La proliferazione di comunicazione si autoalimenta in un modo inevitabile. L'urgenza del problema è evidente. Basti pensare all’insistenza di papa Francesco sul pettegolezzo, alla teoria socratica dei “tre setacci”, alla preoccupazione dell’Oms per le informazioni non corrette, non chiare o non complete su Covid. A livello popolare, la si deduce da alcuni modi di dire: “Il silenzio è d'oro”, “Un bel silenzio non fu mai scritto”, “Usi obbedir tacendo”, “Taci! Il nemico ti ascolta”, “Pensa prima di parlare” o “Acqua in bocca”, “Tenersi un cecio in bocca”…
Fake news
L'eccesso di informazioni che si accumulano con ritmo esponenziale agisce in modo analogo a quanto accade con un agente infettivo. Un fenomeno che insidia la credibilità pubblica della scienza e degli scienziati, come sottolinea Giovanni Maga, direttore dell’Istituto di genetica molecolare del Cnr
Qual è l’effetto sull’agricoltura dei falsi miti? Come affrontare la sempre maggiore richiesta di cibo da parte di una popolazione mondiale in continuo aumento? Il libro “Agrifake” aiuta a fare chiarezza coniugando rigore scientifico e linguaggio divulgativo
Come costruire una reputazione rivoluzionando la propria presenza mediatica? Il protocollo di https://www.dnamedialab.it prevede una analisi scientifica dei punti deboli e dei punti forti dell’attività di un professionista della salute, grazie a sofisticati strumenti informatici capaci di fornire una panoramica qualitativa e quantitativa sullo stato della visibilità pubblica e della reputazione, sia sul web che sui media tradizionali; a coronamento di questi servizi la piattaforma dispone del magazine “Mass Media & Salute”
Ritiene che dietro molti accadimenti si nascondano cospirazioni, trame e complotti occulti. È il profilo del complottista che, oltre ad avere radici lontane, è politicamente e socialmente trasversale. Secondo la psicanalisi si tratta di un atteggiamento paranoico con il quale la società deve convivere. Ne abbiamo parlato con Sergio Benvenuto, psicanalista dell'Istituto di scienze e tecnologie della cognizione del Cnr, autore di "Dicerie e pettegolezzi"
Nella campagna elettorale appena trascorsa si è molto dibattuto del controllo della veridicità delle affermazioni: una sorta di applicazione del metodo scientifico che è necessaria in assoluto, in tutti gli ambiti della vita pubblica. Questo compito spetta ai giornalisti, alle fonti istituzionali, alle autorità deputate, ma l'esigenza di assicurare informazioni attendibili è ormai stata recepita anche dai social. Dopo una fase di esplosione quantitativa, stiamo rendendoci conto del bisogno di un vaglio qualitativo della comunicazione
Sono 20 anni che ne sentiamo parlare. Che origini ha l'espressione 'scie chimiche'? Perché in così tanti credono a questa teoria del complotto? Abbiamo provato a fare un po' di chiarezza con Vincenzo Levizzani, dell'Istituto di scienze dell'atmosfera e del clima del Cnr
Paolo Pagliaro fa 'Il punto' sul liquido e variegato mondo dell'informazione e della comunicazione. Tra declino della verità, post-truth, misinformation, credulità e fake news: che non nascono oggi e non riguardano solo la rete
L'iniziativa, voluta dalla presidente della Camera Laura Boldrini, punta a contrastare la circolazione delle notizie false sul web, sensibilizzando l'opinione pubblica e responsabilizzando media, istituzioni e imprese. La petizione online ha raggiunto 15.000 firme in pochi giorni. Nel frattempo è stato presentato un disegno di legge in merito
Commenti autorevoli reclamano strumenti contro la diffusione delle false notizie in rete, altri attaccano giornali e tg. Anche le nostre esperienze dirette sui social network ci mostrano aberrazioni contro le quali l'unico antidoto è l'onestà intellettuale e imparare a gerarchizzare le fonti. Il problema investe ovviamente la scienza. Ma la tentazione dei ricercatori di abbandonare il confronto pubblico è perdente, per quanto sia comprensibile l'irritazione provocata dagli interlocutori più saccenti
Di recente si è accesa una polemica per un programma Rai in cui si è sostenuta la contrarietà alle vaccinazioni. Ma accade spesso che nella comunicazione si sostengano posizioni scientificamente non corrette – su omeopatia e sperimentazione animale, per esempio – e la ricerca dunque deve essere aperta al confronto e capace di condurlo, senza usare toni trionfalistici né precludersi nessuno strumento di divulgazione