La primatologia è stata a lungo considerata una disciplina modello per le pari opportunità. Tra i fattori che hanno contribuito a tale immagine, l'esposizione mediatica di alcune famose scienziate come Jane Goodall e Dian Fossey. Ma, nonostante rappresentino la maggior parte della popolazione universitaria, il numero di donne cui vengono affidati ruoli di responsabilità nella ricerca e nelle istituzioni anche in questo settore è ancora molto esiguo.
Un recente studio, condotto dall'Istituto di scienze e tecnologie della cognizione (Istc) del Cnr di Roma e dall'Università di Pisa, pubblicato su ‘PLoS One', ha dimostrato che, al pari di altre discipline scientifiche, anche la primatologia soffre di alcune dinamiche che ostacolano e spesso impediscono al sesso femminile il raggiungimento di posizioni di responsabilità. È il cosiddetto fenomeno del ‘tetto di cristallo'.
Elsa Addessi dell'Istc-Cnr ed Elisabetta Palagi dell'Università di Pisa che, insieme a Marta Borgi dell'Istituto superiore di sanità, hanno svolto l'indagine sono loro stesse primatologhe. "Non solo le donne hanno maggiori difficoltà nel raggiungere le più alte posizioni della carriera accademica, ma il nostro studio - un ‘censimento' della Società internazionale di primatologia - dimostra che pubblicano meno dei loro colleghi uomini", spiega Addessi. "Tale dato potrebbe dipendere da un minor accesso alle risorse necessarie per condurre ricerche di alta qualità. Inoltre, i risultati ottenuti come numero e tipo di pubblicazioni non sempre corrispondono al successo professionale in termini di posizioni ottenute".
Ma dallo studio emerge un dato incoraggiante. Le primatologhe sembrano pubblicare meno articoli dei loro colleghi uomini ma di più alto impatto scientifico".
Fonte: Elsa Addessi , Istituto di scienze e tecnologie della cognizione, Roma, email elsa.addessi@istc.cnr.it