Televisione

Se protagonista è un virus

Una scena della serie tv The hot zone
di Rita Bugliosi

A settembre, su National Geographic, va in onda la serie televisiva “The hot zone”, che racconta la comparsa negli Stati Uniti dell'Ebola, malattia diffusa principalmente in Africa. La fiction, tratta dall'omonimo volume di Richard Preston, evidenzia la gravità di questa patologia, della quale abbiamo parlato con Giovanni Maga, direttore dell'Istituto di genetica molecolare “Luigi Luca Cavalli Sforza” del Cnr

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È ispirata a fatti realmente accaduti e all'omonimo best seller di Richard Preston la serie televisiva “The hot zone”, diretta da J. Michael Uppendahl e Nick Murphye, in onda su National Geographic (canale 403 di Sky) il 4, l'11 e il 18 settembre. La storia ha inizio nel 1980, quando un medico keniota esamina un paziente che presenta sintomi mai visti fino ad allora. Passano nove anni e il virus Ebola fa la sua prima apparizione in America, in un centro di ricerca della Virginia, dove colpisce alcuni esemplari di scimmia. Lo studio e il contenimento di questo agente patogeno letale vengono affidati a un gruppo di scienziati dell'UsaMriid, l'Istituto medico americano dell'esercito per la ricerca sulla guerra biologica, alla cui guida c'è la tenente colonnello Nancy Jaax (Julianna Margulies).

La dottoressa intuisce che si tratta di un virus molto aggressivo e, con il sostegno del marito, il dottor Gerald Jaaz (Noah Emmerich), e del suo maestro e mentore, il dottor Wade Carter (Liam Cunningham), avvia dei test scientifici che rivelano la drammaticità della situazione e spingono l'esercito a intervenire per evitare un'epidemia, nonostante i disaccordi e i conflitti tra le agenzie governative coinvolte.

In effetti, come spiega Giovanni Maga, direttore dell'Istituto di genetica molecolare “Luigi Luca Cavalli Sforza” del Cnr, la malattia provocata da questo virus è estremamente grave: “Il virus Ebola ha causato in questi anni, nella zona equatoriale africana, circa trenta epidemie, la più grave nel periodo 2014-2016 in Liberia, Sierra Leone e Guinea, con oltre 25.000 malati e 10.000 vittime. L'unico caso di circolazione di Ebola al di fuori dell'Africa è quello, citato nel film, verificatosi in un allevamento di primati a Reston, in Virginia: le scimmie importate per scopi di ricerca erano infette da un ceppo fortunatamente non patogeno per l'uomo. Solitamente il virus è presente nelle popolazioni di pipistrelli equatoriali, comuni abitatori delle foreste, il cui guano può infettare altri animali, inclusi i primati”.

Una scena del film tv The hot zone

Ma come si trasmette all'uomo questa malattia? “La macellazione di animali infetti usati a scopo alimentare può causare il passaggio del virus all'essere umano tramite contatto con il sangue. Di norma il virus si trasmette infatti attraverso i liquidi corporei di un individuo in fase acuta di infezione, in particolare tramite sangue, muco e vomito”, precisa il ricercatore. “È possibile anche, per alcune settimane, il contagio da parte di una persona guarita mediante il liquido seminale. Non si trasmette invece per via aerea. Un fattore fondamentale nella diffusione del virus durante l'ultima grande epidemia dell'Africa occidentale nel 2014-2016 sono stati i riti funebri, soprattutto la consuetudine di lavare il cadavere del defunto in casa, abitudine che faceva entrare in contatto con i fluidi corporei, in primis il sangue, contenenti il virus. Inoltre, la salma esposta durante le esequie per essere abbracciata e baciata dai parenti provocava nuovi cicli di infezione".

L'Ebola spaventa anche perché ha sintomi estremamente fastidiosi, specie nella fase acuta. “Febbre alta, dolori muscolari ed emorragie interne costringono a letto il malato; è per questo che, di solito, a essere contagiati sono familiari o persone che assistono chi ne affetto. Mentre è difficile contrarla, ad esempio, sui mezzi pubblici o nei locali”, conclude Maga. “Attualmente non esiste una cura per l'Ebola, che a seconda del ceppo (ne esistono sei noti, di cui solo quattro patogeni per l'uomo), ha tassi di letalità tra il 30% e il 90%. Ciò che si può fare è supportare le funzioni vitali del malato, in modo da consentirgli di superare la fase critica. Sono ancora in fase sperimentale farmaci antivirali e vaccini: un cocktail di anticorpi, lo ZMapp, è stato utilizzato nel corso dell'ultima grande epidemia, ma non è stato ancora testato in trial clinici controllati”.

La scheda

Titolo: “The hot zone”, serie tv

Regia: J. Michael Uppendahl e Nick Murphy

Cast: Julianna Margulies, Noah Emmerich, Liam Cunningham, Topher Grace, James D’Arcy

Quando: 4, 11, 18 settembre 2019, ore 20.55

Dove: National Geographic, canale 403 di Sky

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