Amigdala senza paura
Le emozioni che proviamo, come l’innamoramento, sono provocate da processi fisici che avvengono nel nostro organismo e nel nostro cervello, coinvolgendo diverse aree, dall’amigdala all’ipotalamo. Come spiega la neuroscienziata Elisabetta Menna
Nel corso della vita, ma anche semplicemente nell’arco di una giornata, tutti proviamo molte emozioni: dalla gioia alla tristezza, dalla paura alla rabbia. Alle esperienze emotive si pensa di solito come a qualcosa di spirituale, legato alla realtà immateriale, a quella che definiamo anima. In verità, a provocarle sono processi organici, che coinvolgono parti precise del nostro corpo. “Le emozioni sono l'insieme delle risposte fisiologiche che si verificano più o meno inconsciamente, sia nel corpo che nel cervello, quando quest’ultimo rileva determinate situazioni di sfida”, precisa Elisabetta Menna, ricercatrice dell’Istituto di neuroscienze (In) del Cnr. “Nel cervello comportano cambiamenti nei livelli di eccitazione e nelle funzioni cognitive come l'attenzione, l'elaborazione della memoria e la strategia decisionale. Nel corpo, coinvolgono le risposte endocrine, autonomiche (che interessano il sistema nervoso autonomo) e muscolo-scheletriche. In sintesi, le emozioni sono risposte comportamentali e cognitive automatiche, in gran parte inconsce, che si attivano quando il cervello rileva uno stimolo significativo con valenza positiva o negativa. I sentimenti sono invece le percezioni coscienti delle risposte emotive”.
Sia le emozioni che i sentimenti svolgono un ruolo importante nel nostro comportamento sociale, determinando ad esempio la formazione di giudizi morali o anche l'elaborazione di decisioni come quelle economiche. “Tra le aree cerebrali coinvolte, l’amigdala svolge un ruolo centrale: pazienti con danni all'amigdala non riescono a subire il condizionamento alla paura, non riconoscono le espressioni facciali di paura e non generano risposte autonome di paura”, spiega la ricercatrice. “Numerosi studi hanno dimostrato poi che l'amigdala è coinvolta anche nelle emozioni positive, in particolare nell'elaborazione delle ricompense, e si attiva quando si osservano immagini di stimoli associati al cibo, al sesso e al denaro, oppure quando si prendono decisioni basate sul valore di ricompensa degli stimoli”.
Ma anche altre aree cerebrali contribuiscono in maniera significativa all’elaborazione emotiva. “Sono coinvolte alcune regioni dell'ipotalamo e del tronco encefalico e aree corticali. Diversi studi sull'uomo hanno coinvolto la regione ventrale della corteccia cingolata anteriore, la corteccia insulare e la corteccia prefrontale ventromediale, circuiti corticali particolarmente importanti negli stati emotivi complessi”, aggiunge l’esperta.
Ciascuno di noi prova poi stati complessi, associati all’interazione sociale, quali l’empatia, l’orgoglio, l’imbarazzo, il senso di colpa. Studi condotti in questo ambito hanno fatto progredire la comprensione delle basi neuronali delle emozioni sociali. “Lesioni della corteccia prefrontale compromettono notevolmente le emozioni sociali e i sentimenti correlati. Inoltre, pazienti con malattie neurologiche e lesioni cerebrali focali mostrano cambiamenti marcati nel comportamento. È interessante notare che i pazienti adulti con danni prefrontali quando si chiede loro di punire, ricompensare o responsabilizzare rispondono come se avessero ancora la conoscenza di base delle regole, ma le loro azioni indicano che non riescono a usarle nelle situazioni reali”, chiarisce Menna.
Del tutto fisico è anche ciò che accade nell’innamoramento, come ha dimostrato uno studio che ha analizzato scansioni cerebrali di studenti universitari mentre guardavano le foto della persona amata, confrontandole con le scansioni effettuate quando gli stessi ragazzi guardavano foto di semplici conoscenti. “La visione di persone amate causava l’attivazione di regioni ricche di dopamina, il cosiddetto neurotrasmettitore del benessere, in particolare del nucleo caudato, associato alla rilevazione e all'aspettativa della ricompensa e all'integrazione delle esperienze sensoriali nel comportamento sociale, ma anche dell'area tegmentale ventrale associata al piacere, all'attenzione focalizzata e alla motivazione a perseguire e acquisire ricompense. Il cosiddetto circuito cerebrale della ricompensa è collegato al nucleo accumbens”, conclude la ricercatrice. “Altre regioni che vi contribuiscono sono l'amigdala, l'ippocampo e la corteccia prefrontale, eccezionalmente sensibili ai comportamenti che inducono piacere, come il sesso, il consumo di cibo e l'uso di droghe. Quando ci innamoriamo, le sostanze chimiche associate al circuito della ricompensa (dopamina, serotonina) inondano il nostro cervello producendo battito cardiaco accelerato, palmi delle mani sudati, guance arrossate, passione e ansia. I livelli di cortisolo, l'ormone dello stress, aumentano specie durante la fase iniziale. Altre sostanze chimiche all'opera durante l'amore romantico sono l'ossitocina e la vasopressina: rilasciata durante il sesso e intensificata dal contatto pelle a pelle, l'ossitocina approfondisce i sentimenti di attaccamento e fa sì che le coppie si sentano più vicine dopo aver fatto sesso. Nota anche come ormone dell'amore, provoca sentimenti di appagamento, calma e sicurezza, spesso associati al legame con il partner. Oltre a suscitare sensazioni positive, l'amore disattiva il percorso neurale responsabile delle emozioni negative, come la paura e il giudizio sociale. Quindi, quando siamo impegnati in un amore romantico, il meccanismo neurale responsabile della valutazione critica delle altre persone, comprese quelle con cui siamo coinvolti sentimentalmente, si spegne”.
Fonte: Elisabetta Menna, Istituto di neuroscienze, elisabetta.menna@in.cnr.it