Una 'app' per salvare i cereali
Permetterà di monitorare con uno smartphone il rischio di esposizione a infezioni virali come il 'nanismo giallo’ dell’orzo. È il risultato di un progetto dell’Università della Pennsylvania a cui ha collaborato l’Ipsp del Cnr di Torino
La lotta alle malattie che affliggono le più comuni coltivazioni ceralicole si arricchisce di un nuovo strumento: un’applicazione per smartphone che darà agli agricoltori la possibilità di monitorare in tempo reale l’esposizione dei propri campi al rischio e di adottare le migliori strategie di difesa. In via di realizzazione da parte della statunitense ZedX, la app è il risultato di un progetto di ricerca a cui ha collaborato l'Istituto per la protezione sostenibile delle piante (Ipsp) del Cnr.
“L’obiettivo del progetto, condotto da Edwin Rajotte e Cristina Rosa dell’Università della Pennsylvania e finanziato dal Dipartimento per l’agricoltura degli Stati Uniti”, spiega Piero Caciagli dell’Ipsp-Cnr, “era realizzare un modello capace di prevedere lo sviluppo di infestazioni fatali per le coltivazioni, sulla base di parametri come temperatura, umidità dell’aria o del terreno. La grande mole di dati e misure che il nostro Istituto può mettere a disposizione grazie a oltre 20 anni di ricerca, unica nel panorama mondiale, ha permesso di estendere il modello previsionale anche alle infezioni virali e si è rivelata fondamentale per implementare e testare il sistema”.
Attraverso l’interfaccia della app, gli agricoltori potranno ricevere mappe 'personalizzate’ di rischio e proiezioni a medio termine sulla possibilità che le coltivazioni subiscano attacchi: il sistema combina, infatti, dati meteorologici e di posizione geografica con informazioni sul grado di crescita delle piante e sull’eventuale presenza di parassiti. Il progressivo inserimento di dati da parte degli utenti permette, inoltre, di avere uno strumento con cui condividere informazioni ad ampio raggio sulla diffusione delle malattie, sugli andamenti stagionali e sulle migliori strategie di difesa.
Lo studio si è concentrato in particolare sull’infezione da 'nanismo giallo dell’orzo’. “È una delle malattie virali dei cereali più diffuse al mondo e negli anni ’80 ha causato notevoli problemi anche alle coltivazioni del nord Italia”, prosegue Caciagli. “La profonda conoscenza del virus, delle sue modalità di trasmissione e diffusione e la messa a punto di strategie standardizzate per combatterlo ci ha permesso di supportare l’ateneo americano nella realizzazione di uno strumento utile ai coltivatori per evidenziare la presenza di eventuali fattori di rischio e per affiancare le decisioni quotidiane, ad esempio relativamente alla semina o a come trattare le piante, in un dialogo continuo e immediato”.
Due studenti della Pennsylvania University coordinati dalla ricercatrice Cristina Rosa (assistant professor presso l’ateneo americano) hanno trascorso due settimane nella sede di Torino dell’Ipsp-Cnr, dove hanno condotto una serie di interviste a persone impiegate in campo agroalimentare, per comprendere il rapporto degli agricoltori italiani con le tecnologie informatiche e il loro utilizzo in ambito lavorativo. “L’operazione ha avuto anche interessanti risvolti culturali”, conclude Caciagli. “Abbiamo riscontrato che gli agricoltori italiani sono piuttosto simili, per abitudini e stili di vita, ai colleghi americani, e contrariamente a quanto si può pensare fanno un ampio uso delle tecnologie web, in particolare per avere dati su previsioni meteo e andamento dei prezzi”.
Fonte: Piero Caciagli, Istituto per la protezione sostenibile delle piante, tel. 011/3977927