Recensioni: Mestieri

Uguali, ma fra qualche secolo

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di Sandra Fiore

Sono quelli nei quali, secondo uno studio di Rossella Palomba, ricercatrice del Cnr, le donne raggiungeranno la parità con gli uomini in numerosi settori: fra i dirigenti dei ministeri nel 2037, in ambito sanitario nel 2087, fra i professori universitari e nei consigli di amministrazione nel 2138. Nel volume-inchiesta, date storiche per l'emancipazione femminile e proiezioni nel futuro si affiancano per illustrare una disparità ancora difficile da sradicare

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"Svegliarsi la mattina e scoprire che donne e uomini sono diventati veramente uguali, cioè che finalmente sono giudicati in base al loro merito e non al loro sesso, che sono ugualmente rispettati e ascoltati e che l'autorevolezza, l'efficienza, l'eccellenza non sono disturbate, inficiate e macchiate da stereotipi di genere e striscianti discriminazioni". È il sogno di tante donne di cui si fa interprete Rossella Palomba nel suo libro-inchiesta 'Sognando parità', appena pubblicato per Ponte alle Grazie.

La ricercatrice, demografa sociale dell'Istituto di ricerche sulla popolazione e le politiche sociali del Cnr, autrice di numerosi studi sulle problematiche femminili e ambasciatrice delle pari opportunità nella scienza, affronta il tema mostrando come essa, la differenza di genere, dati alla mano, sia ancora così radicata nel nostro Paese. Il libro si offre gradevolmente anche alla lettura dei non esperti, poiché disegna un panorama sintetico dell'iter verso la parità: dalle date storiche alla situazione attuale, fotografata anche da rapporti europei.

Ma Palomba non si ferma allo status quo, anzi per rispondere in concreto alla domanda "Quanto dobbiamo ancora aspettare?" e per dare una speranza alle generazioni future, propone delle proiezioni teoriche degli anni nei quali le donne potranno coronare i loro desideri nei vari settori professionali e della vita civile. Date che descrivono un futuro molto lontano. La parità fra dirigenti ai ministeri si avrà nel 2037, in università nel 2052, in sanità nel 2087 e, fra professori ordinari uomini e donne nel 2138, nei consigli di amministrazione nel 2143, ai vertici della magistratura nel 2425 e della diplomazia nel 2660.

"Nel Novecento - scrive la demografa - ci sono state le grandi conquiste delle donne, quelle che le hanno liberate da ingiustizie basate sull'appartenenza di genere: 1950 Legge sul congedo di maternità; 1962 abolizione del licenziamento per matrimonio; 1975 nuovo Diritto di famiglia, abolizione del capofamiglia e cancellazione dello 'Ius corrigendi', ossia del diritto del marito di picchiare la moglie; 1981 fine del delitto d'onore; 1996 nuova Legge sulla violenza sessuale, con la quale lo stupro diventa un reato contro la persona e non più contro la morale. Ma, nonostante queste conquiste, le donne italiane sono in attesa di parità, di trovare spazi di occupazione, di crescita professionale, di avere potere e ruoli decisionali nelle imprese, in politica, nella scienza, di vedere riconosciuto nel mondo del lavoro il loro talento e gli investimenti fatti nell'istruzione".

Non a caso, il nostro Paese è solo al 74esimo posto del 'Report sul Global Gender Gap' del 2011, una posizione sconfortante. Dal volume si desumono alcuni dettagli: l'Italia è 90esima per occupazione femminile, 121esima per parità salariale, 97esima per incarichi al vertice. "L'Italia ha il più basso tasso di occupazione femminile (46%) - continua Palomba - dopo Malta e Grecia, peggio di Romania e Bulgaria". La nostra disoccupazione femminile "è più alta di quella maschile, il divario retributivo fra uomini e donne è del 10%; una donna su due non lavora se ha un figlio, tant'è che lavoro e maternità da noi sono meno conciliabili che in qualsiasi paese europeo. In banca solo lo 0,36% ha qualifica di dirigente, contro il 3% degli uomini".

Quasi superfluo dire che le donne hanno meno possibilità di fare carriera. "Siamo di fronte ad uno spreco di competenze che forse, proprio a causa dell'attuale crisi, non ci possiamo permettere". Insomma un quadro desolante. Ma Palomba non chiude alla speranza: "Viviamo in un mondo che si muove sempre più rapidamente, la parità si muove in controtendenza, con lentezza e senza fretta. Speriamo di farcela nei prossimi anni".