Faccia a faccia

Sara Cardin, un'atleta che “colpisce”

Sara Cardin
di Claudio Barchesi

Karateka e campionessa europea di kumite,  numerose medaglie ai mondiali e ai Giochi del Mediterraneo, Sara Cardin  pubblica la sua autobiografia con la giornalista Tiziana Pikler. Tra i suoi prossimi obiettivi, racconta,  la qualificazione per i Giochi olimpici di Tokyo

 

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Sara Cardin è una karateka italiana, campionessa del mondo e più volte campionessa europea kumite nella categoria di peso fino 55 kg. Il suo palmarès in questo sport è impressionante: ai mondiali, oltre alla medaglia d'oro a Brema nel 2014, ha vinto anche un argento nel 2010. Agli europei conta tre vittorie (2010, 2014 e 2016), tre argenti e un bronzo. Nel suo medagliere anche l'argento ai Giochi del Mediterraneo di Pescara 2009 e il bronzo a quelli di Tarragona nel 2018. Nel 2019 ha pubblicato assieme alla giornalista Tiziana Pikler la sua autobiografia, dal titolo "Combatti!", edita da Baldini e Castoldi.

Sara, com'è cominciata la sua passione per il karate?

Da piccola ero davvero un maschiaccio, una guerriera: giocavo in giardino con gli archi e le frecce, le bambole proprio non mi piacevano. Mia mamma, dopo un tentativo presto fallito di farmi seguire un corso di danza, si è rassegnata e mi ha iscritto a karate. La competitività fa parte del mio carattere, del mio modo di interpretare la vita. Dovevo solo incanalare nella giusta disciplina questo mio atteggiamento. Mi sono avvicinata al karate perché con mio nonno Danilo guardavamo i film di Karate Kid e Bruce Lee e ho capito che quello era il mio sport.

Karate Kid lo ricordiamo per "metti la cera, leva la cera". Ha seguito anche a lei allenamenti simili?

No, di esercizi proprio identici a quelli del film non ne ho mai fatti, ma la disciplina è effettivamente alla base del nostro sport e l'insegnamento dei gesti tecnici procede con metodi molto simili. Però non amo ridurre un'arte marziale come la nostra solo a una pellicola, per quanto di successo, nel karate c'è molto di più.

A scuola come andava, era brava?

Sì, mi piaceva e mi piace imparare cose nuove; andavo con piacere.

Sara Cardin

 

Campioni si nasce o si diventa?

La natura, la genetica ti danno un dono fondamentale. Quel qualcosa che ti rende agonisticamente migliore di altri, ma ce non è sufficiente. Non basta possedere questo dono se non ci si allena con costanza e voglia di vincere, non basta sicuramente a diventare un campione. Io mi alleno due volte al giorno, per circa una dozzina di sessioni a settimana, considerando anche gli scarichi e i tempi di recupero.

Quali sono i suoi pensieri prima di iniziare un combattimento?

Ho imparato a pensare solo a cose positive. Cerco di concentrarmi su ciò che devo fare e spengo tutto il resto, lascio acceso solo ciò che mi serve per vincere.

Il giorno più bello e il più brutto della sua vita sportiva?

Il più bello è quando sono diventata campionessa del mondo, ho coronato il mio sogno. Di brutti ce ne sono stati diversi, ma ugualmente importanti, poiché le vittorie nascono anche dalle sconfitte. Ogni volta che si perde occorre esaminare gli errori commessi per migliorare.  

L'ingresso nell'esercito italiano è stato un passaggio fondamentale nella sua carriera.

Mi trovavo in un momento particolare della mia vita, sentivo che mi mancava qualcosa. L'esercito ha riempito quella sensazione di imperfezione che avvertivo. Entrare nel Centro sportivo dell'esercito mi ha completata come atleta e mi sento come fossi in famiglia. Essendo poi nata sul Piave vivo quest'appartenenza in modo ancora più emozionale, è un grande orgoglio per me!

Nella sua autobiografia "Combatti! Ho scelto di vincere" parla dei suoi successi ma anche delle sue fragilità, dei fantasmi, della difficoltà di vivere sempre sotto pressione.

Poter dare qualcosa agli altri è una cosa molto bella dello sport e questo libro mi auguro possa offrire tanti spunti ai ragazzi e alle ragazze che si avvicinano al karate e allo sport in generale, perché riescano a impegnarsi al massimo in ciò che li appassiona. Anche questo per me è fonte di orgoglio e di grande piacere.

Quando non è in palestra quali sono le sue passioni?

Cose molto semplici: uscire con le amiche per una serata relax e viaggiare, sperando che questo torni possibile presto, e poi anche leggere, seguire i social e… cucinare la pizza. Spero di coltivare altre interessi in futuro, quando avrò più tempo libero.

Fuori dal tatami riuscite ad avere rapporti di amicizia con le altre atlete?

Come per tutte le amicizie, si scelgono le persone che hanno più affinità con noi. Sono ovviamente amica di alcune colleghe e non di altre. Combattere comunque è come dialogare con qualcuno. Praticare le arti marziali insegna a capire chi hai davanti, come parlare, comportarsi e, se è il caso, come adeguare linguaggio e comportamento alle esigenze del momento.

Come vede l'Italia del karate alle Olimpiadi di Tokyo?

La scuola di karate italiana è tra le migliori del mondo. Abbiamo già atleti qualificati e sono certa ne avremo ancora. Tutti quelli che andranno a Tokio avranno la possibilità di vincere una medaglia. Speriamo ovviamente che dopo il rinvio al 23 luglio 2021 l'appuntamento non slitti, vorrà dire che saremo finalmente fuori dalla pandemia. Il mio prossimo obiettivo ovviamente è qualificarmi per i Giochi olimpici!

Claudio Barchesi