dei bambini italiani contro il 32% di quelli inglesi e il 30% dei tedeschi; la differenza è ancora più eclatante se si considerano i dati della secondaria: 58% in Italia, 16% in Inghilterra, 14% in Germania”, aggiunge la ricercatrice dell’Istc-Cnr.

Mentre poi nel lungometraggio francese Zahira si sposta da sola, come i coetanei maschi, in Italia non è così. “Da noi i maschi sono più autonomi delle femmine indipendentemente dall’età. Inoltre, se per la scuola secondaria in Italia permangono le differenze a favore dei maschi, i dati più eclatanti sono relativi al permesso di andare in luoghi diversi dalla scuola (43% per i maschi e 27% per le femmine) e di uscire con il buio (24% per i maschi e 12% per le femmine)”, conclude Renzi.

Realizzato con il sostegno dell’Unesco e di Aide et Action, un’organizzazione internazionale che lavora per l’istruzione, 'Vado a scuola’ non si è servito di attori, ciascun protagonista ha interpretato se stesso e anche se, come dichiara il regista “i bambini non avevano mai visto una macchina fotografica o una troupe cinematografica” il risultato è un prodotto coinvolgente, che mostra situazioni e paesaggi per noi inconsueti, ma ricchi di fascino. Un film che trasmette un messaggio positivo e importante.

La scheda

Titolo: Vado a scuola

Regia: Pascal Plisson

Cast: Jackson Saikong, Samuel J. Esther, Zahira Badi, Carlito Janez

Distribuzione in Italia: Academy Two