Specialistica: Centenario

Il racconto come strumento cruciale

Copertina del libro Lo storytelling nella comunicazione scientifica
di Patrizio Mignano

Il dibattito tra scienza e società civile è spesso caratterizzato da un sottofondo di sfiducia, ne abbiamo avuto un esempio durante i due lunghi anni di pandemia, ma anche nel quotidiano dibattito sulle cause del riscaldamento globale. “Lo storytelling nella comunicazione scientifica sulla crisi climatica”, edito da Cnr Edizioni, riflette sull’importanza del linguaggio da utilizzare nella comunicazione scientifica, con particolare attenzione alla questione climatica

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“Su un tema come quello della crisi climatica, in cui le decisioni sono urgenti, centrale è raccontare i diversi punti di vista”. Così sostengono nella prefazione del libro “Lo storytelling nella comunicazione scientifica sulla crisi climatica” (Cnr Edizioni) gli autori Sabrina Presto, Michele Bolcato e Vilma Osella, rispettivamente ricercatrice Cnr, master in Giornalismo e comunicazione dell'Università di Ferrara e insegnante di scienze naturali. E distinguono due fasi: la prima in cui la comunicazione del fenomeno clima ha dovuto fare i conti con una forte presenza di messaggi negazionisti; in questa fase, la maggior parte della comunicazione è stata dedicata a smontare le cosiddette fake news. La seconda, invece, la più attuale, in cui le voci contrarie si sono affievolite, e parole come sostenibilità, ecologico, transizione si sono fatte lessico comune. Aggiungono poi che il progresso scientifico va spiegato all’interno del contesto sociale in cui avviene, e il linguaggio più adatto per comunicarlo è il “racconto” o “storytelling”, considerato uno “snodo cruciale”.

“Così per chi opera nel campo della comunicazione scientifica, il compito è duplice: da un lato rendere accessibile ai non esperti scoperte, innovazioni e invenzioni; dall’altro rendere praticabile e proficuo il dibattito pubblico sui temi legati alla tecnoscienza”. A sostegno di questa tesi si cita il saggio di Jonathan Gottschall “L’istinto di narrare”, secondo cui la “Mente umana cede impotente al risucchio di una storia”, e “la narrazione ascoltata e prodotta è una componente essenziale e spontanea della vita degli esseri umani, sin dall’infanzia. Ascoltare il racconto di storie vissute da altri, sviluppa nelle persone la capacità di immaginarle”.  

Si ricorda nel volume una ricerca pubblicata nel 2021 (Brockington et alii 2021), svolta da pedagogisti, psicologi e medici, che ha dimostrato gli effetti positivi a livello psico-fisiologico dell’essere esposti a storytelling. “Ad un gruppo di bambini ricoverati in ospedale sono state offerte sessioni con racconti di storie della letteratura d’infanzia. Gli esiti dei test hanno evidenziato un aumento dell’ormone ossitocina, una diminuzione del cortisolo, una minore percezione del dolore ed un uso maggiore di termini positivi nel raccontare la condizione vissuta, rispetto ad un gruppo di controllo di altri bambini. A questi ultimi lo stesso storyteller non aveva raccontato storie, ma aveva proposto dei giochi di puzzle per la medesima durata temporale”.

Un capitolo è poi dedicato a “progetti di comunicazione” sul tema della crisi climatica: “EU Horizon 2020 Magic Nexus”, il cui obiettivo è, attraverso l’uso dello “storytelling quantitativo”, di falsificare la narrazione dominante dell’innovazione e del progresso tecnologico, secondo cui esse sono generate all’interno di centri di potere come istituzioni governative, lobby;  “Bridges” o ponti, progetto europeo in cui emerge forte la necessità e la volontà di creare connessioni tra varie narrazioni, saperi, discipline, generazioni; “Dry” (Drought risk and you), progetto nato con lo scopo di raccogliere dati per monitorare e gestire l’emergenza siccità in Gran Bretagna.

Per concludere, il lavoro proposto da Bolcato, Osella e Presto rientra in una linea di ricerca che rifiuta un approccio top-down in cui “il pubblico” assume rilevanza solamente a cose concluse, come recettore passivo di fatti certificati da saperi esperti. Quindi, anche se la comunità scientifica converge nel riconoscere il carattere antropico della crisi climatica, i processi decisionali sulle policy da adottare non possono svolgersi solo tra tecnici, ma devono includere il dialogo tra coloro che sono interessati alla questione. E quello che auspicano, è che lo “storytelling” sia utilizzato per costruire narrazioni allargate e ricche di punti di vista, evitando che diventi uno strumento per promuovere una visione unilaterale dei fatti.

Titolo: Lo storytelling nella comunicazione scientifica sulla crisi climatica
Categoria: Specialistica
Autori: Sabrina Presto, Michele Bolcato e Vilma Osella
Editore: Cnr Edizioni
Pagine: 58