Focus: Mare

L'hi tech per studiare gli animali marini

dispositivi per monitorare animali marini
di Marina Landolfi

Per raccogliere dati e per monitorare comportamenti e spostamenti di delfini, balene e tartarughe marine nei loro habitat i ricercatori utilizzano sofisticati dispositivi. Ci spiega il funzionamento Andrea de Lucia dell'Iamc-Cnr di Oristano

Pubblicato il

Gli animali marini hanno da sempre affascinato l'uomo. Nel corso degli anni, le indagini sul comportamento di pesci e mammiferi acquatici ha visto un sempre maggiore utilizzo di nuove tecnologie di telemetria, attraverso l'applicazione di dispositivi elettronici sugli animali per la trasmissione dei dati a distanza. “Lo studio comportamentale di delfini, tartarughe, balene, squali viene eseguito con il monitoraggio satellitare degli spostamenti e le attività svolte in immersione mediante l'uso di Time Depht Recorder (Tdr), registratori di tempo, pressione e temperatura spesso accostati agli accelerometri, altri sensori di movimento e telecamere”, spiega Andrea de Lucia dell'Istituto per l'ambiente marino costiero (Iamc) del Cnr di Oristano. “Il tracking segnala l'area in cui l'esemplare ha stazionato, le profondità raggiunte e il tempo trascorso in immersione”.

monitoraggio spostamenti animali

I dati forniti attraverso il bio-logging (bio-registrazione) sono un valido supporto per migliorare la comprensione del comportamento e della biologia degli animali. “Altri strumenti per il monitoraggio sono i Time Swimming Distance Recorder (Tsdr), le video-camere subacquee e gli apparecchi satellitari come Gsm e Argos, che trasmettono informazioni in tempo reale grazie a sensori di pressione integrati”, aggiunge il ricercatore. “Ci sono anche i Pop up, dispositivi integrati applicati ad esempio al carapace delle tartarughe, che registrano e/o inviano dati sintetici di posizione, movimento e profondità: sono programmati per staccarsi automaticamente dall'animale ed essere ritrovati grazie al segnale Gps/Gsm per recuperare i dati”.

Le registrazioni tramite i Tdr vengono applicate anche per monitorare gli esemplari rinvenuti in condizioni di difficoltà quali ferite, traumi, disorientamento, in particolare le tartarughe marine. “Nei nostri mari vivono due specie: la Caretta caretta (tartaruga comune) e la Chelonia mydas (tartaruga verde). Attraverso i Tdr si può monitorare il loro comportamento nei primi giorni successivi a lunghi periodi di recupero e riabilitazione, verificando così come procede la loro reintroduzione in natura”, conclude de Lucia. “Dalla varietà di tipologie di immersione registrate nei nostri studi, condotti presso il Centro di recupero del Sinis (CReS) in Sardegna, risulta che gli esemplari rilasciati hanno comportamenti nella norma, a conferma della positiva attività di riabilitazione e recupero operata dal nostro Centro”.

Fonte: Andrea De Lucia, Istituto per l'ambiente marino costiero, TORREGRANDE-ORISTANO, tel. 0783/229015 , email andrea.delucia@iamc.cnr.it -

Tematiche
Argomenti