Focus: Luoghi comuni

Luna, sogno millenario

Astronave sulla Luna
di Luciano Anselmo

Luciano Anselmo, dell’Istituto di scienza e tecnologie dell'informazione “Alessandro Faedo” del Cnr, ricorda le tappe che hanno portato l’uomo nello spazio, fino all’allunaggio. Tra gli artefici di questa impresa, il tedesco von Braun, l’americano Robert Goddard e il russo Konstantin E. Tsiolkovsky. L'astrofisico rievoca anche Jules Verne che, con il suo “Dalla Terra alla Luna”, ha indotto tante persone a fantasticare su quest'impresa

Pubblicato il

Andare sulla Luna è uno dei sogni millenari che hanno accompagnato l’umanità nel corso di innumerevoli notti. E sembrava destinato a rimanere tale per sempre, simbolo stesso dell’impossibile, fino a quando, con una rapidità che non finisce ancora oggi di stupire, si compì di fronte a un mondo attonito e rapito. Non è facile spiegare in poche parole questa miracolosa impresa dell’inventiva e dell’audacia degli esseri umani a quanti non l’hanno vissuta di persona e che magari, assuefatti alle tante mediocrità che ci circondano, sospettano addirittura che non sia avvenuta. Eppure basterebbe immergersi nella sconfinata documentazione disponibile, che pochi altri eventi della nostra storia possono vantare. Per chi di quei momenti è stato testimone è, però, molto più semplice rievocare i sentimenti che accompagnarono quell’epoca ribollente di utopiche speranze e di profondi contrasti. E, soprattutto, è possibile riassaporare quel sogno, quando la Luna era ancora un mondo da scoprire e lo spazio una nuova frontiera da esplorare.

Qualcuno ha detto che la vera felicità si prova solo quando si realizzano i sogni della propria infanzia. Se questo è vero, pochi hanno contribuito alla felicità di intere generazioni di scienziati, ingegneri, tecnici ed esploratori come il romanziere francese Jules Verne. Vissuto in un’epoca caratterizzata da intrepide esplorazioni e rapidi progressi scientifici, in diverse delle sue opere seppe cogliere le grandi promesse e le possibili implicazioni, anche negative, della scienza e della tecnologia, disegnando scenari futuri ora entusiasmanti, ora inquietanti. E anche se la fantascienza è nata probabilmente da una costola del romanzo gotico, è a Verne che va attribuito il merito di averla trasformata in un genere moderno e credibile, cogliendo gli straordinari cambiamenti che stavano avvenendo intorno a lui e raccontando, come ha detto Arthur C. Clarke, “che la scoperta scientifica poteva essere la più meravigliosa delle avventure”. 

“Dalla Terra alla Luna” (1865), uno dei romanzi più influenti e riletti della storia, stupisce ancor oggi per il suo carattere profetico. Seguito e completato, nel 1870, da “Intorno alla Luna”, che per circa un secolo ha rappresentato per molti una fonte inesauribile di ispirazione, dando forma e sostanza a un sogno tanto antico. Ed è difficile trovare un protagonista dell’esplorazione spaziale che non sia rimasto stregato da ragazzo dall’affascinante avventura narrata da Verne. Padri dell’astronautica come Konstantin E. Tsiolkovsky, Robert H. Goddard, Hermann Oberth e Wernher von Braun hanno tutti riconosciuto il loro debito nei confronti del romanziere francese, così come innumerevoli altri scienziati, ingegneri e astronauti. Oberth, maestro di von Braun, nonché autore dell’influente trattato “Il razzo nello spazio interplanetario” (1923), confessò addirittura di aver letto “Dalla Terra alla Luna” fintanto che non lo aveva imparato a memoria. Col senno di poi, non è quindi difficile dar ragione al critico Paul de Saint-Victor, che nel lontano 1872 scrisse: “La fantasia del signor Jules Verne non turba la scienza, le dà le ali e la fa volare”. Cosa che, potremmo aggiungere, si applica a tutta la buona fantascienza.

Razzo

Verne fu il primo a proporre un viaggio verso la Luna sulla base di solide argomentazioni scientifiche e tecniche, trattate con profondo intuito, straordinario realismo e grande preveggenza. E fu grazie a queste doti se i due romanzi mantennero inalterata la loro suggestione per tanto tempo. Senza bisogno di arrivare a Luciano di Samosata, nel II secolo dopo Cristo, diversi autori avevano narrato la stessa avventura in tempi più recenti, come Ludovico Ariosto (1516), Domingo Gonsales (1638), Cyrano de Bergerac (1657), Joseph Atterly (1827) e Edgar Allan Poe (1840), ma nessuno ebbe mai un’influenza tanto durevole e radicata quanto quella di Verne su quanti sognavano di raggiungere la Luna. Perfino Herbert George Wells, il mitico autore de “La macchina del tempo” (1895) e de “La guerra dei mondi” (1898), con il suo romanzo “I primi uomini sulla Luna” (1901) non riuscì a scalzare il primato del francese nel cuore degli appassionati.

Così, il sogno millenario, che Verne aveva saputo trasformare in una remota possibilità tecnica, cominciò a covare nelle coscienze di inventori e visionari. Uno di loro, l’americano Robert Goddard, pubblicò, nel 1917, “Un metodo per raggiungere le altitudini estreme”, in cui proponeva di esplorare la Luna e lo spazio con i razzi. Lo stesso aveva fatto, tra il 1895 e il 1903, il russo Konstantin E. Tsiolkovsky. Entrambi condivisero molti anni di studi solitari, ma nessuna avversità fu in grado di indebolirne l’indomita determinazione. Fu così che Tsiolkovsky poté sviluppare le prime basi teoriche dell’astronautica, condensate in “Esplorazione dello spazio cosmico mediante apparecchi a reazione” (1903), mentre Goddard riuscì a costruire e a lanciare, nel 1926, il primo razzo a propellente liquido.

Tra il 1927 e il 1936 nuovi protagonisti si affacciarono sulla scena, in Germania, Unione Sovietica, Stati Uniti, Francia e Gran Bretagna, dove vennero fondate alcune società di appassionati per progettare, costruire e lanciare razzi sperimentali. Fu in quegli anni pionieristici che vennero poste le basi del volo spaziale così come oggi lo conosciamo, sviluppando i motori a razzo, i propellenti, i sistemi di guida e molti altri apparati indispensabili. Negli Stati Uniti come in Unione Sovietica, in Francia come in Germania, gruppi che lavoravano spesso all’insaputa degli altri passarono attraverso gli stessi cocenti fallimenti ed entusiasmanti successi, ottenendo però in prospettiva dei progressi sostanziali. Ma per viaggiare nello spazio sarebbero state necessarie risorse finanziarie ben superiori a quelle messe assieme da gruppi di appassionati o da qualche fondazione privata. In altre parole, non si poteva prescindere dal coinvolgimento diretto degli Stati.

E i tempi, purtroppo, erano maturi per la guerra. Ecco perché l’era spaziale e la prima esplorazione umana della Luna non possono sottrarsi al loro “peccato originale”, quello di essere figlie della seconda Guerra mondiale e della Guerra fredda.

Fonte: Luciano Anselmo, Istituto di scienza e tecnologie dell'informazione “Alessandro Faedo”, luciano.anselmo@isti.cnr.it

Tematiche
Argomenti