L'altra ricerca

In Nepal con 'Sprint'

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di Rosanna Dassisti

Università di Udine e Vigili del fuoco insieme per verificare la sicurezza di strutture strategiche del paese himalayano colpito dal terremoto e per proporre soluzioni per la salvaguardia di importanti monumenti della capitale Katmandu

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C’è anche l’Università di Udine con la task force governativa dei Vigili del fuoco che si è attivata in aiuto al Nepal terremotato: il laboratorio di sicurezza e protezione intersettoriale (Sprint) dell’ateneo friulano ha curato il coordinamento scientifico delle verifiche di sicurezza di strutture strategiche del Paese himalayano e ha proposto soluzioni per la salvaguardia di importanti monumenti della capitale, Katmandu. Stefano Grimaz, responsabile del laboratorio Sprint, è stato il coordinatore scientifico, grazie a una convenzione tra ministero dell’Interno e Università di Udine, del team di tecnici del corpo nazionale dei Vigili del fuoco, denominato Stcs (Short Term Countermeasures System), che ha operato in Nepal per circa un mese.

Durante l’intera missione, presso il laboratorio è stata istituita un’unità scientifica permanente con il compito di processare da remoto, in tempo reale, i dati rilevati sul campo dai tecnici dei Vigili del fuoco e realizzare giorno per giorno una mappatura dei punti di attenzione che erano stati oggetto di valutazione. 

“Noi, oltre a coordinare scientificamente, abbiamo messo a punto attività di rilievo rapido, attraverso una procedura di classificazione delle criticità provocate dal terremoto e in seguito abbiamo svolto delle mappature per porre a disposizione delle autorità competenti gli esiti dei rilievi in tempo rapido”, ha spiegato Stefano Grimaz. “Il team ha lavorato a stretto contatto con le autorità locali dell’Onu e dell’Unesco, che ne hanno apprezzato efficacia e organizzazione”.

Lo stato di avanzamento delle verifiche è stato poi analizzato, quasi in tempo reale, nel centro di coordinamento Onu a Katmandu e presso il Centro operativo delle emergenze nazionali a Roma. “Quello che si è potuto attuare in Nepal è anche frutto degli esiti dell’esercitazione Sermex attuata lo scorso maggio a Portis di Venzone, organizzata dal laboratorio insieme ai Vigili del fuoco”, ha aggiunto Grimaz. “In tale occasione infatti vennero sperimentate le schede e le tecniche di rilevamento rapido dei danni e la relativa mappatura a servizio dell’emergenza, poi applicata in Nepal”.

Il gruppo Sprint ha inoltre formulato proposte per l’attuazione di contromisure tecniche urgenti per la messa in sicurezza di importanti monumenti nepalesi. Proposte che hanno ricevuto parere favorevole, tanto che l’Unesco ha chiesto al governo italiano di mantenere il supporto. “Questa esperienza, oltre a mettere in luce le capacità del sistema italiano nel fornire soccorso in Nepal, ha costituito un banco di prova per affinare e rendere più efficace e incisiva l’azione integrata di prima risposta tecnica in caso di eventi sismici sul territorio nazionale”, ha concluso il responsabile di Sprint. “L’esperienza ha consentito di coinvolgere giovani ricercatori e dottorandi che hanno potuto applicare e sperimentare sul campo tecniche e metodologie messe a punto nelle attività di ricerca. Come docente universitario e ricercatore nel settore della gestione delle emergenze e protezione civile, vorrei sottolineare come essere in prima linea costituisca qualcosa di unico e insostituibile per la formazione di nuovi tecnici specialisti della gestione delle emergenze”.

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