Faccia a faccia

La tecnologia, una rivoluzione. Anche televisiva

carelli
di M. F.

Emilio Carelli, direttore di Sky Tg24, la rete all news della piattaforma satellitare, spiega come cogliere la sfida che l'innovazione pone a chi fa informazione. Tenersi aggiornati è indispensabile: "Nel nostro mestiere aprirà molte opportunità ai giovani ma rischia di tagliare fuori chi non starà al passo". "Le mie passioni? Salute e ambiente".

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Laureato in Lettere moderne alla Cattolica di Milano (dove poi insegnerà Teoria e tecniche dell'informazione on line), Emilio Carelli lavora dal 1980 come giornalista presso l'allora Fininvest: inviato, capo della redazione romana, vicedirettore di Studio Aperto, conduttore di Tg e di rubriche quali ‘Parlamento In', ma anche ideatore di programmi, da ‘Ottanta non più ottanta' a ‘Miti, mode e Rock'n'Roll'. È uno dei fondatori, oltre che vicedirettore e conduttore, del Tg5, da dove passa quale direttore responsabile al TgCom.

Nel 2003 viene chiamato a dirigere Sky Tg24, la rete all news della piattaforma satellitare. Appassionato della cultura e della politica degli Usa, dove ha studiato, ha condotto lo speciale dedicato alle elezioni americane del 2008 ed è membro della Fondazione Italia-Usa, da cui ha ricevuto il Premio America 2009. Nello stesso anno ha ottenuto anche il Premiolino sezione tv "per aver realizzato, al di fuori del duopolio, un nuovo telegiornale puntando su una redazione di giovani e su uno stile sobrio ed efficace, applicando così la lezione del miglior giornalismo televisivo".

Il passaggio a Sky avrà segnato per lei un forte cambiamento in termini culturali, giornalistici ma anche tecnologici.

Lo definirei una vera e propria rivoluzione, considerando che sono passato da un giornalismo focalizzato sugli appuntamenti canonici dell'informazione a una rete all news, dove quindi vincono sempre le breaking news, le ultime notizie, e che si rivolge a un pubblico pagante ed esigente. Cosa che ci permette di non strizzare l'occhio all'audience a tutti i costi. Una rivoluzione non facile ma anche una sfida avvincente.

Che si concretizza in quali modalità di comunicazione?

La prima, come dicevo, è privilegiare comunque la notizia più fresca o calda che dir si voglia, la più recente, per evitare ripetitività tra le edizioni del tg che si avvicendano continuamente. Poi con gli approfondimenti, la possibilità di ampliare le notizie che lo meritano, mediante interviste, commenti, servizi e soprattutto le dirette, che ci permettono di lavorare sempre in real time. Infine, con l'indipendenza concessa dal fatto di rivolgerci ad abbonati che pagano per vederci, permettendoci di non essere né apparire schierati con una qualunque parte politica.

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In questa mole ingente di notizie che spazio trova la scienza?

Premetto che Sky ha dei canali specialistici di divulgazione, a cominciare da National Geographic. Nei nostri tg l'informazione scientifica trova spazio ogni qualvolta ‘fa notizia', sia con fatti di cronaca quali l'esperimento del Cern, le missioni spaziali o l'eclissi solare, sia con i temi più vicini al pubblico quali la salute, sia con gli approfondimenti. Abbiamo per esempio dedicato una serie di speciali all'allarme clima, per i quali ho personalmente intervistato Al Gore.

La tecnologia, invece, secondo la sua esperienza come ha inciso nell'informazione?

Anche quella che abbiamo vissuto nel primo decennio è stata una rivoluzione: la rivoluzione digitale, che ha determinato anche lo sviluppo della rete. Il modo di fare informazione e televisione è radicalmente mutato, oggi le riprese possono essere gestite direttamente dal giornalista e per trasferire le immagini basta un sito ftp, con un'enorme semplificazione e riduzione di costi rispetto ai tempi in cui bisognava inviare una ogni volta una troupe. Il futuro della nostra professione è insomma la multimedialità e questo aprirà molte opportunità ai giovani, anche se purtroppo imporrà ai meno giovani di tenersi costantemente aggiornati, pena il rischio di essere tagliati fuori.

Ma non esiste anche un rischio ‘marmellata'? Che l'informazione multimediale e la rete facciano sapere tutto a tutti però omologando molto, standardizzando verso il basso?

Il problema della salvaguardia della qualità esiste, senz'altro. Ma l'aspetto che ci spinge a proseguire in quest'innovativo percorso tecnologico e culturale è la possibilità di ricevere informazioni in tempo reale, continuativamente, attraverso qualunque mezzo e piattaforma: dagli sms all'ipad, dai social network alla televisione. Siamo protagonisti di una delle più grandi rivoluzioni - devo usare ancora questo termine - che l'uomo abbia mai conosciuto.

Lei guarda dunque alla ricerca e all'innovazione con passione, non ha timori? La segue regolarmente?

Il mio impegno maggiore, anche dal punto di vista mentale, è ovviamente nell'aggiornamento sulle facilities che la tecnologia mette a disposizione. In generale diciamo che sono attento all'innovazione senza trasformarmi in un fanatico.

E quali altri settori scientifici segue, come persona oltre che come giornalista?

Sono chiaramente interessato a tutte le scoperte che possono allungare e migliorare la vita umana, in primis pertanto quelle sulla salute ma anche quelle in campo ambientale, che è sempre più strettamente legato alla qualità della nostra esistenza.

M. F.