Faccia a faccia

Elettroswing? Un viaggio affascinante

simona molinari
di Silvia Mattoni

Attraverso l'elettronica è riuscita a riportare in vita ritmi ormai sepolti tra i ricordi musicali, come 'Solo me ne vò per la città', un brano del dopoguerra interpretato da numerosi artisti e diventato 'In cerca di te', nel suo nuovo album 'Tua'. A parlare delle sue passioni per il canto e per la musica , Simona Molinari in occasione del suo concerto a Rai radio2

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Nata a Napoli, ma aquilana di adozione, Simona Molinari si appassiona sin da piccola ai vecchi musical americani e a 16 anni inizia a specializzarsi nel jazz, studiando a Napoli e a Roma. In seguito, approda alla musica classica, diplomandosi al conservatorio de L'Aquila. Nel 2008 è già in tour con la sua band in Canada, nello stesso anno vince il concorso Sanremolab con il brano 'Egocentrica' e partecipa al Festival 2009 nella sezione Nuove proposte. Le vengono assegnati diversi riconoscimenti tra cui il 'Lunezia nuove stelle' come miglior album d'esordio e il 'Mogol' come miglior testo dell'anno. Tra le attività successive, un tour asiatico biennale che comprende un sold-out in uno dei più importanti jazz club al mondo, il Blue Note di Tokio. In occasione dei 'Wind Music Award' tenutosi all'Arena di Verona, presenta il singolo 'Forse', che anticipa il nuovo album 'Tua', realizzato con la partecipazione del pianista, compositore e cantautore americano Peter Cincotti.

Quando inizia la sua passione?

A scuola, frequentando un corso di canto per caso e seguendo le canzoni delle principesse dei film di Walt Disney. Da allora non ho mai smesso. Da lì la voglia di studiare musica classica, leggera, jazz e poi di scrivere. Il mio primo album 'Egocentrica', realizzato con Carlo Avarello, è un progetto basato proprio sulla contaminazione tra jazz, pop, swing e tradizione classica, attraverso la ricerca di una metrica letteraria in grado di dare maggiore musicalità ai testi. È quanto abbiamo cercato in 'Egocentrica', 'Peccato originale' o 'Nell'aria', un brano originariamente dedicato a un amico scomparso prematuramente e poi alla città de l'Aquila, per non dimenticare le vittime del terremoto. Se invece mi chiede quando si sono aperte le strade per il successo, senz'altro dopo aver vinto Sanremolab.

Qual è stata la sua musa ispiratrice?

La straordinaria voce del leader dei Queen, Freddy Mercury, una leggenda assoluta del rock. Un cantante dall'estensione vocale straordinaria, che eseguiva gli intervalli melodici come un tenore lirico ed era anche un geniale compositore. Chi non ricorda 'Bohemian rhapsody', 'Somebody to love', 'We are the champions' o 'Don't stop me now', che ancora oggi sono hit indiscusse? Nelle sue opere sono racchiuse le più disparate influenze musicali: dal classico rock and roll al rock psichedelico, dalle sfumature di heavy metal fino ad arrivare al blues, al dance rock e persino a contaminazioni con la musica classica. [immagine]

La contaminazione è insomma la sua 'cifra' stilistica. Come mai?

È l'espressione di quello che sono, di tutto ciò che mi appartiene: i miei studi, i miei interessi musicali. Musicalmente sono un vero e proprio miscuglio di generi e la scoperta dell'elettronica mi ha aperto un mondo di possibilità in più di fare musica e di esprimere stati d'animo.

Il suo rapporto con le tecnologie è quindi buono?

Ottimo. In particolare con l'elettronica. Nell'ultimo disco, attraverso l'elettroswing, sono riuscita a riportare in vita ritmi ormai sepolti tra i ricordi musicali, come 'Solo me ne vò per la città', un brano del dopoguerra interpretato sino a oggi da numerosi artisti e diventato 'In cerca di te'.

Segue invece la scienza?

Mi affascina capire come e perché avvengono le tempeste solari e, soprattutto, comprendere quali conseguenze comportano sui sistemi biologici e tecnologici. Al momento cerco di documentarmi sulla prossima apocalisse magnetica, che si prevede nel 2013.

Tornando invece alla tecnica, la sua voce segue come dicevamo melodie e ritmi disparati. Come ci riesce?

Grazie allo studio di molti generi, soprattutto della tradizione classica. Ma al di là della tecnica, cerco di cantare con il cuore e di avere un rapporto speciale con il pubblico.

Come compositrice, scrive prima i testi o la musica?

Insieme. Basta il ticchettio della pioggia sul davanzale della finestra per ispirarmi a comporre musica e testo di una canzone. A volte ci vogliono solo 20 minuti, altre volte mesi. Non so neanche io come avviene. È un gioco.

A quale dei suoi brani tiene di più?

Alla mia prima canzone d'amore 'Lettera', che fa parte della mia ultima raccolta 'Tua'. Una ballade sentimentale accompagnata in modo incantevole e non invasivo del pianista Piter Cincotti.

Cos'altro caratterizza la sua ultima fatica?

Questo disco, rispetto ai precedenti è più sanguigno, meno attento a scelte stilistiche e musicali precise: ho raccontato qualcosa in più di me. È riferito all'amore, all'Italia, alla libertà, alla musica, ma anche e soprattutto alla gente che mi ascolta, alla quale dedico tutti i miei giorni, perché possa ritrovare nei miei brani anche un pezzo della propria storia. In fondo, mi piace pensare che le mie canzoni possano servire a chi le ascolta: ognuno può prendere ciò che più gli serve per stare bene.

A proposito di Italia, dopo il tour in Asia che tappe prevede?

Un tour in America. Ma dall'autunno torno in Italia.

Silvia Mattoni

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