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Vulcano di fango, risolto il mistero

vulcano di fango fiumicino
di Francesca Gorini

Uno studio a cui hanno contribuito ricercatori dell’Istituto di geologia ambientale e geoingegneria del Cnr ha permesso di individuare la 'sacca’ di gas e anidride carbonica alla base dell’origine del singolare fenomeno verificatosi l’estate scorsa nei pressi di Fiumicino. Un elemento importante per pianificare futuri scavi nell’area

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Il 'colpevole’ del vulcano di fango che la mattina del 24 agosto 2013 ha allagato la rotonda di Coccia di Morto, nei pressi dell’aeroporto 'Leonardo Da Vinci’ di Fiumicino, è una miscela di acqua, fango, anidride carbonica e altri gas in pressione nel sottosuolo. Una perforazione di poche decine di metri di profondità ha improvvisamente aperto la strada alla risalita in superficie di tale miscela, provocandone una fuoriuscita durata mesi, fino a quando, lo scorso gennaio, il 'vulcano’ è stato definitivamente cementato e chiuso.

Oggi, grazie a una serie di indagini geologiche condotte da un gruppo di ricercatori dell’Istituto di geologia ambientale e geoingegneria (Igag) del Cnr di Roma, dell’Istituto di geofisica e vulcanologia (Ingv), dello studio Geomagellan e dell’Università di Roma Tre, si è scoperta la zona esatta in cui si è accumulato il gas in pressione all’origine del fenomeno. Lo studio è pubblicato sul 'Journal of Volcanology and Geothermal Research’.

“Abbiamo rilevato, che nei pressi della rotatoria di Coccia di Morto, il gas si accumula nel sottosuolo a circa 40-50 metri di profondità all’interno di uno strato di ghiaie di circa 5-10 m di spessore. Le ghiaie ospitano una falda acquifera confinata tra due strati di argille che si trovano sopra e sotto le ghiaie, determinanti per l’intrappolamento del gas”, spiega Andrea Billi dell’Igag-Cnr.

L’indagine non esclude che ci possano essere sacche di gas anche più profonde, mentre è già stata accertata la presenza di accumuli più superficiali. “La zona non è nuova a manifestazioni simili a quelle dell’estate scorsa”, aggiunge Billi. “Nel 2005 un’analoga perforazione del suolo a scopo di studio del territorio, avvenuta a poche centinaia di metri dalla rotatoria, aveva causato fuoriuscite di anidride carbonica e altri gas in tracce. Altri studi hanno documentato fenomeni simili nell’area nel 1925 e nel 1890, rispettivamente in occasione della costruzione della vetreria della Società anonima per l’industria del vetro a Fiumicino e durante la campagna di sondaggi per la costruzione dello stabilimento idrovoro di Ostia”.

I risultati dello studio forniscono, quindi, un importante contributo alla comprensione degli aspetti geologici che caratterizzano la zona, utile anche a pianificare futuri interventi di scavo e perforazioni per sondaggi geognostici. “Conoscere le zone di accumulo dei gas è fondamentale per gestire, e possibilmente prevenire, tali evenienze”, conclude il ricercatore. 

Fonte: Andrea Billi, Istituto di geologia ambientale e geoingegneria, Roma, tel. 06/49914955 , email andrea.billi@cnr.it

Per saperne di più: - www.sciencedirect.com/science/article/pii/S0377027314001437

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