Focus: Svanire

Estinzione? Non è sempre una catastrofe

Estinzione specie viventi
di Marina Landolfi

Molte specie viventi potrebbero scomparire. Nella “lista rossa” degli animali e vegetali in pericolo dell’Iucn compaiono il 27% dei mammiferi, il 41% degli anfibi, il 36% dei coralli costruttori di barriere. Tale fenomeno ha una funzione evolutiva e nel passato, in cinque casi, è avvenuto per cause naturali. Oggi entrano in gioco anche inquinamento, cambiamenti climatici e distruzione degli habitat. A parlarcene, Ilaria Mazzini dell’Istituto di geologia ambientale e geoingegneria

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Ogni anno l’Unione internazionale per la conservazione della natura (Iucn) diffonde un inventario completo, una “lista rossa” delle specie viventi in via di estinzione, fondamentale per le azioni di conservazione da intraprendere. A oggi le specie coinvolte sono 42.100: il 27% dei mammiferi, il 41% degli anfibi, il 13% degli uccelli, il 34% delle conifere e il 36% dei coralli costruttori di barriere. In Italia, sono a rischio circa 150 specie animali, tra cui l’orso bruno marsicano, i pipistrelli e alcune farfalle diurne. Tra le piante, come riportato dal recente rapporto “State of the World’s Plants and Fungi 2020” del Royal Botanic Gardens Kew (Uk), il 40% rischiano l’estinzione. Le specie animali e vegetali scompaiono o rischiano di scomparire per fattori ambientali o problemi evolutivi, ma anche per la pressione dell’uomo sull’ecosistema. Il rinoceronte nero occidentale, la tigre della Tasmania, il dodo e il mammut lanoso sono tra gli animali estinti in tempi storici a causa dell’impatto degli esseri umani. 

“L’uomo può provocare l'estinzione di animali e piante cacciando, sfruttando eccessivamente, introducendo specie invasive in natura, inquinando e trasformando le zone umide e le foreste in terre coltivate e aree urbane, producendo quindi una perdita di habitat”, spiega Ilaria Mazzini dell’Istituto di geologia ambientale e geoingegneria (Igag) del Cnr. “Attualmente, la rapida crescita della popolazione umana sta minacciando molte specie, proprio perché ne occupa gli habitat naturali. La paleontologia, però, ci aiuta a capire che le estinzioni possono anche essere naturali e costituiscono uno dei processi fondamentali nell’evoluzione di animali e vegetali. Lo studio dei fossili dimostra che più del 99% di tutti gli organismi mai vissuti sulla Terra si sono estinti”.

Negli ultimi 540 milioni di anni si sono infatti verificate cinque “estinzioni di massa”, a seguito di eventi catastrofici che si sono verificati in un “batter d'occhio geologico”. Il fattore determinante sembra essere stato il cambiamento nel ciclo del carbonio sulla Terra dovuto, ad esempio, alle grandi eruzioni delle province ignee, in cui gli enormi vulcani hanno emesso centinaia di migliaia di chilometri quadrati di lava. “Queste eruzioni hanno espulso nell'atmosfera enormi quantità di gas che, intrappolando il calore come fa l'anidride carbonica, hanno provocato un riscaldamento globale fuori controllo determinando, tra l’altro, acidificazione degli oceani e anossia, cioè perdita dell’ossigeno disciolto nell'acqua”, continua la ricercatrice. “Anche l’impatto degli asteroidi potrebbe aver contribuito: il cratere da impatto Siljan in Svezia, largo 32 miglia, uno dei più grandi presenti sulla Terra, si è formato circa 377 milioni di anni fa, in corrispondenza della grande estinzione del tardo Devoniano, che eliminò circa il 75% di tutte le specie sulla Terra in circa 20 milioni di anni”.

Specie animali e vegetali a rischio

Tali eventi permettono l’emergere di nuove forme di vita sul Pianeta. L'estinzione di massa avvenuta circa 66 milioni di anni fa, al passaggio Cretacico-Terziario, ha ucciso i dinosauri non aviari e lasciato spazio a mammiferi e uccelli per diversificarsi ed evolversi. “Secondo alcuni studiosi, un asteroide di circa 12 km di diametro si schiantò nelle acque al largo di quella che oggi è la penisola dello Yucatán. Il massiccio impatto lanciò enormi volumi di polvere, detriti e zolfo in atmosfera, provocando un grave raffreddamento globale, con il crollo conseguente degli ecosistemi, incendi e tsunami”, precisa l’esperta. “Il riscaldamento globale alimentato dalle eruzioni vulcaniche nel Deccan in India, forse innescate da tale impatto, potrebbe aver aggravato l'evento, che ebbe una grande influenza sugli habitat terrestri ma effetti più limitati sulla diversità vegetale. Alcuni importanti gruppi di piante, come le gimnosperme (inclusi pini, abeti rossi e abeti) persero gran parte della loro diversità a causa dell'estinzione, mentre quelle da fiore (angiosperme) conobbero un nuovo rapido aumento della loro diversità. Dinamiche che hanno contribuito a far sì che le piante da fiore dominassero l'odierna diversità globale”.

Gli studiosi discutono se la Terra sia ora nel corso di una sesta estinzione di massa. “L’aumento delle temperature superficiali, causato dalla crescita dei gas serra, e il drastico cambiamento della superficie a causa degli insediamenti umani, potrebbero far sì che molte specie si spostino per rimanere in habitat loro adatti. Ma non tutte saranno in grado di adattarsi abbastanza velocemente da evitare la scomparsa”, conclude Mazzini. “I cambiamenti climatici improvvisi possono essere dirompenti. Ma prima di arrivare all’eventuale estinzione di massa, il deterioramento dell’ambiente metterebbe a repentaglio tutte le specie, compresa la nostra”.

Fonte: Ilaria Mazzini, Istituto di geologia ambientale e geoingegneria, ilaria.mazzini@igag.cnr.it

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