Neri Parenti: in fuga dalla scienza
È arrivato al successo dirigendo i film tratti dai libri di Paolo Villaggio sul ragionier Fantozzi e su Giandomenico Fracchia, ma è noto anche per i 'cinepanettoni', con cui sbanca i botteghini durante le feste di Natale. Ultimo della serie 'Vacanze di Natale a Cortina'
Signore della risata degli ultimi vent'anni, Neri Parenti raccoglie in sala, durante le feste natalizie il pubblico in cerca di svago e leggerezza. Il primo film da regista è, nel 1979, 'John travolto... da un insolito destino', parodia de 'La febbre del sabato sera'. Ma il successo arriva quando Paolo Villaggio, abbandonato da Luciano Salce, gli propone di dirigere i film tratti dai suoi libri che hanno per protagonisti il ragionier Ugo Fantozzi e Giandomenico Fracchia: da 'Fantozzi contro tutti' del 1980 a 'Fracchia contro Dracula' del 1985. Sfruttando coppie di comici come Banfi-Villaggio, Parenti realizza pellicole quali 'Pappa e ciccia', 'I pompieri', le serie 'Scuola di ladri'. Lavora poi con attori quali Renato Pozzetto ('Casa mia, casa mia...' e 'Infelici e contenti') e Massimo Boldi ('Cucciolo'). Ma le sue specialità sono senz'altro i cosiddetti 'cinepanettoni' con cui ottiene successi al box-office: da 'Vacanze di Natale '95' a 'Paparazzi', da 'Merry Christmas' a 'Natale in Sudafrica', fino al recente 'Vacanze di Natale a Cortina'.
Sin dagli esordi della carriera si è dedicato alla commedia? Perché questa scelta?
Per una predisposizione naturale. Già quando frequentavo l'università scrivevo su un giornale di aspetti ludici e goliardici. Poi, cominciando a lavorare nel cinema, ho affiancato registi come Steno, Pasquale Festa Campanile, Giorgio Capitani, che si sono sempre dedicati a questo genere.
La medicina riconosce un valore terapeutico alla risata, cosa ne pensa?
Il regista in realtà, suscita la risata più che fruirne. Credo comunque che ridere abbia una funzione liberatoria. Certamente è terapeutico per chi in questo settore lavora: aiuta a stare al passo coi tempi, perché bisogna seguire ciò che accade nel mondo, osservare i nuovi fenomeni e le nuove forme di comicità e questo aiuta a mantenersi giovani mentalmente.
Il cinema è cambiato anche grazie alla tecnologia: dal digitale al 3D. Lo ritiene un valore aggiunto?
Decisamente sì. Lo sviluppo tecnologico contribuisce a migliorare la qualità del prodotto cinematografico, se viene usato in modo funzionale: ora, per esempio, mi pare ci sia un abuso del 3D, utilizzato anche in pellicole che non ne traggono particolare vantaggio. Senz'altro positiva poi è la diffusone del digitale, che rende più agile girare un film, consentendo anche a chi ha pochi mezzi di mettersi alla prova e farsi conoscere. Anche la rete o You tube possono facilitare l'emergere del talento. Non credo, insomma, che le tecnologie vadano a discapito della qualità perchè si tratta di settori diversi: chi vede un video sul computer ha altre aspettative rispetto a chi va al cinema ad assistere a un colossal in 3D come 'Avatar'.
Lei ha portato sullo schermo il 'mitico' ragionier Fantozzi, un perdente. Pensa sia ancora attuale o oggi i perdenti sono altri?
C'è stata una lunga fase politica in cui il 'fantozzismo' non era di moda: c'era un finto benessere, in cui sembrava che tutto andasse bene. Il personaggio di Fantozzi si fondava invece su un mondo basato sulle gerarchie, sul consumismo, sui rapporti familiari difficili. Ora forse sarebbe di nuovo attuale, basterebbe forse trasformarlo in un precario...
Lei è noto anche per i 'cinepanettoni', non è un'immagine irreale del nostro Paese in un grave momento di crisi?
In effetti questo genere di opere si concilia poco con il momento attuale, non è un caso che il mio ultimo lavoro 'Vacanze di Natale a Cortina' abbia avuto un risultato inferiore alle altre mie pellicole al botteghino. Quando abbiamo scritto il film, però, si respirava un'aria diversa: non c'era ancora Monti, non si parlava di spread. Non direi però che sia finita l'era dei cinepanettoni. Occorre forse ripensarli. In fondo con questo termine si etichettano film che escono durante il periodo natalizio, in cui c'è un cast di attori famosi e brillanti. Basta cambiare argomento, non parlare di vacanze milionarie. Ad esempio, può offrire spunti comici la vicenda di un ricco che cade in disgrazia: la comicità è nel quotidiano, basta guardarlo con l'occhio giusto, osservarlo da un punto di vista diverso.
Ha mai pensato di girare un film ambientato nel mondo della scienza?
No, fuggo dalla scienza. Ho avuto un padre scienziato (Giuseppe Parenti n.d.r.): è stato un genio dell'economia e della statistica. Oltre ad appartenere a quasi tutte le società scientifiche di rilievo, fino all'Accademia dei Lincei, è stato impegnato a Washington per il Piano Marshall, a Parigi nell'Oece e nell'Unesco, a Ginevra nell'Ilo. È stato preside della facoltà di Economia e commercio dell'Università di Firenze e poi rettore dello stesso ateneo. Io e i miei fratelli però lo vedevamo poco e per mantenere in qualche modo un contatto con lui davamo ai cuccioli dei nostri cani i nomi dei ministri dei Paesi in cui papà si trovava al momento della nascita.
Mio padre, inoltre, presentava tutte le caratteristiche stereotipate dello scienziato: distratto, poco attento alle incombenze quotidiane, ad esempio a fare benzina per evitare di rimanere a secco con l'auto. Per me è stato una figura ingombrante, che mi ha portato ad allontanarmi da tutto ciò ha a che fare con l'ambito accademico e della ricerca: sia io che i miei tre fratelli abbiamo seguito strade completamente diverse.
Non c'è proprio uno scienziato che le sta simpatico?
Mi è molto simpatica Margherita Hack, potrebbe essere un personaggio dei miei film; mi piace anche il suo modo di parlare, la sua pronuncia toscana. A parte lei, trovo che lo scienziato in genere sia una figura simpatica, mi affascinano perché parlano con naturalezza di argomenti e realtà a me sconosciute. Non è un caso che anche al cinema sia spesso raffigurato come un individuo divertente, basta pensare all'inventore di 'Ritorno al futuro'.