Dobbiamo nutrire il nostro Peter Pan
Considerato universalmente il maestro del trasformismo, Arturo Brachetti è un mito vivente del teatro ed è un recordman assoluto. The Legend of quick-change. Il suo spettacolo “Solo” è al sesto anno di repliche e continua a riscuotere successo. Merito del talento e di una fanciullesca curiosità, che alimenta in tutti i modi
La carriera di Arturo Brachetti comincia a Parigi dove riporta in auge l’arte dimenticata di Fregoli, diventando per anni l’attrazione di punta del Paradis Latin. Da quel momento in poi la sua ascesa è un crescendo continuo che lo ha reso un artista di livello internazionale. Nel 2002 è entrato nel Guinness dei primati come il trasformista più veloce del mondo, con l’interpretazione di 81 personaggi diversi in uno spettacolo di due ore. Inconfondibile con il ciuffo, che gli conferisce l'aspetto di un personaggio dei fumetti, profondo conoscitore del teatro e dello spettacolo, da anni affianca a quello artistico il ruolo di divulgatore teatrale. È inoltre un regista e direttore artistico, capace di spaziare dal teatro comico al musical, dalla magia al varietà. Con oltre 400 personaggi, porta in scena il suo repertorio in continua evoluzione. Ora è in scena con la sesta stagione di “Solo-The Legend of quick-change”, one man show applaudito in tutta Europa.
Uomo dai mille volti: funambolo, cantante, attore. La sua arte si declina in tanti modi. Dove si sente veramente a casa?
A casa mia! La mia casa è un parco giochi, ci sono i muri che si spostano, gli specchi che parlano, ho una cucina dove il cibo è mezzo vero e mezzo finto. Il mio appartamento è pieno di illusioni, ma è anche la metafora del mio pensiero perché, come dico spesso, la realtà immaginata è quella che ci rende più felici.
Secondo lei sogniamo abbastanza?
La gente sogna come sempre e ha sempre bisogno della magia, perché non è altro che l’illusione di avere un potere sulla natura e sul tempo. Il sogno di fermare il tempo, di essere più giovani, di volare, di essere invisibili non svanirà mai. La magia però si manifesta anche in altri modi; gli smartphone, ad esempio, sono una magia che i nostri nonni potevano solo sognare, e anche photoshop: tra l’altro usiamo la parola filtro per definirlo, come se fosse si trattasse di un filtro magico che ti toglie dieci anni nelle foto. Persino i social che usiamo Continuamente sono una rappresentazione illusoria della realtà: ci facciamo i selfie in vacanza, fingiamo di aver comprato un abito di lusso ma magari l’abbiamo solo preso in prestito. E ancora una volta la magia pervade il nostro quotidiano.
Dove ha imparato questo "pensiero magico"?
Da un sacerdote salesiano, Don Silvio, quando avevo 13 anni. Poi mi sono iscritto al circolo degli illusionisti di Torino, dove ho appreso i rudimenti del pensiero parallelo che è alla base di quest'arte e insegna a inscenare una situazione che sembra impossibile da realizzare. Il pensiero parallelo è molto utile perché insegna che nessun problema è impossibile da risolvere. Le cose magiche si trasformano in realtà quando diventano possibili. È come andare sulla Luna, prima si pensava che fosse magia, illusione o fantasia, poi qualcuno l’ha fatto e oggi la chiamano una conquista della scienza.
Ha reinventato l’antico metodo fregoliano del travestimento in scena ed è anche entrato nel guinness dei primati.
I sistemi di Fregoli non li ho mai conosciuti direttamente e comunque sono molto semplici, suoi cambi non erano velocissimi: lo erano per quel tempo, quando le automobili sfrecciavano a 40 chilometri orari. Ora sfrecciare significa andare a 200 chilometri orari.
Fa tutto così velocemente anche nella vita?
Molte cose sì, come mangiare e annoiarmi. Mi annoio molto velocemente, quindi sono alla continua ricerca di stimoli.
In Francia è particolarmente amato, le hanno anche dedicato una statua al Museo delle cere.
Questa statua non invecchia mai! Ruota su sé stessa e cambia abito, un attimo prima è il giorno e quello dopo la notte. Mi ha un po’ rubato l’anima...
Se tornasse indietro, c’è qualcosa che vorrebbe fare o aver fatto?
Non ho rimpianti, ho sprecato molto tempo a fare scherzi ma rifarei tutto, anche gli errori. Cercherei però di perdere meno tempo.
Con il suo spettacolo “Solo” è in scena da molti anni. Rispetto all’ultima volta che lo ha proposto c’è qualche novità?
Nell’ultimo anno abbiamo aggiunto i personaggi della Casa di Carta e abbiamo dato un’aggiustatina allo spettacolo, cambiandone la velocità. Ricerchiamo l’immediatezza, perché così l’attenzione del pubblico non cala.
È stato definito un Peter Pan. Come fa a tenere viva la sua parte bambina?
Devi nutrirla, a volte anche obbligarla. Mi adopero costantemente per mantenere il mio Peter Pan sveglio e il Carpe Diem ha le lettere maiuscole, perché mi accorgo del ticchettio dell’orologio di Capitan Uncino. Colgo sempre l’occasione per fare cose nuove, visitare posti che non conoscevo. Durante il lockdown ho imparato a dipingere al contrario e mi sono avvicinato al canto. È tutto una meravigliosa palestra.