Faccia a faccia

Marin: il nuoto è per tutti

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di Matteo Selmi

Campione di nuoto dei 400 misti, 13 volte campione italiano della specialità, l'atleta siciliano è arrivato in finale alle ultime Olimpiadi di Londra

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Luca Marin, nuotatore, è nato a Vittoria (Ragusa) nel 1986. Nei 400 misti è da tempo ai vertici nazionali: dal 2004 ha vinto 13 volte il titolo stabilendo un record imbattuto. È stato anche campione europeo della specialità nel 2006 e terzo ai campionati del mondo di Melbourne del 2007, secondo agli europei del 2008, quinto alle Olimpiadi di Pechino, ancora in finale a quelle di Londra 2012. Noto anche alle cronache rosa per essere stato legato sentimentalmente alla collega Federica Pellegrini e, prima di questa, alla francese Laure Manaudou. Nel 2011 è apparso nella miniserie tv 'Come un delfino' con Raoul Bova e nel talent show di Canale 5 'Baila', condotto da Barbara d'Urso.

Ha iniziato a nuotare a sette anni per curare problemi ortopedici, come è arrivato al professionismo?

Da piccolo mi fu diagnosticata la scoliosi e il dottore mi consigliò di frequentare un corso di nuoto: all'inizio avevo paura dell'acqua ma poi, con il passare del tempo, mi sono appassionato. All'età di dodici-tredici anni ho ottenuto i primi risultati a livello nazionale e ho capito, anche grazie ai miei allenatori, di possedere un talento che avrei potuto sfruttare meglio.

Quanto ha lavorato per arrivare in finale alle Olimpiadi di Londra?

Da un lato, sono partito con la consapevolezza che la mia gara dei 400 misti poteva essere più difficile da affrontare di quella di Pechino, perché erano presenti avversari più forti e io non mi trovavo in condizioni fisiche ottimali. Dall'altro, conquistare il pass olimpico per Londra al trofeo capitolino Settecolli con un tempo di 4'12"04, record della manifestazione, mi ha ridato la fiducia per credere ancora in me stesso. Ho lavorato molto, cinque ore al giorno in vasca più la palestra. E, nella qualificazione, fare meglio dei grandissimi Phelps e Lochte è stata davvero una bella iniezione di fiducia.

Quanto incidono la famiglia e gli allenatori sul suo successo, come sportivo e come persona?

Le persone che mi sono state vicine hanno influito davvero molto nella riuscita della mia carriera sportiva. Sono andato via da casa per partecipare alle competizioni molto presto e, viaggiando, sono stato quasi sempre lontano da casa. Attualmente vivo a Roma e trascorro un po' più di tempo con la famiglia, avendo anche alcuni parenti a Latina. Insomma, la mia famiglia è stata sempre al mio fianco, qualsiasi scelta abbia fatto.

Come giudica le polemiche che hanno coinvolto atleti, allenatori e federazione dopo le Olimpiadi?

C'è stata sicuramente delusione generale perché alcune medaglie attese non sono arrivate. Ma a un certo punto la tensione ha assunto toni forse eccessivi e i media hanno fatto il resto. In generale mi pare che si tratti di un vero 'caso nuoto', anzi il dibattito può essere un'opportunità per infondere nuovi stimoli agli atleti, anche da parte degli allenatori.

Quanto contano la tecnica e la preparazione fisica?

Entrambi gli aspetti hanno un peso determinante affinché un atleta sia completo e possa raggiungere ottimi risultati.

Se non fosse diventato un nuotatore professionista cosa avrebbe voluto fare nella vita?

Forse l'attore. Ma ho iniziato da piccolissimo a nuotare e da allora non ho mai pensato ad altro.

A proposito di recitazione: gli atleti sono ormai personaggi pubblici, come si trova in questo ruolo?

Se un atleta si sente a proprio agio in pubblico, partecipando ogni tanto a programmi televisivi oppure a eventi di moda, questo può solo avere effetti positivi e non toglie nulla allo sportivo. Per esempio, ho collaborato con molto piacere a varie iniziative per lanciare progetti nel sociale, con l'Unicef, e ho sostenuto progetti per bambini disagiati e abbandonati dalle famiglie, anche nelle nostre città. Ritengo che tutti dovrebbero sostenere queste iniziative.

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Qual è la sua opinione sulla ricerca e l'innovazione tecnologica nello sport, ad esempio i miglioramenti riguardanti i costumi?

Penso che un vero nuotatore non abbia bisogno di chiedere aiuto al costume. Per me non rappresentano né una minaccia né una scusante, io mi concentro sull'obiettivo che è la vittoria in una competizione. Senza aiuti.

Adrian Bejan, della Duke University, ha svolto uno studio di fisica sulla posizione ottimale delle dita dei nuotatori, lei tiene conto di questi particolari?

Si può naturalmente ipotizzare che le posizioni di alcuni organi del corpo possano aiutare a migliorare la velocità, ad esempio le dita palmate sicuramente riducono l'attrito. Ma questi studi vanno molto spesso nella direzione del bio-tech, nello sperimentare il miglioramento continuo delle prestazioni attraverso robot. Non sono contro la tecnologia e la ricerca ma ritengo questi studi utili soprattutto per aiutare chi ha menomazioni o altri problemi, non credo posano migliorare le prestazioni di chi è sano e può arrivare senza artifici a risultati positivi.

La cinese Ye Shiwe a Londra ha nuotato l'ultima frazione dei 400 misti in un tempo inferiore a quello di Phelps: nel nuoto è ormai superato il divario fra uomini e donne?

Sicuramente è un risultato che suona molto strano, ma prima di accusarla di doping, com'è successo, ce ne vuole... Bisogna sempre andare cauti su questo tema. Però non posso dire altro, non ho altri elementi per effettuare valutazioni più precise.

Cosa consiglierebbe a chi vuole avvicinarsi al nuoto in età adulta o avanzata?

Consiglierei di praticare il nuoto a tutti. Ai ragazzi perché è uno sport completo e bellissimo e in età avanzata perché fa bene alla circolazione, aiuta a mantenere tonici i muscoli e ad avere una migliore ventilazione polmonare. L'importante è non esagerare, adeguando l'impegno allo stato fisico, soprattutto in età matura. E, prima di cominciare, rivolgersi sempre a un medico che prescriverà tutti gli esami di routine.

Matteo Selmi

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