Faccia a faccia

Il mio modo 'romantico' di fare musica

mario venuti
di Silvia Mattoni

Compone le prime canzoni a 17 anni, ma la popolarità per Mario Venuti arriva negli anni '80 quando forma il gruppo dei Denovo. Un successo confermato come autore e come solista, con il premio della critica del Festival di Sanremo. In questi giorni l'artista siciliano è uscito con il suo nuovo lavoro, a distanza di tre anni dal precedente

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Da bambino scopre i dischi dei Beatles, è una specie di folgorazione per la musica. A 17 anni ha già scritto le sue prime canzoni. La svolta arriva all'inizio degli anni '80 quando Mario Venuti incontra i fratelli Gabriele e Luca Madonia, con i quali inizia l'avventura dei Denovo. Otto anni di sodalizio artistico e cinque album che fanno dei Denovo un gruppo 'cult' della new wave italiana.

La band si scioglie nel 1990. Dopo quattro anni Venuti debutta come solista. Collabora all'album d'esordio di Carmen Consoli 'Due parole', co-firmando 'Amore di plastica', presentato a 'Sanremo giovani' nel 1996, mentre esce il suo secondo album da solista, 'Microclima'. Poi è la volta di 'Grandimprese', del 2003 dove il brano di punta è 'Veramente' che ottiene, grazie anche al suo video, un notevole successo. Pari a quello dell'anno successivo, quando con 'Crudele' riceve il premio della critica al festival di Sanremo. A tre anni di distanza dall'ultimo lavoro 'Recidivo' (2009) e dopo l'esperienza teatrale con il musical 'Jesus Christ Superstar', Mario Venuti torna con un nuovo disco di inediti: 'L'ultimo romantico'.

Qual è stata la sua formazione musicale?

Sono un autodidatta. Attraverso i miei fratelli ho iniziato ad ascoltare la musica degli anni '70 e i primi accordi li ho suonati tra le mura di casa con una delle loro chitarre.

Con la sua musica quale 'messaggio' vuole trasmettere al pubblico?

Un approccio alla vita ricco di curiosità, libertà, passionalità e, soprattutto, di romanticismo, senza mai perdere di vista il senso della verità delle storie che racconto. A volte nelle mie canzoni c'è una vena malinconica e nostalgica per qualcosa che con l'avanzare dell'età si perde: l'innocenza e il disincanto. Ma alla fine il mio istinto vitale ha il sopravvento.

Un progetto per il Sudamerica: 'Ciuri-Un tributo alla musica siciliana'. Come è nata l'idea?

Recuperare la tradizione siciliana portando la musica isolana tra le famiglie italiane residenti in Argentina e in Uruguay, attraverso l'opera di Rosa Balistreri. Un progetto culturale per far rivivere le tradizioni, i sapori e i colori della Sicilia a chi da tempo è lontano dalla sua terra di origine, ricreando, attraverso i consolati, una fitta rete di legami tra i siciliani e le comunità italiane in Sud America. Sono molto legato alle mie radici e quando vado all'estero faccio di tutto per sottolineare la mia italianità. Tutto questo nasce dall'esigenza di far conoscere la mia identità: lontano dalla mia terra ho bisogno di farmi riconoscere e lo faccio attraverso le mie radici musicali, linguistiche e dialettali. Durante la tournèe in Sudamerica, sono passato dalle canzoni tradizionali di Rosa Balistreri e di Domenico Modugno a quelle più recenti, come 'Echi di infinito', di aria molto pucciniana, che ho scritto per Antonella Ruggero. Ho cantato quasi sempre in siciliano.

Quando scrive, qual è la sua musa ispiratrice?

L'artista deve saper tradurre tutta la realtà, raccontando le storie delle persone attraverso una serie di ritratti. Solo così i testi possono mescolarsi alla musica e diventare essi stessi suono, creando il risultato avvolgente e magico che cerchiamo di ottenere.

Nel video 'È stato un attimo' interpreta un ricercatore con tanto di provette e camice bianco...

È una scelta legata al testo della canzone: indosso i panni di uno scienziato che nel suo laboratorio si interroga e si fa delle domande sulla complessità della vita. Mi sembrava l'ambientazione migliore.

Il suo rapporto con la scienza?

Sebbene non abbia una cultura scientifica specialistica, mi incuriosisce molto, soprattutto in ambito antropologico, biologico e delle scienze naturali. Ad attrarmi è soprattutto la 'chimica dei sentimenti' secondo la quale l'amore sembrerebbe ridursi a una formula chimica in cui entrano ormoni e neurotrasmettitori dai nomi impossibili ma dagli effetti travolgenti. E come tutti gli appassionati di scienza, anche io ho il mio appuntamento fisso giornaliero: il Tg Leonardo.

Come vive invece il rapporto con le nuove tecnologie?

Non bisogna che prendano il sopravvento ma non se ne può fare a meno: la tecnologia è entrata prepotentemente in tutte le attività relazionali. Facebook, Twitter, Myspace, You tube sono mezzi che mi consentono di instaurare un rapporto stretto e di fiducia con il pubblico.

A quale dei suoi lavori tiene di più?

Alla canzone 'Fortuna', che ha rappresentato il mio ritorno alla musica dopo lo scioglimento dei 'Denovo' e ha avuto un grande successo. È un omaggio alla cultura brasiliana, tanto lontana dalla nostra eppure vicina, che mi ha permesso di gustare e annusare l'aria e i colori della terra del samba e della bossanova. Il Mediterraneo si mischia così ai Tropici e il pop inglese compie escursioni nella tradizione afro-brasiliana.

Ci parla della sua ultima uscita?

'L'ultimo romantico' è un disco eclettico, aperto a molti ingredienti musicali, dal rock alla tradizione mediterranea, con influssi arabo orientali, fino alla musica classica. Rappresenta il mio modo 'romantico' di fare musica che si rifà alla genuinità dello slancio artistico. I dodici brani inediti segnano il mio ritorno a tre anni di distanza da 'Recidivo' e dopo l'esperienza teatrale con il musical 'Jesus Christ Superstar'.

Silvia Mattoni

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