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Il miracolo della metamorfosi

Copertina del volume Metamorfosi
di Gaetano Massimo Macrì

La vita scevra di tutte le fattispecie si mostra per quello che è: “una immensa impresa di riciclaggio delle vite che l’hanno preceduta. Nulla di ciò che ci abita è nuovo. Tutto proviene da altri corpi, da altri luoghi, da altri tempi”, spiega Emanuele Coccia in “Metamorfosi” (Einaudi), un libro che indica la verità di “un’unica sola vita”, che muta secondo una logica diversa, spiazzandoci

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Tendiamo a interpretare il mondo con una visione antropomorfa che ci impedisce, forse, di comprendere il reale stato delle cose. Il saggio di Emanuele Coccia, “Metamorfosi” (Einaudi), intende svelare che quanto accade a tutti gli esseri viventi - dagli alberi, agli animali, agli streptococchi - non ruota attorno a noi. La lettura  porta a una consapevolezza anche brutale, che non ci sia nulla di speciale nelle nostre vite. La vita è una soltanto, che scorre mutando forma, da un essere all’altro. La metamorfosi consente a due corpi, estranei, di garantire il passaggio di vita. Più corpi, una sola vita. Se radunassimo insieme tutti i viventi, di ogni specie e di ogni tempo, passato, presente e futuro, sarebbero “la medesima vita che si trasmette da corpo a corpo”.

Con un colpo solo vengono abbattuti i sistemi di credenze con cui ci sosteniamo da secoli. Guardiamo al passato come a un luogo custode di tradizioni in cui riporre radici e al futuro con un guizzo di speranza, pensando a cosa accadrà. Invece la vita - passata, presente e futura - è più semplice, è quel continuo mutamento, che segue una sola direzione. È questo che ci unisce, come se fossimo, insieme con le altre specie, “carne della stessa carne”.

In queste pagine si assapora il senso vero e ultimo delle cose, frutto di una osservazione dall’alto, su come vanno i fatti nel cosmo. Morale: non siamo mai, qui e ora, solo noi stessi. Questo è vero già dalla nascita, quando portiamo in grembo l’essenza (e il sangue) di qualcun altro, il suo Dna. Mentre alla morte, il nostro cadavere costituirà il pasto necessario per altre vite e altri esseri. Un ragionamento che, portato agli estremi, indica che “non c’è contrapposizione tra il vivente e il non vivente. Non solo ogni essere è in un rapporto di continuità con il non vivente, ma ne è il prolungamento”. In questa visione si ripropone in chiave razionale il mito della reincarnazione o della resurrezione della carne.

Questo schema metamorfizzante vale per l’individuo, la specie, il pianeta. Apparteniamo, siamo la Terra. All’interno di questo puzzle cosmico, “essere nati significa essere fatti della stessa materia di cui sono fatte tutte le cose di fronte a noi”. Per quanto possa sembrare crudo a tratti, il messaggio tra le righe è chiaro: il mondo senza individualismi, preso nella sua essenza, è un organismo unico che si muove secondo un perenne divenire, garantito dalla metamorfosi. Qualsiasi altro tipo di movimento che sperimentiamo ogni giorno è pura illusione. Spostarsi di abitazione o cambiare stato sociale, ad esempio, rappresentano sempre una stessa vita che semplicemente migra, muta in un altro ambiente. “Gli spostamenti sono febbrili, ma tutti i partecipanti restano quel che erano”. Neanche la globalizzazione ha mantenuto le sue promesse, di offrirci una mobilità mai vista prima, “ma si è rivelata una variazione su scala mondiale del gioco dell’oca”. Le stesse città in cui viviamo, sono un ambiente in cui, per ovvia necessità, ogni specie entra in relazione con le altre, di altri regni. Si pensi all’allevamento animale, all’agricoltura, necessari per vivere. Essi generano numerose e continue metamorfosi, vita che muore per alimentare altre vite. Non esiste, dunque, un ambiente naturale puro. Lo dimostra il primo momento in cui veniamo alla nascita. Per vivere abbiamo bisogno di respirare. Il respiro è il primo contatto che ci collega col mondo, ma l’aria è il sottoprodotto del mondo vegetale.

In conclusione, che fare di fronte a queste verità profonde? Paradossalmente issare più in alto la bandiera dell’antropomorfismo, che ci consente di “mescolarci con altre forme di vita e di ritrovarle in ogni nostro gesto”. La vita è quel che ci attraversa dentro, non quello che ci circonda. Questo ridimensiona anche la visione del futuro, che non riserverà nulla di grande, come spesso immaginiamo, ma al contrario sarà visibile persino in un granello di materia che respiriamo. “La nostra carne non smetterà mai di cambiare. Dobbiamo ammalarci, ammalarci gravemente. E non aver paura di morire. Noi siamo il futuro. Viviamo in fretta. Moriamo spesso”. È il miracolo della metamorfosi.

 

Titolo: ​​​Metamorfosi
Categoria: Saggi
Autore: Emanuele Coccia
Editore: Einaudi
Pagine: 192
Prezzo: 17,00

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