Una nuova metrica per l'economia globale
Uno studio di Luciano Pietronero dell'Istituto per i sistemi complessi del Cnr di Roma individua una 'nuova via' per misurare la competitività industriale di un Paese. La ricerca è stata presentata al meeting dell'Institute for New Economic Thinking, no-profit internazionale finalizzata a promuovere visioni alternative di sviluppo su scala planetaria
Quali sono i criteri chiave per valutare la potenza economica di un Paese e il suo sviluppo nel tempo? Gli economisti sono soliti misurare la perfomance di uno stato a partire da indicatori monetari o dal valore del prodotto interno lordo (Pil), parametri che nel contesto attuale, dominato da una crisi globale, rischiano di rivelarsi inadeguati. L'evoluzione dei sistemi economici chiama infatti in causa fattori non sempre facilmente quantificabili, quasi intangibili, che hanno a che fare con il livello di educazione della popolazione o lo status finanziario medio, il costo del lavoro, la presenza di industria in settori ad alta tecnologia, la disponibilità e l'utilizzo di energie rinnovabili, la qualità della vita e molto altro ancora.
Da queste premesse prende spunto uno studio dell'Istituto per i sistemi complessi (Isc) del Cnr di Roma, pubblicato lo scorso ottobre su 'Scientific Reports', rivista del gruppo 'Nature', e presentato all'ultima conferenza plenaria dell'Institute for New Economic Thinking (Inet), istituzione internazionale che intende promuovere nuove visioni per affrontare le sfide della globalità.
La no-profit, fondata nel 2009 da un board di esperti tra cui figurano il finanziere George Soros e gli economisti già premi Nobel Joseph Stigliz e Amartya Sen, si riunisce ogni anno con l'obiettivo di avviare un 'think tank planetario' capace di generare nuove idee e soluzioni. L'ultimo meeting, svoltosi a Hong Kong lo scorso aprile, ha visto la partecipazione del direttore dell'Isc-Cnr Luciano Pietronero, per la sessione 'Crescita e cambiamenti tecnologici nei sistemi complessi'. "Il nostro approccio consiste nel considerare le crescita economica come un processo dell'evoluzione di ecosistemi di tecnologie e capacità industriale di un Paese", spiega il fisico.
In questa prospettiva, i sistemi economici sono in qualche modo equiparabili a sistemi biologici che devono competere per sopravvivere in un ambiente in costante cambiamento. Comprenderne le dinamiche presuppone una visione che include molteplici elementi, quali la crescente complessità delle economie e la loro stretta interconnessione. "È solo riuscendo a dare un valore a questo insieme che si svela il potenziale nascosto di sviluppo proprio di un paese, un potenziale che l'economia classica non riesce a estrapolare proprio perché è intimamente legato alla 'diversità' e alla 'complessità' propria di ogni realtà", prosegue Pietronero. "La nostra analisi è un primo passo verso una prospettiva economica nuova, che può essere d'aiuto per prevedere i possibili trend tecnologici e supportare la pianificazione di politiche e investimenti".
Nasce così una nuova 'metrica' della competitività di un paese, un algoritmo generato non sulla base di parametri monetari, ma in cui la capacità industriale è data dal livello di complessità dei prodotti realizzati e dalla loro diversificazione, un concetto che finora veniva considerato in modo negativo nelle teorie standard. Se sembra ovvio che una nazione sviluppata produca prodotti più vari e complessi di una nazione arretrata, le analisi dell'Isc-Cnr rivelano diverse sorprese, con paesi che pur avendo un Pil uguale o simile, mostrano livelli di complessità molto diversi tra loro.
Fonte: Luciano Pietronero, Istituto dei sistemi complessi del Cnr, tel. +39 0649913488 , email luciano.pietronero@isc.cnr.it