Faccia a faccia

Tim Berners-Lee: più web per tutti

Tim Berners-Lee
di Claudio Barchesi

Nel 1991 ha inventato il World Wide Web, rivoluzionando la società dell'informazione. Oggi dirige il W3C, l'organo internazionale che armonizza gli standard e le tecnologie usate sulla rete

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Tim Berners-Lee è il padre del World Wide Web (www). Fu lui a scrivere, nel 1991, il codice del primo server web, del primo browser e del primo web editor, ideando l'html, l'url e l'http. La sua geniale invenzione ha trasformato la nostra società. Oggi, oltre a essere professore al Laboratory for Computer Science del Massachusetts Institute of Technology (Mit), è il direttore del W3C, l'organo internazionale che sovraintende allo sviluppo degli standard e delle tecnologie del web, e dirige la Web Foundation, nata per sostenere l'accesso universale alla rete. Intervenuto a Roma all'evento organizzato per celebrare i venti anni del web (Happy Birthday Web), ha ribadito la necessità di garantire l'accesso universale a internet e la tutela della privacy per gli utenti. In particolare, ha sottolineato la sua convinzione per un web gratuito, aperto e neutrale, finalizzato allo sviluppo culturale e sociale dell'umanità.

Quanto sarebbe importante che la rete fosse accessibile in tutti i paesi, in particolare in quelli emergenti?

Ogni volta che rendiamo il web più utile, divertente e potente, aumentiamo il gap tra chi vi accede e chi è escluso, circa l'80% della popolazione mondiale. È del tutto evidente che, più che un lusso per ricchi, l'uso del web sia parte del processo di sviluppo. È per questo che stiamo iniziando a pensare che la partecipazione all'information society, con la sua enorme capacità abilitante per l'economia, l'educazione, i rapporti sociali, sia da iscrivere tra i diritti umani.

È il ruolo della Web Foundation?

La missione della World Wide Web Foundation (www.webfoundation.org) è promuovere l'idea che il web debba essere al servizio dell'umanità. L'organizzazione è giovane e stiamo cercando partner per stabilire collaborazioni. Nel mondo esistono molte iniziative che mirano a migliorare le condizioni di vita degli uomini, ma fino a oggi nessuna di queste si è mai occupata specificatamente del web. Con questo termine non intendo esclusivamente la connessione a internet, ma un web d'informazioni, al quale le persone possano partecipare direttamente, leggendo e scrivendo nella loro madrelingua. Ecco, la Web Foundation si interessa al diritto di ognuno di far parte di una società dell'informazione libera, creata secondo le idee dei partecipanti stessi.

Lei ha detto che l'accessibilità del web per tutti, indipendentemente dalle disabilità delle persone, è un aspetto essenziale. Cosa si deve fare ancora in questo campo?

Ogni volta che una nuova tecnologia è introdotta sul web, è accompagnata dalla sfida a renderla il più possibile accessibile alle persone con disabilità. Il web è in continua trasformazione e così gli sforzi per renderlo usabile. Spesso proprio le nuove tecnologie offrono opportunità ai disabili. Oggi si svolgono molte ricerche, basate su diverse tecniche e diverse forme di interazione, per rendere utilizzabili i linked data (insieme di regole e pratiche per pubblicare e connettere set di dati sul web). Anche rendere il mondo delle web application accessibile potrebbe essere una sfida eccitante.

Il web è nato nel 1990, mentre lei era al Cern di Ginevra. Crede che la ricerca di base sia importante anche per le innovazioni tecnologiche?

Molti benefici scaturiscono da grandi progetti di ricerca internazionali, come quelli svolti al Cern, dove tante persone di diversi paesi collaborano per costruire esperimenti colossali. In questi luoghi si scambiano idee, speranze, sogni, conoscenze, nascono nuovi talenti e nuovi campi d'applicazione industriali. È qui che nascono gli spin-off come il www. A parte questo, ritengo si debba svolgere ricerca fondamentale per conoscere meglio l'universo e le sue leggi.

Non teme che il ruolo assunto da Ict e social networks nelle 'Primavere arabe' induca qualche governo a ridurre l'accesso libero a Internet?

Quando le autorità al potere in Egitto, nel gennaio 2011, hanno disconnesso il Paese dall'Internet del resto del mondo, molta gente ha iniziato a riflettere sul controllo a fini politici della rete e sul suo uso. Bisogna tenere presente che, anche nelle aree ritenute avanzate e democratiche, le autorità si sono riservate di spiare e bloccare la rete, ma non credo che i cittadini lo accettino: in molti paesi, i governi che applicassero restrizioni sarebbero costretti a rinunciare alle loro idee repressive o dovrebbero dimettersi.

Il W3C ha nella sua agenda iniziative volte a tutelare la privacy degli utenti del web?

Svolgiamo molta attività sulla privacy, abbiamo dedicato numerosi workshop di esperti alla discussione delle possibili soluzioni e stiamo svolgendo un lavoro proprio su una caratteristica 'do not track' per http. È un ambito di studio importante, in cui occorre tenere conto di differenti culture e giurisdizioni.

Il ruolo monopolistico assunto da alcune companies per quanto riguarda i motori di ricerca e il social networking rappresenta un problema per lo sviluppo libero del web?

Certo, questo limita la competizione e l'inventiva e, quindi, l'innovazione. I monopoli sono un problema, ma è interessante notare come alcuni vecchi monopoli informatici siano stati superati dal naturale spostamento del mercato su nuove priorità.

Claudio Barchesi

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