Editoriale

Emergenze ambientali, investire in ricerca costa meno del conto dei danni

cnr
di Luciano Maiani

Il costo del blocco dei voli provocato dalle ceneri del vulcano islandese - rileva cifre alla mano il presidente del Cnr - è stato notevolmente superiore a quello del miglioramento della rete di osservazione che ha monitorato il fenomeno. L'attività di ricerca per prevenire e fronteggiare eventi particolari è quindi conveniente, oltre che importante, come confermano eventi quali tsunami, frane, inondazioni

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Maggiori fondi alla ricerca scientifica per infrastrutture con dotazioni tecniche d'avanguardia e migliore coordinamento internazionale. E' questa la lezione che ci suggerisce la recente emergenza dovuta alla nube di cenere vulcanica proveniente dall'Islanda, che ha bloccato per quasi una settimana i voli in Europa. Quanto è successo ha reso evidente che le infrastrutture di ricerca rappresentano uno strumento strategico indispensabile a fronteggiare fenomeni naturali incontrollabili o imprevedibili. Finanziarle adeguatamente costituirebbe un risparmio rispetto ai conti che presenta ogni emergenza. Torniamo alla vicenda del vulcano: le stazioni della rete europea Earlinet coordinata dal Cnr (Istituto di  metodologie per l'analisi ambientale di Potenza), hanno fornito informazioni sulla nube di cenere in tempo reale, dalla Svezia alla Romania, grazie a radar ottici che sparando laser nell'atmosfera ne analizzano la composizione. La stazione Isac-Cnr del Monte Cimone ha fornito dati sulla quantità di cenere nella nube, stabilendo che in Italia era addirittura inferiore a quella di sabbia sahariana che in certi periodi viene portata dallo scirocco. Tuttavia, questi dati non sono stati usati, o usati solo in minima parte, dalle autorità preposte all'autorizzazione dei voli. Si potrebbe fare meglio. Con un investimento vicino ai 100 milioni di euro si potrebbe finanziare una rete osservativa europea più completa, dotata di tecnologie di frontiera per almeno 10 anni che, in caso di emergenza, permetterebbe di individuare possibili corridoi aerei di sicurezza per limitare al minimo lo stop dei voli. L'investimento richiesto è nettamente inferiore alle perdite accusate dalle compagnie aeree, oltre 1,2 miliardi di euro, e ne beneficerebbero tutti i cittadini europei. Al tempo stesso, la rete fornirebbe dati di grande valore scientifico sull'ambiente e sul clima. Lo stesso ragionamento vale per le infrastrutture di monitoraggio dei mari, che potrebbero metterci in guardia dal rischio tsunami e da altre calamità costiere. Con 20-30 milioni di euro, da dividersi tra i paesi del Mediterraneo, si potrebbe mettere a punto un sistema di monitoraggio a base di boe e sensori abissali. Con 90 milioni di euro in 4 anni potremmo dotarci di ulteriori sistemi di sicurezza, che l'Istituto di scienze marine (Ismar) del Cnr sta studiando assieme ad altri enti di ricerca: un sistema cablato con precursori idroacustici per guadagnare tempo in caso di allerta, visti i tempi particolarmente ridotti nel Mediterraneo. I paesi devastati dallo tsunami nel 2004 hanno già fatto questo ragionamento dopo aver contato quasi 250 mila morti e danni per circa 20 miliardi di dollari. Anche per i rischi idrogeologici siamo in emergenza. Lo dimostrano i casi della frana di Montaguto, che ha spezzato l'Italia in due, o di Maierato, che ha costretto gli abitanti a evacuare il paese. "immagine" Frane e inondazioni arrecano danni ingenti ogni anno, oltre al sacrificio di vite: tra il 1950 e il 2008 si sono verificati in Italia più di 1.600 eventi. Il costo di ciascun evento, attualizzato al 2000, arriva fino ai sette miliardi di euro dell'alluvione di Firenze del 1966 e agli oltre 11 miliardi dell'alluvione in Piemonte del 1994. Anche in questi casi il Cnr può rappresentare lo strumento strategico in più. Un punto di partenza è, per ora, il catalogo dell'Istituto di ricerca per la protezione idrogeologica (Irpi), il più aggiornato ed esteso al mondo degli eventi franosi e delle inondazioni con conseguenze dirette sulla popolazione. Sarà utile per stimare i livelli di rischio e, nel caso si decidesse per l'assicurazione obbligatoria contro i rischi naturali, per definire correttamente i premi.

 

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