Rita Marcotulli, la signora in jazz
Inizia a suonare il piano da bambina, lo studia al Conservatorio, e a 20 anni si avvicina alla musica jazz che porta in giro per il mondo. Tante le collaborazioni con musicisti internazionali così come i premi ottenuti, tra cui il 'David di Donatello' vinto, nel 2010, per la colonna sonora del film 'Basilicata coast to coast', prima donna a ottenere questo riconoscimento
Compositrice e pianista, la romana Rita Marcotulli studia ai Conservatori di Santa Cecilia e Licinio Refice. Dopo un'iniziale attrazione per i ritmi brasiliani, si avvicina alla musica jazz e dagli anni Ottanta collabora con artisti internazionali, quali Richard Galliano, Enrico Rava e Pat Metheny, oltre che con Pino Daniele, Roberto Gatto, Javier Girotto. La sua musica, che risente delle influenze di Bill Evans e John Coltrane, la porta a spaziare verso altre forme d'arte, soprattutto il cinema: con la colonna sonora del film 'Basilicata coast to coast' vince il Ciak d'oro, il Nastro d'argento e il David di Donatello, prima donna a riceverlo. Nel 1987 e nel 2011 la rivista 'Musica Jazz' la premia come migliore artista italiana. Sposata con il musicista e produttore Pasquale Minieri, definisce la figlia Elettra “la mia più bella musica mai scritta”.
Da bambina già suonava: come si diventa pianista?
Sono nata con la musica, a casa se ne ascoltava di tutti i generi. Mio padre, ingegnere del suono, registrava un po' di tutto: da Fabrizio De André a Arturo Rubinstein, da Armando Trovaioli a Ennio Morricone. Ho iniziato a suonare il piano a cinque anni ed è stato subito amore: mi divertivo a creare storie con le note. Per diventare musicista bisogna studiare molto e fare una vita quasi monastica, ma per me suonare è il lavoro più emozionante e più bello. Anche se per le mie composizioni traggo ispirazione dal silenzio, non posso immaginare un mondo senza musica. È un modo di esprimermi con cui affiorano emozioni irripetibili.
A parte la cantante Maria Pia De Vito con cui porta avanti un sodalizio da anni, quale, tra i duetti con altri musicisti, le ha lasciato un segno?
Con Maria Pia ci siamo conosciute negli anni Ottanta. Suonava con Eugenio Bennato che stava cercando un pianista. Mi vide in tv e gli propose me. Da lì iniziò la nostra amicizia di donne con la stessa passione in un mondo prevalentemente maschile. Lavorare con altri musicisti mi piace. Quando si suona è difficile fingere e non potrei mai riuscirci con chi non sento sincero. Un altro duetto consolidato è quello con Andy Sheppard, ma è stato emozionante anche duettare con Pat Metheny e Israel Varela, una batterista che si ispira al ritmo del flamenco.
Ha collaborato più volte con Pino Daniele e con attrici come Lella Costa e Franca Valeri: che ricordo ne conserva?
Con Pino Daniele ho vissuto un periodo di crescita della mia vita molto importante. Accompagnare un cantante di musica pop non è facile: ogni nota ha un peso e tutto deve funzionare a incastro tra piano e chitarra. Recentemente l'ho omaggiato rielaborandone brani e melodie insieme a musicisti come Tore Brunborg, Matthew Garrison, Nguyên Lê e Maria Pia De Vito. È un grande amico che mi manca molto. Lella Costa la conobbi durante una trasmissione Rai in cui lei leggeva brani di libri e io l'accompagnavo al piano, l'intesa è stata immediata, con grande sintonia e divertimento. Franca Valeri, che ho sempre ammirato, sul palco è straordinaria: a 91 anni, nel mitico personaggio della Sora Cecioni, mi ha talmente ipnotizzato che a tratti ho dimenticato di suonare!
Ha vinto il David per la colonna sonora del film di Rocco Papaleo 'Basilicata coast to coast'. Che esperienza è stata?
Il cinema è una mia grande passione, fin da bambina andavo da mio padre a vedere come si registrava la musica da film, senza computer e in presa diretta. Tra i tanti capolavori che ho visto mettere a punto ricordo 'C'era una volta in America' e 'Dramma della gelosia', ma anche le prove d'orchestra con Nino Rota, Ennio Morricone e Armando Travaioli. Musicare il film di Rocco Papaleo è stato un grande regalo e, visto che lui è anche musicista, la colonna sonora l'abbiamo concepita insieme. La notizia della nomination mi è arrivata durante un'esibizione in Germania: non sono riuscita a trattenere la forte emozione davanti al pubblico e ho festeggiato tutta la notte, anche se mi è dispiaciuto non ricevere il premio dalle mani del maestro Morricone.
Che rapporto ha con la scienza e con le nuove tecnologie?
La scienza mi ha sempre affascinato e anche la musica, che si basa sulle frequenze, in qualche modo è scienza. Newton, ad esempio, ha calcolato la frequenza di un colore in relazione a quella di una nota. Le nuove tecnologie sono utili per cogliere informazioni, ma sono anche una grande prigione: spendiamo troppe ore al cellulare o al pc.
New media, social: quanto è connessa e presente in rete?
Attraverso i social ho ritrovato molte persone che avevo perso di vista. Li uso per comunicare le mie iniziative musicali, ma non per parlare della mia vita privata: sono affascinanti, ma anche pericolosi. Preferisco guardare le stelle, passeggiare in riva al mare, stare in campagna e godermi la vita.
Programmi per il futuro?
Il mio prossimo progetto ha a che fare con la pittura, un lavoro che ho in mente da tanti anni. Debutto a Perugia il prossimo 13 luglio, all'interno della manifestazione 'Umbria jazz', con musiche che ho scritto per un concerto multimediale con le opere di Caravaggio. Sarò accompagnata da Tore Brunborg, Miyedo Koto, Marco Decimo, Michel Benita, Israel Varela e Michele Rabbia. Il testo è di Stefano Benni e il video dei Karmachina.