In effetti, ci si comporta spesso nei confronti del Pianeta come se fosse immortale, sottovalutando i problemi che si manifestano, e Venezia costituisce un importante campanello d’allarme, con il fenomeno dell’acqua alta sempre più ricorrente.
Antonello Pasini, fisico e climatologo dell’Istituto sull’inquinamento atmosferico del Cnr, così commenta la situazione del capoluogo veneto: “Nella storia, almeno in quella occidentale, l'uomo ha sempre fatto ciò che voleva della natura, in quanto la riteneva inerte e plasmabile a piacere, senza una dinamica. Ma la scienza ci ha fatto capire che non è così. La natura ha una sua dinamica e risponde alle nostre azioni, in maniera che forse appare lenta, ma che può risultare inesorabile. Così, l'innalzamento del livello del mare dovuto al riscaldamento globale causato dalle nostre emissioni di gas serra, ma anche l'abbassamento del terreno - in parte dovuto ai nostri esagerati emungimenti di acqua dalle falde - stanno ‘sommergendo’ Venezia: le acque alte al di sopra dei 110 cm sono passate da 2 a 8 a decennio fino agli anni '50 del secolo scorso fino a 95 nel decennio 2010-2019. Venezia non è immortale, ma come tutte le opere dell'uomo è soggetta alle risposte della natura alle nostre azioni”.
Lo spettacolo sarà in scena dal 18 al 22 maggio al Teatro Sant'Afra di Brescia e dal 25 al 29 maggio a Milano, presso il Teatro Franco Parenti.
La scheda
Titolo: La fine del mondo
Autore: Fabrizio Sinisi
Regia: Claudio Autelli
Cast: Alice Spisa, Anahi Traversi, Angelo Tronca, Umberto Terruso
Quando: dal 18 al 22 maggio, Teatro Sant’Afra, Brescia; dal 25 al 29 maggio, Teatro Franco Parenti, Milano