Vita Cnr

Cartagine patria del sacrificio dei bambini

tophet
di Claudio Barchesi

Il fatto che i Fenici fossero dediti a questa pratica è attestato da diverse fonti storiche. Cimiteri infantili colmi di stele votive e piccole ossa sono inoltre comuni nelle loro antiche città. Un team internazionale di ricercatori tra cui Paolo Xella dell'Isma-Cnr, ora, conferma l'ipotesi

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La prestigiosa rivista 'Antiquity’ ha recentemente pubblicato due articoli che tornano a sostenere su solida base documentaria come i tophet, i santuari a incinerazione di origine fenicia, diffusi dall’VIII sec. a.C. al II sec. d.C. in Nord-Africa, Sardegna, Sicilia e forse Malta, siano un'inequivocabile testimonianza del sacrifico rituale di bambini. Paolo Xella, storico delle religioni dell’Istituto di studi sul Mediterraneo antico (Isma) del Cnr, tra gli autori di uno di questi studi, spiega: “I tophet sono uno dei più affascinanti enigmi nella storia delle antiche culture mediterranee. Vi sono stati rinvenuti un gran numero di recipienti ceramici contenenti resti combusti di bambini e agnellini, da soli o mescolati, spesso associati a stele recanti iscrizioni di ringraziamento alle divinità per grazie ricevute. Le epigrafi ritrovate sono migliaia e tutte di carattere votivo e non funerario".

Che i Fenici fossero dediti al sacrifico dei bambini è riportato da diverse fonti. “Nell’Antico Testamento se ne parla in un luogo chiamato Tophet, vicino a Gerusalemme. Diversi autori greci e latini ascrivono a Fenici e Cartaginesi questo costume, sottolineando le pie intenzioni degli offerenti", continua Xella. "Negli ultimi decenni, si era fatta strada l’opinione che i tophet non fossero sedi di sacrifici infantili, bensì necropoli riservate a neonati deceduti per cause naturali. Nel nostro studio, che è di ampio respiro storico e coinvolge ricercatori di diversi paesi, si è dimostrato come i dati archeologici e osteologici confermino il modello interpretativo sacrificale come il più convincente ed 'economico’”.

Ma se i ricercatori confermano la realtà di questi riti nel mondo fenicio, ne evidenziano anche la rarità. “I sacrifici non avevano cadenze serrate, poiché collegati a situazioni di crisi individuale, familiare e sociale ben determinate”, conclude il ricercatore dell’Isma-Cnr.

Un volume contenente i più recenti studi sul tema è in corso di stampa come monografia della rivista 'Studi epigrafici e linguistici sul Vicino Oriente antico’.

Claudio Barchesi

Fonte: Paolo Xella, Istituto di studi sul Mediterraneo antico - Montelibretti (Rm), tel. 06/90672326 , email paolo.xella@isma.cnr.it 

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