Fondamentale, però, è l'adesione alla Dieta mediterranea durante tutto l'arco della vita, e non solo in età adulta. “Solo così questo regime alimentare manifesta la sua capacità di contrastare il cosiddetto inflammaging, definizione con la quale si fa riferimento allo stato pro-infiammatorio di basso grado, alla base di tutte le maggiori patologie croniche che, pur manifestandosi in età avanzata, sono presenti in forma subclinica già decenni prima e che sono le principali cause di mortalità e disabilità (cardiovascolari, cerebrovascolari, neoplastiche, neurodegenerative, ecc)”, aggiunge la ricercatrice del Cnr-In. “Esperimenti in vivo, infatti, hanno dimostrato che se si adotta un'alimentazione sana per tutta la vita, si evita l'insorgenza dello stato di infiammazione cronica. Se invece si adotta una dieta ricca di grassi saturi e alimenti trasformati e poi si cambia e si segue una dieta sana, si diminuisce l'infiammazione sistemica, ma l'infiammazione cellullo-mediata resta elevata (trained immunity): il danno, quindi, già instaurato nel nostro organismo non è completamente eliminabile”.
Altri elementi, secondo evidenze recenti in attesa di approfondimenti clinici ed epidemiologici, possono favorire la comparsa dell'Alzheimer. “L'infiammazione subacuta delle mucose delle alte vie respiratorie, causata da agenti infettivi come quelli della pertosse e della difterite, potrebbe interessare i nervi olfattivi e coinvolgere anche il sistema nervoso centrale, aumentando il rischio di malattie neurodegenerative, quali l'Alzheimer”, continua Maggi. “E il recente aumento dei casi di pertosse nella popolazione generale, così come la dimostrazione che metà della popolazione adulta non ha anticorpi contro l'agente della difterite, fanno supporre che le vaccinazioni per queste patologie abbiano una copertura largamente insufficiente”. A proposito di vaccinazioni e di mortalità evitabile, conclude Maggi, “è necessario ricordare l'importanza della vaccinazione antiinfluenzale in questo periodo, per prevenire l'influenza, che soprattutto nella popolazione anziana e con comorbidità aumenta il rischio di complicanze cardiovascolari, di ictus e di mortalità in generale”.
Fonte: Stefania Maggi, Istituto di neuroscienze, Padova, tel. 049/8211746 , e-mail: stefania.maggi@in.cnr.it