Faccia a faccia

Un portiere d'oro

Tempesti
di Claudio Barchesi

L'estremo difensore della nazionale di pallanuoto italiana, Stefano Tempesti, è considerato uno dei giocatori più forti della storia italiana di questo sport. Un vero fuoriclasse, capace di parate incredibili. Ai modiali di Shangai del 2011 ha vinto l'oro ed è stato eletto miglior giocatore del torneo. Alle Olimpiadi di Londra del 2012 ha vinto la medaglia d'argento. In campionato, la sua Pro Recco domina incontrastata dal 2005

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Stefano Tempesti è il portiere della nazionale di pallanuoto italiana. Nato a Prato nel 1979, è alto 205 cm e pesa 97 kg. Come giocatore di club (milita nella Pro Recco) ha al suo attivo sette scudetti, sei Coppe Italia, quattro Coppe dei campioni, una Coppa delle coppe, cinque Supercoppe europee e una Jadranska liga. Con il Settebello azzurro ha disputato invece 322 partite. Tra i maggiori successi della sua carriera, la medaglia d'oro ai mondiali di Shangai del 2011 - dove è stato eletto miglior giocatore del torneo - e quella d'argento conquistata alle Olimpiadi di Londra, giunta al termine di un'entusiasmante e sfortunata finale con la Croazia.

Come ha iniziato a giocare a pallanuoto e perché ha scelto il ruolo di portiere?
È cominciato tutto 'per colpa' di una semplice visita di routine dal medico: vista l'altezza elevata rispetto ai miei compagni di classe, ai miei genitori fu consigliato di farmi praticare il nuoto, per migliorare la postura. Quando un giorno si presentò l'occasione di entrare a far parte di una squadra di pallanuoto, ci provai: con la mia altezza, ovviamente, mi misero in porta.

Che studi ha seguito e cosa avrebbe voluto fare se non avesse intrapreso la carriera di atleta professionista?
Non saprei, sicuramente avrei potuto praticare la pallacanestro, vista l'altezza. Senza questa dote, probabilmente sarei finito a fare il dentista, considerando che ho il diploma da odontotecnico.

La pallanuoto: gioie e dolori di questo sport, molto faticoso e non di grande visibilità, come altre discipline acquatiche.
È vero, ma chi intraprende la carriera di pallanuotista sa a cosa va incontro: duri allenamenti, impegno costante per gran parte della giornata e una notorietà scarsa rispetto a molte altre attività sportive. Ma quando si fatica cosi tanto, le soddisfazioni aumentano a dismisura.

Quanto lavoro c'è dietro alle vittorie, quanto si allena?
Tantissimo! Ogni giorno faccio, con i compagni, due allenamenti di tre ore circa, ai quali abbino anche alcune sedute in palestra; poi ci sono le partite e i ritiri con la Nazionale. Non ci fermiamo mai ...

Un palmares impressionante. Quale successo l'ha emozionata di più?
Ogni vittoria nasconde un'emozione particolare, indipendentemente dal tipo di partita. Detto questo, però devo ammettere che la conquista dell'oro al Mondiale di Shangai  e il riconoscimento come miglior giocatore  sono state qualcosa di unico. Una soddisfazione che auguro a ogni sportivo.

Come si prepara alla partita?

Non ho rituali particolari per la partita, se la testa è a posto e sono sereno posso affrontare qualunque sfida indipendentemente dalla condizione fisica.

Nell'allenamento psico-fisiologico dei pallanuotisti si utilizzano strumenti particolari: computer, macchinari?
Ormai la tecnologia è entrata a tutti gli effetti negli allenamenti di ogni sport. Noi ne facciamo uso per lo più a livello cronometrico o con cardiofrequenzimetri per le sedute d'allenamento, ma niente di esagerato o super tecnologico, come accade in altre attività. Ovviamente, le riprese video e le registrazioni sono molto utilizzate per rivedere gli errori commessi o sviluppare nuove tattiche.

Qual è il suo rapporto quotidiano con le nuove tecnologie?
Non sono un super tecnologico, però amo tenermi al passo con i tempi, ormai la tecnologia fa parte delle nostre vite quotidiane. Ultimamente mi diverto molto con tablet e smartphone, più per le applicazioni e i giochi che per le telefonate.

Un sogno per il futuro?
Continuare a giocare fino a quando sarà possibile e, dopo, non lasciare il mondo della pallanuoto. Di pari passo però vorrei anche dedicare più tempo alla mia famiglia.

A un giovane che volesse avvicinarsi a questo sport, quale consiglio darebbe?
Gli direi che lo sport è vita, fa bene al fisico,insegna a relazionarsi con gli altri, ma fa anche crescere intellettualmente. La pallanuoto è una disciplina perfetta per i giovani: aiuta a vivere in gruppo e a responsabilizzarsi. L'ambiente poi, è generalmente ottimo. Ragazzi, venite a provare! Ne vale la pena. Parola di Stefano Tempesti.

Claudio Barchesi

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