Focus: Primavera

Note primaverili

Fiori
di Francesca Gorini

Lo sbocciare della bella stagione è stato da sempre fonte di ispirazione per cantautori e poeti: in molte composizioni il risveglio della natura diventa specchio di una rinascita interiore e di rinnovata vitalità

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“È primavera… svegliatevi bambine, alle cascine, messere aprile fa il rubacuor”, cantava Alberto Rabagliati nella sua 'Mattinata fiorentina’. Era il 1941 e l’esplosione della diffusione della radio portava nelle case di tutto il Paese una nuova musica e una lingua, l’italiano, sempre più condivisa al di là dei tanti dialetti. Ogni lunedì sera l’Ente italiano per le audizioni radiofoniche (Eiar) mandava in onda il 'Canta Rabagliati’, la trasmissione che consacrò la celebrità dell’artista milanese, in cui venivano riproposti i sui pezzi più famosi, quasi sempre incentrati su amore, emozioni, sentimenti.

Ma 'Mattinata fiorentina’ fu il motivo in grado di superare epoche storiche e mode, diventando parte della nostra cultura musicale: un inno al risveglio della natura e dei sentimenti. “Da sempre la primavera è fonte di ispirazione per musicisti e cantautori”, spiega Isabella Maria Zoppi, dell’Istituto di storia dell’Europa mediterranea (Isem) del Cnr di Torino e cantautrice per passione con il nome d’arte di 'Isa’. “Le radici sono molto antiche e hanno a che fare con la tradizione dei trovatori e dell’amor cortese: poesie messe in musica, in cui il tema dell’alternarsi delle stagioni, in particolare il risveglio primaverile, è visto come metafora di rinascita”.

Un messaggio che si ritrova trasversalmente in molte culture, religioni e momenti storici. “Quello della continua rinascita è un valore che fonda l’essenza stessa della cultura dell’uomo: è al centro della Pasqua - l’elemento più importante della cristianità - ma si ritrova anche nella mitologia greca, nelle tradizioni africane o asiatiche, ognuna con il proprio bagaglio di narrazioni, canti, usanze”, continua la ricercatrice. 

Nella musica leggera italiana sono moltissime le canzoni che raccontano di amori, speranze e attese che si realizzano nei mesi della primavera. “Claudio Villa cantava nel 1951 la 'Canzone di primavera’, il "'più bel fiore sbocciato al sole'" da donare all’amata. Ma in anni più recenti ricordiamo anche Mina, che ne 'La pioggia di marzo’ cantava "la speranza di vita che porti con te", o Riccardo Cocciante che in 'Primavera’ afferma "'sarò il tuo contadino e tu la terra mia… poi spargerò il mio seme nella tua verde valle e aspetteremo insieme che venga primavera'", sottolinea Zoppi. “Scenari diversi in cui il risveglio dei sensi favorisce il desiderio di nuovi amori o di cambiamenti, anche in senso collettivo, come testimoniano canzoni di matrice sociale come 'Primavera a Sarajevo’ di Enrico Ruggeri o 'Primavera a Praga’ di Francesco Guccini”.   

In alcuni casi, poi, la bella stagione fa da contraltare a delusioni o tormenti interiori.

“Gli esempi vanno dalla nota canzone dei Dik Dik, 'Il primo giorno di primavera’, al successo di Loretta Goggi, 'Maledetta primavera’. La bellezza della natura fiorita diventa allora un motivo di consolazione per l’animo afflitto, o di aspirazione a una vita più leggera”, conclude la ricercatrice dell’Isem-Cnr. “Proprio come suggeriva il cantautore bolognese Luca Carboni, nella sua 'Primavera’, scritta alla fine degli anni ’80", "'È primavera, e torna come allora una voce che dice: lascia ad altri i progetti troppo lunghi, arricchisci il tuo tempo e non cercare più del pane quotidiano; lasciati andare alla vita e non disperarti mai”.  

F.G.

Fonte: Isabella Maria Zoppi, Istituto di storia dell'Europa mediterranea, Torino, tel. 011/6703713

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