Morale, a ognuno la sua
Nella teoria della personalità di Freud il Super-io rappresenta la censura, con i suoi divieti sociali che la psiche percepisce come costrizioni alla soddisfazione del piacere. Con il neuroscienziato Antonio Cerasa, vediamo come questi concetti hanno influenzato la moderna psicologia
Tra i modelli del passato che influenzano le attuali teorie psicologiche, il modello strutturale della mente di Sigmund Freud ha segnato in maniera importante gli sviluppi della disciplina, cambiando il modo in cui pensiamo i comportamenti umani. Freud lo sviluppa nel 1923, identificando tre istanze: Es, Io e Super-io. “Nella teoria dello sviluppo psicosessuale di Freud, l'Es è la parte fondamentale e primordiale della personalità presente fin dalla nascita, l'Io inizia a svilupparsi nei primi tre anni di vita del bambino e, infine, il Super-io, l'ultima componente della personalità a svilupparsi, inizia a emergere intorno ai cinque anni. Secondo la teoria psicoanalitica della personalità il Super-io è la componente della personalità composta dagli ideali interiorizzati che abbiamo acquisito dai nostri genitori e dalla società, lavora per reprimere le pulsioni dell'Es considerate sbagliate o socialmente inaccettabili e cerca di far sì che l'Io si comporti in modo morale, piuttosto che realistico”, afferma Antonio Cerasa, neuroscienziato dell’Istituto per la ricerca e l’innovazione biomedica (Irib) del Cnr.
“Il Super-io è presente in tutti i livelli di coscienza: quando agisce nella mente cosciente siamo consapevoli dei sentimenti che ne derivano; se, invece, agisce inconsciamente per punire o reprimere l'Es, potremmo ritrovarci con sentimenti di colpa senza capire perché"..
Malgrado il modello di organizzazione della personalità di Freud sia rimasto per decenni rinchiuso in ambito umanistico senza ricevere una validazione scientifica, negli ultimi anni i suoi concetti hanno influenzato i modelli sul funzionamento cerebrale, apportando numerosi cambiamenti, soprattutto a livello del registro linguistico. “Il modello di sviluppo di personalità della psicologia moderna, la famosa teoria dei Big Five, include cinque tratti: apertura mentale, coscienziosità, estroversione, amicalità e nevroticismo, ed è considerata la base scientifica per la formazione della personalità”, prosegue Cerasa. “In questa teoria, il Super-io è stato traslato nel tratto ‘coscienziosità’. In ambito neuropsicologico e neurobiologico, invece, alcuni processi sottostanti i meccanismi di difesa, quali repressione (esclusione dalla coscienza di un contenuto psichico spiacevole) e regressione (ritorno a uno stadio precedente dello sviluppo dell’Io a seguito di un trauma psicologico), vengono sostituiti da concetti quali inibizione o disinibizione comportamentale, che possono essere misurati in numerosi fenotipi clinici e neurologici. Oggi nell’ambito delle neuroscienze non si parla più di Super-io, ma di Moral Brain: la moralità è una delle caratteristiche più sofisticate del giudizio, del comportamento e, in definitiva, della mente umana. Un individuo immorale può violare le regole etiche e i diritti civili e minacciare la libertà individuale degli altri, diventando talvolta violento e aggressivo”.
Il crescente interesse delle neuroscienze per la moralità umana ha fatto progredire la nostra comprensione dei processi cognitivi ed emotivi coinvolti nelle decisioni dei loro substrati anatomici e della psicopatologia sottostante i comportamenti a-morali. “Il ‘cervello morale’ è costituito da un'ampia rete funzionale che comprende strutture anatomiche corticali e sottocorticali. Poiché la moralità è un processo complesso, alcune di queste strutture condividono i loro circuiti neurali con quelli che controllano altri processi comportamentali, come le emozioni e la teoria della mente. Tra le strutture anatomiche implicate nella moralità vi sono la corteccia frontale mediale e la corteccia cingolata, che media il conflitto tra le componenti emotive e razionali del ragionamento. Anche il lobo temporale è coinvolto nella teoria della mente, la sua disfunzione spesso è implicata nell’incapacità di percepire il dolore negli altri. Altre strutture che contribuiscono al comportamento morale sono l'amigdala e l'ippocampo. Il funzionamento di queste strutture e il loro neurosviluppo sono fortemente influenzati dall’ambiente esterno soprattutto nelle prime fasi di vita”, conclude Cerasa.
Fonte: Antonio Cerasa, Istituto per la ricerca e l’innovazione biomedica, e-mail: antonio.cerasa@irib.cnr.it