Vita Cnr

Neutrini e satellite, quando la scienza fa notizia

Laboratorio del CERN
di Marco Ferrazzoli

In questo periodo due fatti di natura tecnico-scientifica hanno campeggiato ampiamente sui media: il risultato annunciato da Infn e Cern e l'impatto di Uars. Spesso informazione e opinione pubblica affrontano i temi tecnico-scientifici con eccessiva emotività. Ma l'interesse per questi argomenti esiste ed è stato confermato anche dal successo della Notte dei ricercatori

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A confermare e smentire insieme che la scienza sia capace di fare notizia solo se la cronaca le offre lo spunto, due fatti di natura tecnico-scientifica in questo periodo hanno campeggiato ampiamente sui media: il risultato annunciato dall'Istituto nazionale di fisica nucleare del Gran Sasso e dal Cern di Ginevra e la caduta del satellite artificiale Uars.

L'annuncio di un eccesso di velocità dei neutrini rispetto alla luce proviene da laboratori internazionali di altissima capacità, dotati di tecnologie molto avanzate. "La  portata del risultato è tale, tuttavia, da consigliare prudenza", osserva Luciano Maiani, già presidente del Cnr e dell'Infn e direttore generale del Cern. "Non possiamo ancora dire se si tratta di un falso allarme o di uno scossone capace di  modificare la visione di spazio e tempo sviluppata da Einstein e consolidata in più di cento anni di esperimenti".

Con il fascio di neutrini dal Cern al Gran Sasso per la prima volta i ricercatori sono riusciti a controllare la partenza e l'arrivo di particelle elettricamente neutre su distanze tali da permetterne la misura con una precisione mai raggiunta prima. Ma cosa cambierebbe se l'esperimento Opera avesse ragione? "Secondo Einstein, nella teoria della relatività i segnali 'superluminali' sono proibiti. È però troppo presto per dire come  queste idee dovranno essere modificate e quali concetti dovremo abbandonare per un eventuale comportamento anomalo dei neutrini. Certo, non sarà cosa da poco", avverte con la necessaria prudenza Maiani.
Sta di fatto che il dibattito animato dall'annuncio è stato clamoroso: per ritrovare notizie prettamente scientifiche che abbiano avuto tanto spazio a livello mediatico bisogna andare indietro di parecchio. Più occasionale ma analogamente impattante è stata poi la vicenda del satellite che la Nasa aveva immesso in orbita 20 anni fa per monitorare l'atmosfera terrestre e che, terminata la sua missione da qualche tempo, è stato avvicinato alla Terra. La previsione del momento e del luogo di impatto di Uars - poi caduto nell'Oceano Pacifico - hanno appassionato stampa, comunicazione e opinione pubblica per giorni.

I ricercatori incaricati di fornire i dati alla Protezione civile, come il nostro Luciano Anselmo del Laboratorio di dinamica del volo spaziale dell'Isti-Cnr di Pisa, sono stati assediati dalla stampa alla ricerca di informazioni e il timore propalato è stato ben superiore all'effettivo rischio.

"Il previsto impatto di frammenti sulla superficie del nostro pianeta si traduce in una probabilità a priori di provocare una vittima in qualunque parte del mondo dell'ordine di 1/1.000, un valore certamente piccolo, ma superiore alla soglia di attenzione adottata a livello internazionale, pari a 1/10.000", ha ammonito il nostro ricercatore, avvertendo che "le previsioni di rientro sono affette in questi casi da significative incertezze".

In questo caso, come per quello recente di Irene a New York, informazione e opinione pubblica sono state inevitabilmente condizionate dall'aspetto emotivo. Ma l'interesse delle persone  comuni per la scienza, in particolare quello dei giovani, esiste, è fondamentale ed è stato confermato anche da un terzo evento, la Notte dei ricercatori celebrata in tutta Europa il 23 settembre: solo una delle manifestazioni romane realizzate per l'occasione, 'Light', ha contato ben 20 mila presenze, che arrivano a 60 mila contando le manifestazioni tenute nel resto d'Italia.