Multimediale: Mappe

I luoghi possibili

di Sandra Fiore

La territorializzazione è l'ordito di opere musicali, narrative, poetiche: può essere inequivocabilmente riconoscibile o evocare realtà possibili, ma non esistenti. Sul doppio binario del contributo reciproco tra geografia e fiction si snoda il libro di Marcello Tanca che propone un approccio critico e metodologico al tema attraverso numerosi esempi, per concludere che abbiamo bisogno della geografia di invenzione per vedere quello che altrimenti non vedremmo sulla Terra. Il volume contiene 35 QR Code, codice a barre con il quale collegarsi a un concerto, a uno spezzone di film o di opera teatrale reperibili in rete, così da seguire meglio la lettura

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L'idea di base che percorre il volume “Geografia e fiction” di Marcello Tanca (Franco Angeli editore) è che la fiction rappresenta una simulazione di territorialità: infatti non imita o ricalca tanto il presente, quanto suggerisce ciò che potrebbe essere. Di questo rapporto tra realtà e simulazione, se ne avvantaggia la nostra conoscenza dei luoghi: da una parte l'approfondimento didascalico, dall'altra l'evocazione che incuriosisce e ci spinge a scoprire sulle mappe le mete più lontane.
Il saggio parte dalla domanda sul reciproco scambio e apporto tra geografia e territorializzazione finzionale, ovvero quanto l'una deve all'altra nel nostro approccio ai luoghi. Il libro si articola in sei capitoli ciascuno dei quali affronta il tema attraverso il cinema, l'opera teatrale, la canzone, il romanzo. Nel libro “L'amore ai tempi del colera” di Garcia Marquez, ad esempio, ricorrono tanti toponimi (Rionegro, il fiume Magdalena, i Caraibi, le Ande) - osserva l'autore- da permettere al lettore di circoscrivere l'area di azione in una realtà esistente, ossia la Colombia attuale, ma il luogo principale dell'azione, la città La Manga, non è riscontrabile in nessuna mappa. Garcia Marquez costruisce una Colombia possibile, dove la conoscenza accurata della geografia del mondo attuale si arresta. A questo punto, scrive “dobbiamo fare affidamento ad una mappa mentale diversa, esattamente come nell'ipotetico romanzo 'Lector in fabula' di Eco la pianta di Parigi include un lago là dove ci si aspetterebbe di trovare un fiume. Allo stesso modo che Batman porta avanti la sua missione di giustizia nella città immaginaria di Gotham City”.


Questo doppio binario referenziale non sembra ostacolare la fruizione delle opere finzionali, in quanto esiste un proficuo rapporto tra la geografia pensata e immaginata all'interno di un'opera: il lavoro del geografo può migliorare la comprensione di una realtà territoriale di un Paese, ma i luoghi fittizi o evocati attraverso l'immaginazione, come ad esempio nelle canzoni di Paolo Conte, testimoniano anche del modo in cui l'uomo si è storicamente relazionato al mondo attraverso la mediazione di immagini di un altrove culturalmente e geograficamente lontano. Gli archetipi di territorialità sono i punti forti della poetica del cantautore astigiano, al quale è dedicato un intero capitolo; egli nei suoi testi evoca un altrove come via di fuga dalla noia della vita di provincia. Il canzoniere preso in esame è caratterizzato “da molti richiami geografici 'accidentali', come le risaie, le spiagge, una pista di elefanti, le montagne languide, la jungla, la pampa, che non vanno al di là di una figurazione vaga e generica; altri riferimenti invece sono più rigidi e richiamano luoghi precisi: Sudamerica, Torino, Parigi, Zanzibar, Timbuctù. Su questi poli si innesta il tema dell'attesa dell'uomo di provincia insofferente al grigiore, alla nebbia (i brutti tinelli, la nebbia, i temporali, il ballo la domenica sera, gli amanti di pianura, le aie bianche); l'aspettativa è che  qualcosa o qualcuno spezzi la monotonia quotidiana, come Bartali che spunta all'improvviso da una curva. L'altro cardine in cui si compone la sua geografia sentimentale e poetica è il desiderio di evasione verso l'ignoto: l'Africa, Shangai, Parigi, ma anche il mare ligure può dare sfogo all'inquietudine. Attraverso queste narrazioni “prende forma una conoscenza del mondo differita, grazie alla quale si sa tutto di un luogo proprio perché non ci si è mai stati”. Lo stesso Conte ha ricordato che gli italiani della sua generazione hanno viaggiato poco ma hanno conosciuto il mondo attraverso il filtro del cinema, della letteratura e della musica. Per concludere, osserva l'autore: “abbiamo bisogno della fiction per imparare non tanto come si sta - quello lo sappiamo benissimo - ma come si potrebbe stare sulla Terra. E quindi, per ricordarci sommessamente che si potrebbe stare altrimenti”.

Il volume si lascia apprezzare anche per la presenza di 35 QR Code, codice a barre con il quale collegarsi a un concerto, a uno spezzone di film o di opera teatrale reperibili in rete, trattati nel volume, per seguire meglio la lettura.

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