La forma più diffusa fra i bambini è l’allergia al latte vaccino. “Le maggiori proteine responsabili di questa forma di allergia sono rappresentate dalle caseine e proteine sieriche”, continua la ricercatrice dell’Ispa-Cnr. “Al momento, non esistono cure per le allergie alimentari e l’unica valida alternativa rimane la privazione dell’alimento specifico dalla dieta. Tuttavia, nel caso dell’allergia al latte vaccino sono stati messi a punto validi sostituti quali il latte d’asina con notoria attività ipoallergenica o idrolizzati di latte bovino”.
Allo scopo di aiutare i consumatori allergici, l’Eaaci ha recentemente presentato alcune linee guida in materia di allergie alimentari per ridurre al minimo la possibilità di subire shock anafilattici. “Sulla base delle evidenze scientifiche raccolte, gli esperti concordano su alcune indicazioni per prevenire le allergie nei bambini. Si raccomanda l’allattamento al seno fino almeno al quarto mese, per ridurre l’eventuale rischio di allergia al latte o, in caso di impossibilità, l’utilizzo di latte ipoallergenico”, consiglia Monaci. “Al contrario, le evidenze sperimentali finora raccolte non mostrano che la privazione di alimenti allergenici dalla dieta dopo il quarto mese di vita possa ridurre il rischio di sviluppare allergie alimentari”.
Nonostante gli studi effettuati negli ultimi decenni nel settore, resta ancora molto da investigare, soprattutto meccanismi d’azione, diagnosi preventiva, interazioni di allergeni con componenti di matrice, dosi soglia ed eventuali approcci immunoterapici. “L’Ispa è da diversi anni impegnato nello sviluppo di metodi analitici innovativi per la determinazione di allergeni in diversi prodotti alimenti e nella identificazione di nuove proteine allergeniche che possono rappresentare una minaccia per la salute dei consumatori allergici”, conclude la ricercatrice del Cnr.
Fonte: Linda Monaci, Istituto di scienze delle produzioni alimentari, Bari, tel. 080/5929343, e-mail: linda.monaci@ispa.cnr.it