Quando si pensa, anche senza parlare, i neuroni del linguaggio comunicano tra loro con segnali elettrici che ricalcano quelli che il cervello utilizza per produrre il suono delle parole corrispondenti. Ciò potrebbe rendere possibile 'leggere nel pensiero’, misurando l’attività elettrica senza attendere l’emissione della voce dalla bocca. È quanto emerge da una ricerca italiana pubblicata su 'Procededings of the National Academy of Sciences’ (Pnas).
Lo studio, dal titolo 'Sound representation in higher language areas during language generation’, è stato condotto da Lorenzo Magrassi, neurochirurgo dell'Università di Pavia, in collaborazione con Valerio Annovazzi, Alessandro Cabrini e Giuseppe Aromataris, del dipartimento di Ingegneria industriale e dell’Informazione dell’Ateneo pavese, e con Andrea Moro, linguista e direttore del laboratorio NeTs della Scuola superiore universitaria Iuss–Pavia, e ha rivelato che durante le conversazioni i neuroni che si occupano delle capacità linguistiche comunicano tra loro usando forme d'onda corrispondenti all'impronta acustica delle parole.
"Il lavoro descrive l'esito di ricerche condotte nel corso degli ultimi quattro anni su tracciati elettrocorticografici ricavati dall'emisfero specializzato per il linguaggio di pazienti sottoposti in anestesia locale a interventi neurochirurgici per l'asportazione di lesioni cerebrali”, ha spiegato Stefano Cappa, ordinario di Neuropsicologia dell’Università Vita e Salute-San Raffaele di Milano. “Durante questi interventi, il chirurgo deve identificare le aree cerebrali coinvolte nel linguaggio e in altre funzioni superiori per poterle rispettare durante l'asportazione della patologia. Ne è risultato che quando siamo intenti a pensare, anche senza proferire parola, i neuroni del linguaggio comunicano tra di loro grazie a onde elettriche che 'copiano’ le onde sonore delle parole corrispondenti”.
Questa indicazione clinica consente di ricavare dati neurofisiologici, linguistici e comportamentali utili per comprendere il funzionamento del cervello umano e le basi biologiche del linguaggio. Il lavoro degli studiosi ha permesso di dimostrare per la prima volta come l’attività elettrofisiologica delle aree del lobo frontale e temporale dedicate al linguaggio sia modellata sul suono delle parole, come quando il paziente legge mentalmente un testo.
Le osservazioni dello studio spiegherebbero la diffusa impressione di sentir 'risuonare’ dentro di noi un discorso quando pensiamo. Secondo gli studiosi “la capacità di leggere il 'linguaggio interno’ direttamente dall’attività cerebrale potrebbe costituire un’importante base per lo sviluppo di dispositivi protesici, in grado di aiutare chi ha perso la capacità di articolare la parola in seguito a malattie del cervello”.