Faccia a faccia

L'inglese si impara ridendo. Parola di Sloan

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di Rosanna Dassisti

Gli italiani gesticolando si fanno capire in tutto il mondo, ma quando devono usare una lingua straniera sono spesso in difficoltà. È possibile però imparare un buon inglese divertendosi, grazie al metodo messo a punto da John Peter Sloan: le sue lezioni sono veri e propri spettacoli e, scherzando, la lingua si impara davvero

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Originario di Birmingham, John Peter Sloan è da 15 anni in Italia, dove è approdato come cantante, dopo aver girato per l’Europa da quando era sedicenne. Nel Bel Paese si ferma per "amore della figlia", mettendo "la testa a posto". Si dedica quindi all’insegnamento dell’inglese 'scoprendo’ un metodo efficace che permette di far apprendere la lingua ridendo… anche e soprattutto dei propri errori. Apre due scuole, a Milano e a Roma. Pubblica il libro 'Instant English’, edito da Gribaudo, che diventa in breve tempo il manuale di inglese più venduto in Italia, ripubblicato con successo anche in Francia, Germania, Spagna, Polonia e Brasile. Seguono altri libri e dvd altrettanto di successo, realizzati in collaborazione con quotidiani e riviste nazionali. È anche una star che spopola nei teatri, nelle radio, nelle televisioni, per il suo humour tipicamente anglosassone.

Come è nato il suo metodo di insegnamento e qual è il segreto del suo successo?

Sono stati gli altri a dire che era un "metodo" che avrebbe addirittura rivoluzionato l’insegnamento dell’inglese. Io non ho mai pensato di crearne uno. Insegnavo in modo semplice e logico e usavo molto il divertimento, perché penso davvero che imparare una lingua sia divertente.

Perché, secondo lei, gli italiani hanno difficoltà a imparare e parlare bene l’inglese?

Perché cominciano troppo tardi e perché è insegnato male. Un esempio? La semplice numerazione 'One, two, three’ viene pronunciata da molti italiani come se, tradotta, significasse 'l’uomo che mastica l’albero’ (one chew tree). Quando li correggi, si bloccano perché si sentono stupidi. L’approccio è tutto: se ti butti anche facendo errori e ti diverti sei già a metà strada! Io consiglio agli amici che hanno bambini di far loro vedere cartoni animati e sentire canzoni in inglese: il cervello del bambino fa il resto. È quanto fanno in Olanda, Germania, Svezia. Sono appena stato in Olanda a vedere come funziona l’insegnamento e come mai sono sempre in cima alle classifiche. Nel mio locale, a Milano ho fatto un esperimento: ho insegnato inglese a bambini di 9 anni ed è incredibile quanto abbiano appreso in poco più di mezz’ora!

Pensa di aprire una scuola per i bambini?

Non ora, mi concentrerò sui bambini il prossimo anno. Per il momento vorrei fare un altro corso di inglese accessibile a tutti, grandi e piccoli. Ho anche già parlato con alcune televisioni, perché per me l'apprendimento dell’inglese non è un lusso: è un diritto. Quello che faccio è pensato per chi non ha la possibilità di andare all’estero, dove ovviamente si impara la lingua 'per forza' perché è il cervello a 'sentire’, non le orecchie.

Lei è insegnante, scrittore, attore; in quale di queste vesti si sente più a suo agio?

Mi sono sempre detto: meno male che non faccio il comico per vivere, perché oggi è difficilissimo; meno male che non devo andare in aula tutti i giorni; meno male che non devo fare l’attore e aspettare che mi propongano film. Ho però la fortuna di fare un po’ tutto questo. Agli amici dico che sono un "pirla generale", ma in modo più formale direi che sono un comunicatore: quello che hanno in comune tutte queste cose è la communication. I love to communicate!

Come sceglie gli insegnanti per le sue scuole?

Devono avere prima di tutto una personalità particolare: non dico che devono fare gli animatori di villaggio perché sarebbe esagerato, ma devono essere persone capaci di mettersi in gioco, allegre, devono essere guide nel percorso da zero a intermediate. In questa prima fase impiego insegnanti italiani, che però usano i 'tools’ (strumenti) forniti da me per la pronuncia.

È interessato ad argomenti scientifici?

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Certamente! Anche l’apprendimento della lingua è un fatto scientifico. Sono molto interessato alla filosofia e a come questa si leghi con la scienza, perché credo che la ricerca possa spiegare la bellezza e la magia che ci sono nella verità. Mi piace in generale leggere e studiare, anche perché da ragazzo la scuola mi annoiava: a 16 anni ero in Spagna con la chitarra. Quello che so l’ho imparato da autodidatta. 

C’è una ricerca che vorrebbe fosse realizzata?

Una cura per il cancro. Ho perso mio padre e il mio migliore amico negli ultimi otto mesi a causa di questa malattia. Prima di mandare 'aspirapolveri’ su Marte vorrei che mettessimo tutte le nostre energie per studiare un rimedio per il tumore. Poi possiamo andare ovunque.

Rosanna Dassisti

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