Focus: Catastrofi

Spiati dallo spazio, i vulcani non fanno paura

cnr
di Silvia Mattoni

Tenere d'occhio aree vulcaniche a rischio è lo scopo di un progetto Irea-Cnr e Asi, che elabora i dati emessi dai radar satellitari. Delle zone monitorate, l'Etna è la più 'turbolenta'

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Tenere d'occhio dallo spazio i vulcani 'pericolosi', monitorare deformazioni della superficie terrestre di pochi millimetri e fornire informazioni alla Protezione civile. È lo scopo del progetto 'Sistema rischio vulcanico' promosso dall'Istituto per il rilevamento elettromagnetico dell'ambiente (Irea) del Cnr di Napoli e dall'Agenzia spaziale italiana (Asi), mediante elaborazione dei dati emessi dai radar satellitari. "I vulcani monitorati sono l'Etna, i Campi Flegrei e il Vesuvio", spiega Eugenio Sansosti, dell'Irea-Cnr di Napoli. "Ogni 35 giorni, al passaggio del satellite europeo Envisat, un sofisticato 'radar ad apertura sintetica' (Sar) li riprende per evidenziare eventuali deformazioni. Questo radar, invece di utilizzare la luce come una macchina fotografica, si avvale di una radiazione elettromagnetica a microonde, simile a quella dei cellulari o dei forni. Ciò consente di acquisire immagini anche di notte e quando il cielo è coperto". Dei tre 'sotto osservazione', è comunque l'Etna a presentare una maggiore attività. "L'ultima delle spettacolari eruzioni di questo vulcano è durata da maggio 2008 a luglio 2009", ricorda Sansosti. "Un recente studio, condotto con le immagini radar, ha evidenziato che l'Etna si gonfia e sgonfia ciclicamente per effetto della ricarica del serbatoio magmatico, deformandosi fino a produrre fessurazioni e le cosiddette 'eruzioni di fianco'". Il lavoro non finisce qui. Le immagini ottenute vengono combinate e confrontate nel corso del tempo mediante l'innovativa tecnica Sbas (Small Baeline Subset), sviluppata presso l'Irea, che rende possibile seguire l'evoluzione della deformazione, come in un film. Inoltre Sbas consente di misurare nel dettaglio deformazioni molto piccole, dell'ordine del centimetro. "Un risultato sorprendente, se si pensa che viene ottenuto da satelliti a circa 800 km di altezza". "Queste misure", afferma Riccardo Lanari, dell'Irea-Cnr di Napoli, "coprono aree molto più vaste che le tecniche tradizionali, incluse zone dove non sono presenti sensori perché non si attendono effetti deformativi. Una sola immagine radar del Golfo di Napoli si estende da Pozzuoli a Sorrento coinvolgendo ben 3 aree vulcaniche: Vesuvio, Campi Flegrei e Ischia". Rispetto ai satelliti per telecomunicazioni, quelli per l'osservazione della Terra non si trovano in orbita geostazionaria, cioè in una posizione fissa nel cielo, ma sorgono e tramontano ciclicamente, in modo che le immagini da confrontare siano riprese esattamente dalla stessa posizione, ogni 35 giorni. Le moderne tecnologie informatiche permettono inoltre un accesso semplice ed intuitivo ai risultati di queste misure. Per l'occasione l'Irea-Cnr ha sviluppato una piattaforma web (http://webgis.irea.cnr.it) basata su una interfaccia Google Maps, attraverso la quale chiunque può consultare i risultati della tecnica Sbas. "Il progetto, anche se in fase sperimentale", conclude Sansosti, "si propone come supporto alle decisioni nella gestione del rischio vulcanico, utilizzando anche dati acquisiti da altri satelliti e con il coinvolgimento di partner quali l'Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (Ingv), l'università di Modena e industrie come Advanced Computer Systems Acs Spa  e Galileian Plus Srl".

Fonte: Riccardo Lanari, Istituto per il rilevamento elettromagnetico dell'ambiente, Napoli , email lanari.r@irea.cnr.it - Eugenio Sansosti, Istituto per il rilevamento elettromagnetico dell'ambiente, Napoli, tel. 081/5707999 , email sansosti.e@irea.cnr.it -

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