Condividi
Quali rischi corrono gli astronauti dopo prolungate missioni nello spazio? Quali le conseguenze per il corpo umano sottoposto per lunghi periodi a condizioni di assenza di gravità? A questi interrogativi cerca di rispondere l'esperimento Sphinx (Spaceflight of huvec: an integrated experiment), messo a punto dall'Istituto di scienze e tecnologie molecolari (Istm) del Cnr in collaborazione con le università di Milano e Milano Bicocca nell'ambito di un progetto internazionale pluriennale finanziato dalle Agenzie spaziali europea (Esa) e italiana (Asi).
L'esperimento è ufficialmente partito lo scorso 27 ottobre dal cosmodromo di Baikonur, nel Kazakistan, a bordo del cargo spaziale 'Progress M08-M' destinato a raggiungere la Stazione spaziale internazionale. Scopo, sottoporre cellule endoteliali umane (che compongono i tessuti della superficie interna dei vasi sanguigni) a condizioni di microgravità, così da comprendere diversi tipi di disfunzioni cardiovascolari riscontrate negli astronauti dopo una prolungata permanenza nello spazio, analoghe a quelle che insorgono sulla terra durante l'invecchiamento.
"Le cellule endoteliali sono coinvolte attivamente nella funzionalità dell'apparato cardiovascolare", afferma Silvia Bradamante dell'Instm-Cnr , che ha ideato e messo a punto l'esperimento nei laboratori dell'università Milano-Bicocca in collaborazione con Jeanette Maier dell'università di Milano. "Definirne le alterazioni causate dalle condizioni di microgravità aiuterà non solo a identificare adeguate contromisure per chi stazionerà o viaggerà nello spazio, anche in vista di una futura missione su Marte, ma anche a prevenire diverse patologie associate all'invecchiamento".
In azione a Baikonur già dai giorni antecedenti il lancio della missione, il team scientifico del Cnr - composto anche da Silvia Versari e Alessandro Villa - ha curato tutte le delicate fasi della preparazione per il volo dei dodici bioreattori miniaturizzati di cui si compone l'hardware di Sphinx. Una volta raggiunta la Stazione spaziale internazionale, Sphinx sarà integrato in uno speciale incubatore per colture cellulari e, a un mese dal lancio, sarà riportato a Terra a bordo della navicella Soyuz e inviato ai laboratori milanesi per le analisi post-volo.
Fonte: Silvia Bradamante, Dipartimento Terra e ambiente del Cnr, tel. 02/64485030 , email direttore@dta.cnr.it -