Editoriale: Animali

La convivenza tra uomini e animali è civiltà

Disegno di cane, gatto e scoiattolo
di M. F.

Sempre più italiani convivono con un pet. La diffusione della presenza animale nelle nostre case, città, campagne suscita dibattiti e anche preoccupazioni e richiede norme, rispetto e buona educazione. Anche su questi temi la ricerca scientifica può fornirci spunti di conoscenza, di riflessione e risolutivi

Pubblicato il

Quattro italiani su 10 convivono con un animale domestico, comunica l'Eurispes, confermando una tendenza ormai evidente che si quantifica, tra gli altri, in più di 10 milioni di possessori di cani e oltre 7 di gatti. Mentre, secondo Coldiretti, 8,5 milioni di italiani questa estate sono in vacanza con i loro animali. Cifre e tendenze che tra l'altro hanno suscitato la preoccupazione di Papa Francesco secondo il quale, nonostante l'omonimia con il santo cattolico animalista per eccellenza, cani e gatti ormai occupano nelle nostre famiglie il posto dei figli.

La convivenza tra uomini e animali è antica quanto quella che chiamiamo cultura, o civiltà. E che nasce proprio con il passaggio dalla raccolta spontanea e dalla caccia all’agricoltura e all’allevamento. Ma l’odierna diffusione della presenza animale nelle nostre case, città e campagne è una soluzione di continuità importante, un passaggio di status culturale, un cambiamento di paradigma. Che segna nel contempo la scomparsa, quasi definitiva degli ecosistemi naturali.

I baby boomers ricorderanno come una tortura loro inflitta nell’infanzia la costrizione a mangiare “la fettina” di carne, che arrivava nei nostri piatti come segno di benessere: lo stesso processo, replicato in scala globale su una popolazione planetaria di miliardi di persone, ha portato alla proliferazione di allevamenti super intensivi, dove il malessere dei capi coincide con il nostro, data la cattiva qualità della carne. Fino a giungere al paradosso per cui alimenti e grassi animali sono ormai la base del junk food, dell'economico cibo spazzatura su cui si basa la malnutrizione (che è oggi, forse più della sottonutrizione, il problema dei Paesi meno sviluppati).

Sempre per restare agli imprinting infantili, la lettura e la visione di storie e documentari con protagonisti animali fornisce spunti indelebili quanto contraddittori alla nostra sensibilità “ecologica”. L’umanizzazione che un tempo chiamavamo “disneyana”, ispirata alla narrativa favolistica di Esopo e dei fratelli Grimm e oggi riprodotta serialmente in cartoon di qualità assai scadente, talvolta avalla un’involontaria imposizione di modelli e comportamenti innaturali ai nostri animali. La straordinaria evoluzione tecnologica consente di produrre documentari affascinanti, importanti strumenti divulgativi, ma la condizione “naturale” che sembrano mostrarci è in realtà sempre e pesantemente condizionata dalla presenza dell’uomo.

Queste contraddizioni pongono alle nostre società problemi di ordine e misura diversi. Per esempio, la talvolta difficoltosa compatibilità tra sensibilità differenti sul rapporto con gli animali, sul quale dovrebbero essere le norme, il rispetto reciproco e la buona educazione a darci la giusta misura. In taluni casi, pensiamo alle prescrizioni religiose al riguardo, si rischia invece di degradare in una sorta di “scontro tra civiltà”. Un estremismo irragionevole pretende di eliminare qualunque uso antropocentrico delle specie animali, affermando però il principio, fortunatamente acquisito, della loro considerazione come esseri viventi e non più come oggetti o proprietà. Per capire quanto sia complesso lo scenario basta ricordare il dibattito causato dalle teorie anti-speciste di Peter Singer.

Anche su questi temi la ricerca scientifica può fornirci elementi di conoscenza, di riflessione e di soluzione. I problemi non mancano. Pensiamo alla cronaca di questi tempi: alle conseguenze dei cambiamenti climatici che hanno tra l’altro attualizzato la “maledizione biblica” delle cavallette, alla siccità che mette a rischio le coltivazioni di foraggi, alla mai sopita polemica sulla sperimentazione in vivo, allo spillover di cui con la pandemia da Covid-19 abbiamo dovuto apprendere significato e portata, alle indesiderate conseguenze del rewilding come le invasioni di cinghiali negli spazi urbani (delle quali ci siamo occupati sin dal 2017, in tempi non sospetti e che trovate qui), allo sconvolgimento che anche su questo piano ha comportato il conflitto in Ucraina (fino al divieto di partecipazione alle gare per i gatti russi).

Tutti temi dei quali, assieme ad altri, troverete su questo Almanacco della Scienza notizie e commenti dei nostri ricercatori. Buona lettura.