Per i soggetti affetti da tale malattia è importante conoscere i rischi, alimentari e non. “Le persone con favismo, quando mangiano fave, piselli e verbena o assumono particolari farmaci, come antimalarici, antibiotici o antipiretici (come l’aspirina), quando entrano in contatto con sostanze quali la naftalina o sono colpiti da infezioni importanti (epatiti, polmoniti) subiscono una crisi emolitica, perché in tali situazioni si producono radicali liberi che danneggiano i globuli rossi non protetti dal G6dp”, prosegue il ricercatore del Spp-Cnr. “Di solito il disturbo compare nell’arco di 2-3 giorni e si manifesta con un colore giallastro agli occhi (ittero) e, in qualche caso, si può arrivare all’anemia emolitica acuta, che necessita di una trasfusione di sangue”.
Fortunatamente i casi più diffusi sono quelli meno gravi, che presentano solo modificazioni della forma dei globuli rossi. L’assenza del G6dp rappresenta una tra le più frequenti carenze enzimatiche al mondo: colpisce circa 400 milioni di soggetti, principalmente in Africa, Asia e bacino del Mediterraneo, tra cui Sardegna e Italia del Sud. La diffusione di tale difetto, noto fin dall’antichità come 'malattia delle fave’, sembra faccia parte dell’evoluzione della specie umana come risposta immunitaria. “Il deficit di G6pd conferisce, a chi ne soffre, una certa protezione dalla malaria, in quanto i globuli rossi con questa anomalia non sostengono la crescita del parassita della malaria”, conclude Volpe.
Fonte: Roberto Volpe, Servizio prevenzione e protezione del Cnr, tel. 06/49937630 , email roberto.volpe@cnr.it -