Verso l'infinito e oltre!
Massimo Dapporto noto attore e doppiatore, ha interpretato i ruoli più diversi: da Falcone sul piccolo schermo alla voce dello Spaceranger giocattolo Buzz Lightyear nella serie di film Disney 'Toy Story'
Massimo Dapporto, figlio del noto attore Carlo, si forma come attore di teatro, approdando ben presto al cinema e alla televisione. È stato Don Marco in 'Un prete tra noi' e nello spinoff 'Casa famiglia', il volto del giudice Giovanni Falcone nel film-tv di Rai1 'Giovanni Falcone, l'uomo che sfidò Cosa Nostra'. Presto tornerà anche a interpretare la voce di Buzz Lightyear, coprotagonista della fortunata serie di film Disney 'Toy Story'.
Cinema, televisione, teatro e doppiaggio. Con quale si trova maggiormente a suo agio?
Il teatro mi dà tante emozioni e soddisfazioni, anche se devo ammettere che è grazie alla popolarità che mi hanno dato cinema e televisione se riesco a dedicarmici tranquillamente.
Anche suo padre era attore, questo ha influito sulla sua scelta professionale?
Forse inconsciamente sì, ma non ho mai pensato concretamente di fare l'attore fino a quando non mi sono iscritto a Scienze politiche all'università e mi sono reso conto che avrei solo perso degli anni. Non avevo la passione dello studio, anche al liceo non andavo bene a scuola. Un giorno lessi sul giornale del concorso d'ammissione per l'Accademia nazionale di arte drammatica Silvio d'Amico, mi iscrissi e frequentai per un anno, poi iniziai subito a fare dei provini e a lavorare.
In diverse occasioni ha avuto modo di lavorare con i suoi familiari: con suo padre nel 1987 ne 'La famiglia' di Ettore Scola, poi è stato diretto da suo figlio Davide in 'Distretto di polizia'.
Forse posso vantarmi di essere l'unico figlio d'arte ad aver fatto lavorare il padre e non l'opposto. Il mio personaggio nel film di Scola cresceva dai 30 agli 80 anni e il trucco poteva supportarmi solo fino ai 50-55, ma oltre non ero credibile perché ero affiancato da Gassman, realmente anziano. Ci fu la necessità di sostituirmi e, siccome somiglio molto a mio padre, mi permisi di proporlo. Con mio figlio è stato un rapporto professionale, non mi sono mai permesso di fare appunti o commenti sul suo lavoro, mi sono mantenuto nel ruolo dell'attore che segue i dettami del regista.
Per un periodo ha anche pensato di fare il giornalista. Ha mai pensato di trattare di informazione scientifica?
Scrivere era l'unica cosa che facevo bene a scuola, mi sarebbe piaciuto occuparmi di cronaca. Probabilmente mi sarei occupato di scienza solo con notizie interessanti o curiose, così da potermi informare e scrivere un pezzo più divulgativo che specialistico, qualcosa che potesse unire la mia voglia di scrivere alla ricerca scientifica.
Ha interpretato ruoli diversi, spesso personaggi storici realmente esistiti: l'imprenditore Guido Borghi, il brigante Carmine Crocco, recentemente Buitoni in 'Luisa Spagnoli'. Che tipo di preparazione affronta usualmente?
Mi informo, leggendo articoli o, quando possibile, parlando con persone a stretto contatto con il soggetto in questione. Per Borghi, per esempio, ho visto foto, vecchi filmati e ho parlato con una persona che ha scritto molto su di lui e mi ha informato sul suo carattere. Per Buitoni invece è stato più complesso perché non c'erano documentazioni e mi sono basato esclusivamente su una sua fotografia dei primi del Novecento. A partire da quella ho immaginato come potesse essere il suo carattere, poi ho messo del mio. Ovviamente è più facile con personaggi che non hanno riferimenti precisi, ma sono di fantasia.
Quando ha interpretato il giudice Falcone?
Innanzitutto ho letto articoli di giornale e ho intervistato colleghi di Giovanni Falcone che mi hanno aiutato moltissimo. Ho preso i filmati delle interviste di Falcone, alcune fornitemi da Maurizio Costanzo, ho cercato di studiare la persona, ho letto le cronache. Mi ha aiutato molto anche Giuseppe Ayala, suo grande amico e collega, e Achille Serra, prefetto di Roma in quel periodo. Sono andato a trovare le due sorelle, un incontro emozionante perché mi sono presentato già vestito e truccato e sono rimaste impressionate dalla somiglianza.
Tra i personaggi fittizi e quelli storici, quale preferisce?
Sicuramente quelli storici perché sono più complessi. I fittizi sono semplici perché bisogna solo immaginare se stessi in quel ruolo, capire cosa si avrebbe fatto se si fosse stati un determinato tipo di persona. Il personaggio storico invece è oggettivo, richiede una preparazione maggiore, più intensa e completa.
Le manca solo di interpretare uno scienziato. Se potesse, chi sceglierebbe?
Einstein, senza dubbio, adesso ho anche i capelli lunghi come lui! Mi piacerebbe moltissimo, sebbene sia già stato fatto un lavoro per la televisione.
A proposito di scienza, anche se fantasiosa e fittizia, ha doppiato qualcuno che è stato tra le stelle: Buzz Lightyear in 'Toy Story'.
È stato come coronare un sogno da ragazzo. Tutti abbiamo avuto a che fare con la Disney: i giornalini, i film… Vincere il provino e ricevere la risposta dall'America è stato meraviglioso.
Che differenza c'è tra doppiare un film e un cartone animato?
Con il film animato cerchi di migliorare il personaggio, di dargli sfumature più umane e calde per renderlo reale. Come traccia uso il doppiaggio originale. Se ti capita di doppiare attori importanti il segreto è non volere fare la propria interpretazione recitando, ma attenersi strettamente all'attore, cercando di essere il più aderente possibile alla voce originale, soprattutto se si ha la fortuna di doppiare attori premi Oscar.
Quanto e come è cambiato il mondo dello spettacolo con l'introduzione delle tecnologie digitali?
Sono tecniche benvenute perché vuol dire che la fantasia ha avuto un grande sviluppo. Per quanto riguarda il cinema ormai si tratta perlopiù di videogiochi con effetti speciali costosissimi. Sono processi estremamente affascinanti, perché permettono di vedere scene che possono esistere solo nell'immaginazione. So che ci sono costruzioni sceniche realizzate digitalmente con proiezioni per quanto riguarda il teatro, però non le ho ancora mai provate. In televisione è diverso, puoi fare poco perché non puoi superare certi limiti di spettacolarità, soprattutto a causa dei costi elevati.
Progetti per il prossimo futuro?
Devo fare un lavoro per Raiuno che dovrebbe partire a giugno e poi continuerò la tournée teatrale con Tullio Solenghi. Stiamo mettendo in scena 'Quei due', spettacolo che tratta di una coppia gay che vive insieme da 30 anni e gestisce un salone da barbiere.