Facciamo attenzione alla 'buona' obesità
Studi statunitensi sostengono che i chili in più sarebbero un vantaggio per contrastare patologie come diabete e ictus. Il parere dell'esperto Cnr è che questi dati vanno presi con cautela. Sazietà a tavola e attività fisica restano la dieta migliore
Ci hanno sempre detto che mantenere un buon peso forma è il segreto per vivere in salute e più a lungo. È di queste settimane però la sorprendente notizia riportata dalla stampa internazionale, tra cui il 'New York Times', secondo cui il grasso di troppo aiuterebbe a superare meglio malattie come il diabete, ma anche patologie cardiache e addirittura l'ictus. Ad affermarlo è Mercedes Carnethon, ricercatrice alla Feinberg School of Medicine della Northwestern University con un articolo pubblicato sulla rivista 'Jama' (Journal of the American Medical Association) che suscita dubbi e domande, facendo parlare gli stessi esperti di 'paradosso dell'obesità'.
Dallo studio della ricercatrice americana emerge che i diabetici normopeso presentano un rischio di mortalità pari a circa il doppio di quello osservato nei pazienti sovrappeso e negli obesi. "Le cause di questo fenomeno andranno analizzate, ma probabilmente la composizione corporea, cioè il rapporto tra massa magra e massa grassa, può giocare un ruolo", spiega Alfonso Siani, medico e ricercatore dell'Istituto di scienze dell'alimentazione (Isa) del Cnr di Avellino. "Esistono infatti persone normopeso, ma con una ridotta componente muscolare e un'elevata massa grassa, che presentano un rischio metabolico elevato. Non trascurabile è ovviamente l'aspetto genetico, che andrà studiato a fondo. In ogni caso questi risultati non suggeriscono certamente che i pazienti diabetici devono ingrassare, ma piuttosto che il peso corporeo non è il solo fattore da tenere in considerazione per la terapia".
L'articolo del 'New York Times' parla anche di alcune ricerche che prendono in considerazione il livello di fitness, evidenziando che, per conservare una buona salute, è meglio essere grassi e in forma che magri e poco allenati. "Sono risultati contraddittori, ancora da confermare e vanno presi con molta cautela", commenta il ricercatore dell'Isa-Cnr. "Per quanto riguarda i bambini, ad esempio, esistono dati che suggeriscono il contrario".
A demolire infine un'altra ipotesi che aveva avuto molto seguito arriva un lavoro dell'Istituto nazionale sull'invecchiamento di Dickerson (Usa) pubblicato su 'Nature'. La ricerca, condotta per 23 anni sui macachi, sostiene che una dieta con poche calorie fa bene alla salute, ma non favorisce la longevità, in controtendenza con molta letteratura che individua in un'alimentazione frugale e a base di vegetali, legumi e pesce l'elisir di lunga di vita. "Anche in questo caso, è necessario essere cauti: i dati ottenuti da modelli animali non sono necessariamente applicabili all'uomo, come troppo spesso si tende a fare", conclude Siani. "Ciò che sappiamo fin dall'antichità è che una dieta morigerata associata ad attività fisica è la migliore ricetta per preservarsi a lungo in buona salute".
Insomma, in attesa di nuove prove e conferme usiamo il buon senso.
Fonte: Alfonso Siani, Istituto di scienze dell'alimentazione, tel. 0825/299353 , email asiani@isa.cnr.it -