Faccia a faccia: Carnevale

Dalla parte dei bambini

Sapdafora
di Sandra Fiore

Vincenzo Spadafora è il primo Garante per l’infanzia e l’adolescenza, istituzione fondata nel 2011, che rappresenta un’ulteriore conquista verso la piena tutela dei minori in Italia. In occasione del 'Safer Internet Day' lo intervistiamo sulle potenzialità positive ma anche sui pericoli della rete

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Spadafora

Dalla parte dei bambini

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Campano di Afragola, classe 1974, Vincenzo Spadafora è da sempre impegnato nella difesa dei bambini. Entrato a far parte dell’Unicef (Fondo delle Nazioni unite per l’infanzia) come volontario, nel 2008 è diventato presidente del Comitato italiano, il più giovane nella storia dell’organizzazione mondiale. Ha promosso diverse iniziative, tra le quali il 'Piano nazionale dell’infanzia’ e la costruzione della rete dei garanti regionali. Nel 2011 ha ideato e organizzato il movimento di giovani volontari 'Younicef’. È inoltre ispiratore di numerose campagne di raccolta fondi e di eventi internazionali.

Quando nasce e perchè l’Autorità garante per l’infanzia?

Nasce nel 2011 in attuazione dell’articolo 31 della nostra Costituzione e delle disposizioni della convenzione Onu sui diritti del fanciullo. La necessità di un organismo di garanzia per l’infanzia e l’adolescenza è affermata in diversi strumenti internazionali e nazionali. Istituendola, seppur in ritardo rispetto ad altri paesi europei e ad alcune regioni italiane quali il Veneto, l’Italia ha così sancito l’importanza dei diritti dei bambini e degli adolescenti.

Da dove proviene oggi la maggiore minaccia a questi diritti?

Dalla scarsa attenzione dei nostri decisori politici. A partire dagli investimenti, diminuiti in maniera impressionate, all’incapacità di avviare sistemi di cura e di tutela efficaci ed efficienti, fino alla difficoltà di garantire una cabina di regia delle azioni che le diverse amministrazioni mettono in campo. A questo si aggiunge la crisi, che ha acutizzato le situazioni di povertà e ridotto ulteriormente gli spazi di agibilità dei servizi sociali.

I fatti di cronaca riportano spesso notizie di baby gang, prostituzione minorile, suicidi di adolescenti. I ragazzi sono diventati più fragili?

Sicuramente i nostri ragazzi sono più soli, 'educati’ a una cultura dell’esteriorità e dei consumi che fa percepire loro l’urgenza di possedere tutto e subito. Sono poi sottoposti a pressioni, spesso veicolate da media attenti più alla presunta audience e che trasformano difficoltà, problematiche, comportamenti di una minoranza dei ragazzi in fenomeni di tendenza, dimenticando il portato positivo e propositivo della gran parte degli adolescenti.

Il ruolo dei media è spesso sotto accusa. Anche quello dei social network.

Il mondo dei social network e del virtuale è una realtà che non va considerata 'inferiore’: è il luogo dove i ragazzi sperimentano ed esprimono la loro socialità. Dovremmo invece chiederci perché non troviamo più bambini che giocano nelle piazze e nelle strade. E dovremmo pensare a come abbiamo costruito - e continuiamo a farlo - le città, lo spazio di partecipazione riservato ai bambini e agli adolescenti è meramente simbolico o di abbellimento. Il virtuale sta diventando perciò l’unico posto dove possono realmente agire le loro soggettività. Anche la caratterizzazione dei canali tematici per bambini è tipica di questa cultura adultocentrica.

L’Ong Terres des Hommes ha lanciato l’allarme sul nuovo fenomeno del turismo sessuale minorile e sulla pedofilia via webcamQuali strumenti ci sono per contrastare questo orrendo abuso?

I mezzi dipendono dalle normative dei diversi paesi, ma anche dalle misure di prevenzione e contrasto realizzate negli stati di provenienza dei pedofili. Su questo è necessario un impegno maggiore da parte di tutti, Italia compresa, e la determinazione a uscire dal silenzio che copre questa piaga della nostra società

Il Cnr è promotore dell’iniziativa 'nativi digitali’ per educare i ragazzi al corretto uso di internet. In Italia si fa abbastanza sul tema?

Molto, non abbastanza. Come Authority partecipiamo a diversi tavoli e progetti sull’argomento e abbiamo riattivato il Comitato media e minore. Vanno aggiunte però azioni finalizzate a 'educare’ i genitori e a contrastare e sanzionare le forme di abuso e violenza sui minorenni attuate utilizzando la rete. Come il 'Safer Internet Day’, appena trascorso, pensato per sensibilizzare ragazzi, adulti, istituzioni e industrie sulla necessità di rendere internet sicuro e che tutti si assumano le proprie responsabilità perché questo si avveri. Secondo i dati dell’indagine Ipsos per Save the Children, il 28% degli adulti ha tra i propri contatti adolescenti che non conosce personalmente e l'81% pensa che le interazioni sessuali tra adulti e adolescenti siano diffuse e trovino il loro 'input' su Internet. Un italiano su dieci attribuisce la responsabilità dell'iniziativa di tale contatto agli adolescenti.

Veniamo all’immigrazione. Cosa si può fare per superare le difficoltà di integrazione dei minori?

Il diritto di cittadinanza non basta ad assicurare livelli di integrazione e inclusione dignitosi, ma garantirne l’accesso in tempi ragionevoli agli immigrati che vivono da anni nel nostro Paese, sarebbe comunque un bel passo avanti. Come la possibilità di essere riconosciuti cittadini italiani per i ragazzi che in Italia sono nati, hanno studiato e vivono, evitando così percorsi a ostacoli. Prima ancora dell’Authority sono le amministrazioni, centrali e locali, a dover mettere in atto la strategia di inclusione sulla quale si sono impegnate fin dal febbraio 2012, rispondendo a una comunicazione della Commissione europea. Ho visitato alcuni campi Rom attrezzati a Roma, per esempio, e le condizioni di vita sono vergognose. La strada segnata dalla Strategia, che prevede l’affrancamento dal campo e la collocazione in alloggi dignitosi, è una sfida percorribile.