Faccia a faccia: Natale

Le acciughe si uniscano contro i pescecani

Michelangelo Balestrieri
di M. F.

I cittadini onesti prendano esempio dall’acciuga, dice il creatore del Museo di Bagheria dedicato a questo pesce azzurro. Intervistiamo Michelangelo Balestrieri, fantasioso imprenditore, pescatore, commerciante e poeta, che nel suo spazio educa i bambini alla legalità

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La visita del Museo dell’acciuga di Bagheria avviene nel corso della missione conclusiva del Progetto bilaterale Cnr-Jsps sui “siti cavati”, una straordinaria risorsa dell’entroterra e del territorio siciliano che la ricercatrice Roberta Varriale dell’Istituto di studi sul Mediterraneo (Ism) studia quale potenziale volano di un turismo culturale destagionalizzato e fuori dagli itinerari più battuti. In tal senso, il Museo potrebbe apparire solo come un’apprezzabile attrattiva, mentre è molto di più; così come il suo ideatore Michelangelo Balestrieri è ben altro che un pur fantasioso imprenditore della trasformazione di questo straordinario pesce azzurro. La storia comincia nel momento in cui il pescatore, commerciante e poeta decide di dedicare lo spazio della prima sede dell’azienda di famiglia a un centro che, assieme all’acciuga, promuova presso i bambini il principio fondamentale della legalità.

Michelangelo accoglie i ricercatori, italiani e giapponesi, cantando “Sapore di sale”. E spiega: “Il museo nasce per desiderio, mio e di mio fratello Girolamo, di conservare quest’antica arte, la salatura del pesce, e di raccontarne la storia. Un’arte che i siciliani emigrati dal 1861 nei Paesi Baschi, a San Sebastiano, andarono a insegnare agli spagnoli. Quando abbiamo trasferito gli impianti, abbiamo creato il museo per far venire qui in visita i bambini di Bagheria e siciliani, anche se ormai vengono a visitarci da tutto il mondo. E non solo bambini ma anche adulti, tra cui personaggi importanti come attori, politici, esponenti della cultura e giornalisti come voi”.

I musei aziendali sono una realtà diffusa, che serve a coniugare economia e cultura, divulgazione. È questo il vostro obiettivo?

La divulgazione delle nostre antiche conoscenze è una cosa bella e importante, ci piace raccontare la Sicilia attraverso i sacrifici dei pescatori, perché ai pescatori, come ai contadini, non ha mai pensato nessuno. E quindi aprire un Museo dell’acciuga, così come un museo della civiltà contadina, significa rispettare i sacrifici e le tradizioni di questi antichi mestieri. Il Museo è come una poesia. Io scrivo poesie e credo che non servano a mettere in evidenza il proprio ego, a vincere coppe e trofei, ma a trasmettere emozioni e a scuotere le coscienze. Questo museo nasce così, per emozionare ed emozionarci.

Perché ai bambini in particolare? E che c’entrano le coscienze con le acciughe?

Inizialmente questo museo nasce per custodire gli strumenti tradizionali della lavorazione del pesce e le antiche latte delle industrie siciliane. Man mano abbiamo però creato dei percorsi esperienziali, stanza dopo stanza, grazie alle storie che ci hanno lasciato i bambini a cui abbiamo raccontato le storie dei pescatori. Qui i visitatori diventano attori, provano direttamente come si sala il pesce, e così si rivive assieme l'antica storia della tradizione marinara siciliana. Poi, dato che questo racconto si dimostrava in grado di lanciare un bel messaggio ai ragazzi, abbiamo pensato di utilizzarlo anche per raccontare altro: la legalità.

Museo delle acciughe

Su cui lei si è impegnato in prima persona, come testimone del “no al pizzo”.

Il 28 luglio 2015 sono venuti “quelli” a chiedermi il pizzo e a farlo era un mio vecchio compagno di banco, che era stato autista di Giovanni Falcone. Io lo aspettavo da 42 anni, volevo che ci facessimo le fotografie assieme per mostrarle a mio figlio. Ma lui aveva cambiato lato. Era passato con i mafiosi, da poliziotto era diventato uno di loro. Io non lo sapevo e l'ho denunciato. Questo è un museo che racconta l'amore per la Sicilia, non possiamo esimerci dal denunciare.

Un obbligo morale che però richiede molto coraggio.

La denuncia non deve essere sentito come un obbligo, ma un dovere verso noi stessi e verso i nostri figli, perché fino a quando non sentiremo come nostri anche i figli degli altri il mondo non cambierà mai. Con i soldi del pizzo i mafiosi comprano la droga e le armi con cui uccidono i nostri figli quando incontriamo i bambini dobbiamo spiegarglielo. Qui gli dicono che la mafia è una cosa buona. Invece noi gli spieghiamo che è una cosa brutta. Che i mafiosi non servono a niente.

Detto così sembra facile, ma come riuscire a convincerli, a contrastare i messaggi devianti?

Con le acciughe. Gli spieghiamo che nel mare ci sono le acciughe e ci sono i pescecani, ma se le acciughe si uniscono i pescecani scappano. Gli spieghiamo che se una terra è bella la si ama, e che quando si ama una terra la si difende e la si rispetta.

La piazza del museo è dedicata a Filippo Salvi, chi era?

Il maresciallo dei Ros dei carabinieri che il 12 luglio 2007 morì mentre stava per catturare Matteo Messina Denaro, un ragazzo che è venuto da Botta di Sedrina in provincia di Bergamo a morire qui, per liberare noi dalla mafia. Era giusto che gli dedicassimo una piazza. L’abbiamo fatto e dopo un anno anche Bergamo gliene ha dedicata una. Chi viene al Museo dell’acciuga, dopo la visita, esce fuori e vede la Sicilia in un altro modo, vede l'amore della Sicilia, per la Sicilia. Quando i bambini arrivano qui, quando i visitatori arrivano qui, capiscono e conoscono la vera Sicilia attraverso il sorriso, attraverso la pittura, attraverso la poesia.

Che c’entra la poesia, con l’acciuga o la mafia?

La poesia è una lingua e noi siciliani siamo proiettati nel mondo con una lingua che non è la nostra. Ci fanno parlare con una lingua ci offende, quella che usano i film sulla mafia. Noi siciliani non parliamo così.

Qui nella piazza c’è un'elica, cosa rappresenta?

Questa è l’elica del Lupo di San Francesco. Il Lupo di San Francesco era un peschereccio usato dai mafiosi che facevano finta di pescare, per andare a prendere le bombe lanciate dagli americani nel golfo di Palermo e rimaste in mare. Di quel peschereccio rimase solo l'elica e l'abbiamo portata qui. Con il Lupo di San Francesco i mafiosi hanno recuperato anche l'esplosivo degli attentati più terribili, quelli ai giudici Falcone e Borsellino, quelli di Roma e Firenze. Ora questa elica che per tanto tempo è girata a favore della mafia, grazie alla coscienza dei siciliani, soprattutto dei bambini, gira al contrario. E siamo sulla rotta giusta.

Per saperne di più: https://www.cnrweb.tv/un-museo-che-scuote-le-coscienze/