Quando il cemento contrasta l'inquinamento
I materiali fotocatalitici, utilizzando l’energia luminosa, attivano reazioni chimiche in grado di distruggere gli inquinanti assorbiti in superficie. Il loro ricorso, nel settore dell’edilizia offre una prospettiva di grande interesse
Tra le pratiche attuabili in soccorso dell’ambiente c’è l’utilizzo, nel campo dell’edilizia, dei materiali fotocatalitici. "Questi materiali attivano, grazie alla luce che li colpisce reazioni chimiche superficiali che conferiscono loro caratteristiche peculiari, interessanti per applicazioni ambientali e prodotti multifunzionali”, spiega Alberto Strini, dell’Istituto per le tecnologie della costruzione (Itc) del Cnr di San Giuliano Milanese (Mi). “Tra le proprietà fotocatalitiche più importanti nel campo delle costruzioni urbane, l’autopulizia (desoiling), l’autodisinfezione da agenti microbici e la capacità di degradare sostanze inquinanti dell’aria che circonda la superficie del materiale stesso. Tale proprietà è ottenuta grazie alla generazione di reazioni di ossidazione in cui gli inquinanti, dopo essere assorbiti sulla superficie del materiale, sono degradati e definitivamente rimossi dall’atmosfera”.
Lo sviluppo di questi prodotti fotocatalitici non è però un processo semplice, in quanto il catalizzatore può interferire con il materiale, degradandone le caratteristiche e, al tempo stesso, esserne influenzato, con conseguente riduzione o perdita totale di attività. Nello studio di questi materiali è dunque importante predisporre sistemi analitici specifici in grado di misurare le effettive prestazioni.
“Nei laboratori dell’Itc-Cnr è stato progettato e sviluppato con queste finalità un sistema strumentale capace di generare atmosfere artificiali con contenuto variabile di inquinanti e di misurarne l’effetto di disinquinamento ottenuto da campioni di materiali fotocatalitici”, conclude Strini. “Il sistema, gestito da un computer, controlla e verifica i parametri ambientali che agiscono sul campione (illuminazione, temperatura, umidità e concentrazione di inquinante), permettendo di effettuare studi di attività simulando situazioni varie. Queste misure, oltre a permettere di comparare le attività di campioni di materiali diversi, consentono anche di studiare le risposte degli stessi a differenti condizioni ambientali. I dati ottenuti possono poi essere direttamente utilizzati in modelli per il calcolo degli effetti di microcircolazione atmosferica. La situazione locale di circolazione dell’aria, causando il trasporto di nuovi inquinanti, può infatti condizionare in modo determinante il livello finale di riduzione dell’inquinamento rendendo quindi fondamentale una valutazione preliminare del potenziale contributo offerto dall’applicazione di queste tecnologie”.
Fonte: Alberto Strini, Istituto per le tecnologie della costruzione, San Giuliano Milanese, tel. 02/9806434, -324, e-mail: alberto.strini@itc.cnr.it