Vita Cnr

Extra-vergine: il Cnr risponde al 'New York Times'

olio
di Luciano Celi

Grazie al test calorimetrico messo a punto da ricercatori dell'Istituto per i processi chimico-fisici del Cnr di Pisa, con una sola goccia d'olio è possibile ottenere una 'carta di identità' del prodotto che ne garantisca la composizione chimica. Uno strumento che può contrastare il fenomeno della falsificazione del prodotto italiano, recentemente denunciata dal quotidiano statunitense

Pubblicato il

Condividi

pastedGraphic.png

Il 24 gennaio scorso la versione online del 'New York Times’ ha pubblicato una breve storia a fumetti per denunciare una frode alimentare che nei paesi d’oltreoceano è di grande attualità: la falsificazione dell’olio extra vergine di oliva italiano. Il fumetto utilizza come richiamo all’Italia la Torre di Pisa, uno dei simboli del nostro Paese. E proprio l’Istituto per i processi chimico-fisici (Ipcf) del Cnr di Pisa è attivo per contrastare il fenomeno con il progetto di una 'carta di identità' che 'fotografa’ ogni tipo di olio prodotto: 'Cdi Oevo’ (Carta d’identità per la valorizzazione dell’olio extra vergine di oliva italiano di qualità).

Finanziato dal ministero delle Politiche agricole nel 2009, il progetto si è sviluppato grazie a un gruppo di ricercatori dell'Ipcf-Cnr, il cui responsabile è Elpidio Tombari, con un test innovativo che rappresenta graficamente l’extra vergine all’origine e che può essere facilmente ripetuto lungo tutta la filiera, fino alla bottiglia.

“Alla base c’è l’analisi calorimetrica di una sola goccia di olio, secondo un protocollo tempo-temperatura messo a punto nei laboratori del Cnr”, spiega Tombari. “Si ottiene così un termogramma che di fatto è una 'fotografia identificativa’ dell’olio, e che è strettamente correlato alla composizione chimica dello stesso. Il termogramma e le analisi chimico-fisiche e organolettiche associate alla carta di identità sono inserite in un sistema di tracciabilità informatico, che permette di verificare la conformità all’originale del prodotto in ogni momento, anche tramite uno smartphone”.

Ogni modifica della composizione chimica provoca, infatti, un cambiamento della 'fotografia’ calorimetrica per cui qualunque tentativo di contraffazione - apposizione di un’etichetta falsa, sostituzione o adulterazione del prodotto stesso - sarebbe facilmente rilevabile con il semplice confronto visivo tra il termogramma di controllo e quello presente sulla carta d’identità che accompagna il prodotto e/o quello conservato in banca dati, presso l’Ente che ha rilasciato la Cdi. Conclude Tombari: "La denuncia del New York Times deve spronarci a individuare nuovi modi per restituire fiducia ai consumatori, compresi quelli americani. Il sistema 'Cdi Oevo' intende proprio accrescere il valore dell’extra vergine italiano nel mondo".

Luciano Celi

Fonte: Elpidio Tombari, tel. 050/3152536 , email tombari@ipcf.cnr.it -

Per saperne di più: - http://www.cnrweb.tv/86/

Tematiche